Anche Costanza Miriano promuove Amoris Laetitia?

Sep 3, 2019 · 20m 49s
Anche Costanza Miriano promuove Amoris Laetitia?
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5799 LETTERE ALLA REDAZIONE: ANCHE COSTANZA MIRIANO PROMUOVE AMORIS LAETITIA? di Giano Colli Gentile redazione di BastaBugie, vi seguo da tempo e stimo molto la vostra aderenza...

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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5799

LETTERE ALLA REDAZIONE: ANCHE COSTANZA MIRIANO PROMUOVE AMORIS LAETITIA? di Giano Colli
Gentile redazione di BastaBugie,
vi seguo da tempo e stimo molto la vostra aderenza alla dottrina e al magistero cattolico. In questi giorni sono rimasta scandalizzata per quanto ho letto sul blog di Costanza Miriano, che fino a ora mi piaceva leggere per l'acutezza e l'originalità del suo pensiero.
La Miriano ha pubblicato il 5 agosto, in difesa dei docenti epurati dall'Istituto Giovanni Paolo II, un articolo in cui distingue tra dottrina e pastorale. Nel tentativo di difendere la dottrina (e i professori ingiustamente epurati) dagli attacchi in corso, finisce a mio avviso con infliggerle un colpo mortale, quando dice che è attraverso la pastorale che un vescovo può concedere la comunione a una persona divorziata e risposata. Secondo tale ragionamento, si tratterebbe di aperture concesse e anzi doverose da parte della pastorale, che lascerebbero intatta la dottrina. Insomma un po' la filosofia sottesa alla Amoris Laetitia che pure la Miriano dice di voler interpretare alla luce del magistero precedente.
Riguardo al suddetto articolo dal titolo "L'eredità di Giovanni Paolo II" ecco i brani più significativi: "Vorrei fare una piccola riflessione che penso possa servire a me e a qualche piccolo nella fede, che è rimasto scandalizzato dalla ricostruzione dei fatti uscita su Avvenire, che ha svelato la vera posta in gioco, cioè Amoris Laetitia, e i professori allontanati perché non ne hanno sottolineato abbastanza la rottura col Magistero della Chiesa, e hanno invece cercato di sottolineare gli elementi di continuità. [...] La Chiesa non potrà mai cambiare idea su cosa è il vero bene dell'uomo, perché fondata sulla Parola di Dio e sul Magistero. La pastorale invece non solo può cambiare, ma anzi deve necessariamente cambiare, tante volte quante sono le anime che cercano Dio, cambiare nel tempo, nei modi, cambiare con pazienza, studiare nuove strade. Essere elastica, morbida, creativa. [...] Conosco un vescovo rigorosissimo che già prima di Amoris Laetitia ammetteva alla comunione una persona divorziata e risposata, che aveva una storia molto particolare".
Quando ho letto queste parole scritte da Costanza Miriano ho sobbalzato sulla sedia e con me, evidentemente, devono averlo fatto in molti visto che nell'articolo successivo la Miriano stessa ammette: "Siccome alcune persone si sono scandalizzate di quello che ho scritto ieri, in merito a un vescovo che ha autorizzato una persona con una storia molto particolare a fare la comunione, pur essendo divorziata e risposata, vorrei tornarci sopra".
All'inizio pensavo volesse precisare che nell'articolo precedente non voleva in alcun modo abbracciare il principio dell'Amoris laetitia che "caso per caso" si può valutare di poter dare la comunione anche ai divorziati risposati (che poi è solo la crepa nella diga per poi farla crollare e consentire poi a tutti di comportarsi come gli va). Magari poteva spiegare che in quel caso quella coppia si era pentita ma, non potendo lasciarsi per il bene dei figli nati nel frattempo, aveva promesso di vivere senza rapporti sessuali fra loro e per non dare scandalo la comunione l'avrebbero ricevuta in altra parrocchia dove non erano conosciuti. Questo caso particolare era peraltro già previsto sotto il pontificato di san Giovanni Paolo II.
Invece con mia somma sorpresa avviene esattamente il contrario: non solo la Miriano non arretra di un millimetro, ma anzi rilancia ripubblicando un articolo che conferma in pieno la "letizia dell'amore" pur andando contro i principi della morale cattolica, ribaditi da quel san Giovanni Paolo II nell'enciclica Veritatis Splendor del 1993 dove si ribadisce che esistono dei "mali intrinseci" che per nessun motivo e in nessun caso possono essere leciti. Tra questi l'aborto, la contraccezione e la mutilazione volontaria (ad esempio la legatura delle tube e la vasectomia).
Costanza Miriano nell'articolo che avrebbe dovuto, a mio parere, correggere il tiro rispetto al vescovo (da lei definito "rigorosissimo") che dava la comunione ai divorziati risposati, rilancia scrivendo esattamente così: "vorrei tornarci sopra, ripubblicando un meraviglioso intervento che scrisse per noi Flora Gualdani, in risposta a delle sconcertanti affermazioni del professor Chiodi sulla contraccezione. Se non sapete chi sia Flora cercate notizie su di lei, per me è una vera santa, ha più santità lei in un'unghia di quella che riuscirei a raggiungere io in una vita. È una donna rigorosa e dolcissima, semplice e intelligentissima, intraprendente ma totalmente consegnata al Signore".
Certamente da una "vera santa" come la definisce la Miriano ci si aspetterebbe l'adesione alla morale cristiana di sempre, quella immutabile secondo la Legge Naturale stabilita eternamente dal Creatore... e invece nulla di tutto questo, ma il sovvertimento della legge morale ribadita autorevolmente, tra gli altri, da san Giovanni Paolo II e da san Paolo VI.
Ecco come inizia l'articolo di Flora Gualdani: "Sul campo della procreazione responsabile penso di aver qualcosa da dire alla mia amata Chiesa cattolica, poiché è uno degli argomenti su cui ho consumato tutta la mia vita. Intervengo come persona preparata ma pure come battezzata. L'ambulatorio ostetrico è una specie di confessionale più frequentato di quello dei sacerdoti".
La "vera santa" (secondo la Miriano) evidentemente non accetta pareri da sacerdoti o vescovi perché lei si ritiene al di sopra grazie al suo mestiere di ostetrica tanto da poter insegnare alla Chiesa, facendola retrocedere a semplice scolaretta, anziché "Madre e Maestra" quale è.
L'articolo della Gualdani procede così: "In cinquant'anni di esperienza, di fronte alle migliaia di donne che ho seguito, si contano nelle dita di una sola mano i casi in cui sono giunta a consigliare un male minore. In quei 4-5 casi c'è la donna partoriente che entrò in sala operatoria e poco dopo scoprimmo che il suo utero era come il velo di una cipolla. Già era un mezzo miracolo che fosse arrivata viva fino a quel punto. Conoscevo la sua storia e mi presi la responsabilità di dire ai medici di chiuderle le tube. Farla uscire dalla sala operatoria con le tube pervie sarebbe stato un comportamento irresponsabile. Nella Bibbia c'è scritto che l'uomo non deve sfidare Dio".
La teoria del "male minore" è stata riprovata anche da san Paolo VI quando affermava che "non è lecito, neppure per ragioni gravissime, fare il male, affinché ne venga il bene". Chiudere le tube è intrinsecamente un male e quindi non è mai lecito farlo, nemmeno per "ragioni gravissime". Mi chiedo con che autorità la Gualdani dica "mi presi la responsabilità di dire ai medici di chiuderle le tube". Si prende la responsabilità di fronte a chi? Alla Chiesa? A Dio? E perché si ritiene superiore alla Chiesa e in definitiva a Dio? La legatura delle tube è una mutilazione volontaria e come tale non è mai lecita secondo la morale cattolica (e naturale) ribadita esplicitamente anche dalla Veritatis Splendor di san Giovanni Paolo II.
La ciliegina sulla torta è la citazione della Bibbia. Come tutti gli eretici a partire da Lutero per arrivare fino a Pannella, la Bibbia viene citata a sproposito per giustificare il proprio comportamento contro la Tradizione della Chiesa che evidentemente si vuole contestare.
Ma andiamo avanti. La Gualdani continua scrivendo: "Oppure il caso di una gravissima malattia in cui gli interventi chirurgici e la pesante terapia oncologica cui era sottoposta la sposa non avrebbero consentito a quella coppia di usare in tranquillità i metodi naturali. L'alternativa (angelica) era la completa astinenza, contraria alla natura del matrimonio perché avrebbe amputato ai coniugi la dimensione unitiva del loro amore incarnato, caricandoli nel loro calvario di un'ennesima croce, disumana".
Innanzitutto per salvare la dimensione unitiva si priva volontariamente la dimensione procreativa (nemmeno citata nell'articolo in questione) come se il fine giustificasse i mezzi. Inoltre si irride come "angelica", cioè disincarnata, la soluzione della completa astinenza per gravi motivi di salute. L'astinenza in questi casi è la soluzione più sicura, ma la Gualdani invece va oltre affermando che la completa astinenza è, secondo lei, "contraria alla natura del matrimonio". Contraria alla natura del matrimonio? Qui si arriva perfino a offendere la Santa Famiglia e tutti gli altri matrimoni giuseppini, che sebbene come eccezione, non sono certo "contrari alla natura del matrimonio". O forse vogliamo insegnare a Giuseppe e Maria cos'è un matrimonio? L'indicazione dell'astinenza in casi eccezionali, vuol dire caricare di una "croce disumana" i poveretti che già sono provati dalla sofferenza? Non è invece l'astinenza in questi casi l'unica risposta veramente umana per evitare ulteriori sofferenze a una coppia già provata?
L'articolo della Gualdani si conclude poi nel peggiore dei modi: "nel discernimento di quella drammatica situazione, consigliai loro l'uso del condom per avere rapporti sessuali senza paura, ma con l'invito a mantenere la disciplina della continenza (cioè della castità), suggerendogli di viverla comunque mensilmente in alcuni giorni".
A parte la contraddizione di arrivare a suggerire l'astinenza (secondo la ricetta della dottoressa e cioè "mensilmente in alcuni giorni") dopo averla denigrata poco prima, appare in tutta la sua anti-scientificità la falsa teoria che "l'uso del preservativo" sia da consigliare per "avere rapporti sessuali senza paura". È evidente che il profilattico, anche solo scientificamente parlando, non dà nessuna sicurezza, ma anzi è assolutamente fallibile (oltre che condannato dalla Humanae Vitae di san Paolo VI).
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