La risurrezione di un ragazzo grazie all'intercessione di San Francesco di Sales

Apr 21, 2021 · 6m 41s
La risurrezione di un ragazzo grazie all'intercessione di San Francesco di Sales
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6551 LA RISURREZIONE DI UN RAGAZZO GRAZIE ALL'INTERCESSIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES di di Corrado Gnerre Vi è una differenza tra miracolo e prodigio. Entrambi sono...

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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6551

LA RISURREZIONE DI UN RAGAZZO GRAZIE ALL'INTERCESSIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES di di Corrado Gnerre
Vi è una differenza tra miracolo e prodigio. Entrambi sono eventi straordinari (cioè al di fuori dell'ordinario) e sensibili; ma mentre il prodigio non supera totalmente le leggi della natura, il miracolo invece sì. Pertanto, quest'ultimo - il miracolo - può essere compiuto solamente da Dio, che è sovrano delle leggi della natura, mentre il prodigio può avere come autore anche un essere preternaturale, cioè un angelo, e quindi anche un angelo
cattivo quale il demonio.
Il prodigio si può trovare in tutte le religioni (anche se non è facile), il miracolo invece lo si ritrova solo nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana. O, per lo meno, potrebbe anche verificarsi nelle altre religioni, ma solo privatamente. Facciamo un esempio: una povera mamma si trova per ignoranza involontaria in un altro contesto religioso, chiede una grazia per un suo figliuolo; ebbene, Dio potrebbe per compassione accordargliela, ma certamente non per metterebbe che quel miracolo venisse reso pubblico per non creare confusione. Altro è invece il cosiddetto miracolo apologetico, cioè il miracolo per confermare la dottrina. Questo avviene solo nel Cattolicesimo.
La resurrezione di un morto è certamente un miracolo, in quanto è un evento che supera totalmente le leggi della natura. La religione cattolica annovera diversi miracoli di questo tipo. Uno risulta particolarmente importante, poiché il diretto interessato con la sua vita successiva ha ulteriormente confermato la veridicità dell'accaduto. Alta Savoia, 1623, un anno dopo la morte di san Francesco di Sales: due fratelli di 14 e 15 anni avevano deciso di fuggire dalla casa di un sacerdote, dove si recavano per imparare la grammatica latina. Avevano fatto arrabbiare il loro maestro e avevano deciso di ritornarsene a casa.
Camminando velocemente, raggiunsero un torrente, il Fier, e dovettero attraversarlo. Il torrente era in piena e c'erano solo tre assi per passare dall'altra parte. Il primo dei due ragazzi, Girolamo, si avviò, ma fu colto da vertigini e cadde in acqua. Il fratello, gridando, si mise a correre lungo il torrente, ma vide sparire tra i flutti il corpo del malcapitato. Il povero ragazzo, preso sempre più dalla disperazione, corse al paese più vicino, Ornay, per cercare soccorsi e andò anche dal parroco, da cui erano scappati. Al torrente si radunò una gran folla, ma nessuno riuscì a trovare il corpo dello sventurato Girolamo.
Dopo un po' di tempo sopraggiunse un certo Alessandro Raphin, accompagnato da suo figlio e da altra gente, ancora di Ornay. Raphin era il miglior nuotatore del paese e già aveva recuperato molti corpi di annegati. Dopo numerosi tentativi, che durarono diverse ore, Raphin riuscì a trovare il corpo del povero Girolamo.
Nessuno poteva dubitare che fosse morto. Fu trasportato dal parroco di Ville e fu fatta scavare una tomba, ma si decise di non seppellirlo subito, per attendere l'arrivo del sacerdote, dalla cui casa il giovane era scappato. Giunse in serata: era molto addolorato, in un certo qual modo si sentiva responsabile di quella morte. Forse, se fosse stato meno duro... Decise di pregare a lungo vicino alla salma. Si fece poi raccontare dall'altro giovane come fosse avvenuta la disgrazia e quel giovane gli disse che, prima di attraversare il torrente in piena, i due avevano fatto un voto a san Francesco di Sales (ancora non santo, ma la cui devozione già era molto sentita in quelle terre), promettendo di andare in pellegrinaggio alla sua tomba se fossero riusciti a passare all'altra riva. A queste parole, il parroco, che si chiamava don Puthod, rimase molto meravigliato, perché, vicino alla salma, anche lui si era sentito particolarmente spinto ad invocare l'aiuto di san Francesco di Sales affinché il povero Girolamo potesse ritornare in vita.
Andarono a fare la veglia funebre. Il parroco incaricò un uomo di andare ad Annency per depositare sulla tomba di san Francesco di Sales un foglio sul quale era scritto che, se il Santo avesse esaudito la sua preghiera, lui, don Puthod, avrebbe celebrato per nove giorni consecutivi la Santa Messa nella chiesa in cui riposava il Santo.
Intanto la salma del povero Girolamo si era fatta sempre più brutta. Erano trascorse, infatti, molte ore. Ma, proprio quando si stava per deporlo nella tomba, Girolamo alzò un braccio. Lo si sentì lamentare e pronunziare con voce flebile: «O beato Francesco di Sales!». Come si può immaginare, ci furono scene di panico, alcuni fuggirono, altri svennero, i più coraggiosi gridarono: «Un miracolo, è un miracolo!». Erano presenti due sacerdoti, don Puthod e un altro. Entrambi presero Girolamo e lo sollevarono. Adesso non appariva più brutto e sfigurato. Don Puthod gli chiese: «Cosa ricordi?». Girolamo rispose: «Ho visto il beato Francesco di Sales e mi ha dato la sua benedizione».
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