Batman, il cavaliere oscuro** (2008) - Per difendere il bene bisogna essere disposti a sacrificare tutto

Nov 27, 2019 · 23m 46s
Batman, il cavaliere oscuro** (2008) - Per difendere il bene bisogna essere disposti a sacrificare tutto
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5891 BATMAN CONTRO JOKER: PER DIFENDERE IL BENE BISOGNA ESSERE DISPOSTI A SACRIFICARE TUTTO di Isacco Tacconi Il simbolo che vorrei suggerire per penetrare meglio nel cuore...

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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5891

BATMAN CONTRO JOKER: PER DIFENDERE IL BENE BISOGNA ESSERE DISPOSTI A SACRIFICARE TUTTO di Isacco Tacconi
Il simbolo che vorrei suggerire per penetrare meglio nel cuore della Redenzione è piuttosto inusuale. A prima vista in effetti sembrerebbe quasi sacrilego accostare un personaggio come Batman all'immagine del Dio vivo e vero. Ma abbiate pazienza e ne scorgerete una sorprendente analogia.
"Alla morte di un uomo si rivelano le sue opere. Prima della fine non chiamare nessuno beato: un uomo si conosce veramente alla fine". (Sir 11 27-28).
Ma cosa può fare l'uomo carnalizzato, ridotto allo stato cannibalico e mefistofelico dinanzi all'esperienza più forte della vita umana, quell'esperienza drammatica e inquietante che è la morte? "In principio era l'azione!" dice il Faust di Goethe. Agire senza scopo, agire e basta. Il primato della prassi sulla contemplazione, dell'azione sulla preghiera, dell'immanente sul trascendente. Questa è l'unica risposta che una civiltà senza senso sa e può opporre al mistero dell'essere e del non essere. Ma un tale pervertimento metafisico si erge follemente contro la retta ragione la quale ci mostra che ogni cosa si muove e agisce in vista di un fine.
La risposta quindi è facile, l'uomo carnale occulta la morte, la ostracizza, la nasconde alla vista e alla considerazione degli uomini e delle donne affinché si dimentichino che dovranno morire, presto o tardi. L'unico modo di vivere all'interno di questo dettame è agire come un animale privo d'intelletto che non è autocosciente né si può interrogare sul perché del proprio esistere.

LA TRILOGIA DEL CAVALIERE OSCURO
Nella trilogia cinematografica del regista Christopher Nolan il protagonista è un uomo chiamato Bruce Wayne che liberamente sceglie di consacrarsi al servizio del bene e dei deboli indossando una maschera. Questo occultamento d'identità ha lo scopo da una parte di terrorizzare i suoi nemici per strappare al loro potere "coloro che vivono nelle tenebre e nell'ombra della morte", e dall'altra di divenire un simbolo che raduni gli uomini di buona volontà sotto un unico vessillo in una guerra di liberazione contro le forze del male.
Tuttavia dal vuoto abisso del nulla appare improvviso e sinuoso un nemico, un diabolico giullare, beffardo e sfuggente, uno spettro astuto e irrefrenabile. Suo scopo, dice lui stesso, è contendersi con Batman «l'anima di Gotham», vale a dire la città degli uomini. Il bene e il male si affrontano dunque per la conquista delle anime. Joker in effetti si presenta chiaramente come la personificazione del diavolo che dichiara: "Io agisco e basta. Non c'è scopo... la follia è come la forza di gravità: basta una piccola spinta". Questo è il suo intento, innescare la follia nell'uomo e quando questi si lascia sedurre dal piacere del non senso finisce per perdere non solo il perché del morire ma, con esso, il perché del vivere. In tal modo egli rinuncia alla propria libertà chiudendosi irrimediabilmente alla possibilità di ricevere la verità e la salvezza. Mentre la Scrittura rivolgendosi al Cielo dice "insegnami a contare i miei giorni...".
Contare i giorni, il tempo. Il tempo che non possediamo, ma nel quale siamo immersi e che misura le nostre azioni, buone o cattive. "Vanità - dice l'Imitazione di Cristo - è aspirare a vivere a lungo, e darsi poco pensiero di vivere bene. Vanità è occuparsi soltanto della vita presente e non guardare fin d'ora al futuro. Vanità è amare ciò che passa con tutta rapidità e non affrettarsi là, dove dura eterna gioia".

LA MORTE SVELA I NOSTRI LIMITI
Eppure quando la morte ci viene a visitare sbugiarda il nostro nulla, la nostra vacuità, la nostra evanescente esistenza che non è necessaria alla vita del mondo e dell'universo. Essa ha il potere di svelare la contingenza del nostro essere, la relatività e la subordinazione del nostro esistere rispetto all'Assoluto che sfugge completamente alla nostra limitata comprensione.
Tutti moriamo, dunque, ma si muore in molti modi diversi. "Se vivremo così anche noi, - insegna Sant'Antonio - come se ogni giorno dovessimo morire, non peccheremo. Questo significa che ogni giorno, quando ci svegliamo, dobbiamo pensare che non arriveremo fino a sera, e di nuovo, al momento di coricarci, dobbiamo pensare che non ci sveglieremo più. La nostra vita è incerta per natura ed è misurata giorno per giorno dalla Provvidenza". (Sant'Atanasio - Vita di Antonio).
La trilogia del "Cavaliere Oscuro" pensata in ogni suo dettaglio dal genio cinematografico di Christopher Nolan è un grande affresco sull'irriducibile dignità dell'atto libero e incondizionato dell'uomo dinanzi al bene e al male. Non c'è neutralità, non c'è "laicità" possibile dinanzi all'opzione di Dio.
Joker dice: «L'unico modo sensato di vivere, è vivere senza regole». E non è un caso che Aleister Crowley, considerato il più famoso esoterista e satanista moderno, proclamò solennemente "Fai ciò che vuoi sarà tutta la Legge". Questa è l'unica norma dell'uomo finalmente illuminato da Lucifero ed emancipato da Dio.
Tuttavia ciò che avvicina in maniera sorprendente la figura del Batman di Nolan all'immagine del Giusto sofferente è il fatto che anche questa sentinella notturna della città degli uomini dopo aver consacrato la sua vita al servizio dei deboli si vede ripagato con il male e il disprezzo, la sua generosità gratuita ricambiata con una violenta ingratitudine.
"Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore" (2Cor 5,21). Questo è il destino dell'unico innocente che sia venuto al mondo, questo è il destino di tutti coloro che ne seguono le orme: obbrobrio, persecuzione, calunnie, odio e, dopo tutto questo, la morte. [...]

IL CRISTIANO SI ALLENA OGNI GIORNO ALLA MORTE
Il cristiano, come un cavaliere ignoto, è colui che si allena ogni giorno alla morte, che contempla il Crocifisso per potersi conformare all'immagine di Lui. Il cristiano non è colui che vive ottimisticamente come "un risorto", ma "portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo" (2Cor 4,10). La tentazione di trasformare l'annuncio del Vangelo in una promessa di consolazione, tranquillità e pace in questa vita è sempre dietro l'angolo, ma questa come insegna sapientemente l'esorcista padre Francois Dermine o.p., è la caratteristica delle sètte che le distingue radicalmente dalle grandi religioni.
La religione infatti non promette di risolvere i nostri problemi ma ne svela la causa e ci permette di offrirli a Dio come giusta espiazione. Il vero culto che si rivolge a Dio perciò conduce ed "educe" l'uomo attraverso la via dell'umiltà: "Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme" (1Pt 2,21). La resurrezione è il premio e il termine, non la via.
L'idea di una "nuova evangelizzazione" basata sul Cristo risorto e glorioso corrisponde all'antico e mai scomparso errore che condusse i Giudei a rifiutare l'immagine di un Messia crocifisso e sofferente: la Croce non ha smesso né mai cesserà di essere uno "scandalo".
Pertanto da che cosa capiamo che Dio ci ama? Dal fatto che è risorto? No di certo. La risurrezione in un certo senso è una conseguenza scontata perché non era possibile che l'Autore della vita rimanesse prigioniero della morte. Invece la notizia davvero straordinaria, inaudita e sconvolgente non è che un dio possa risorgere ma che Dio abbia voluto morire.
Dalla domenica di Passione fino al Venerdì Santo la Chiesa canta l'inno del Vexilla regis in cui i cristiani proclamano che Dio, il Re dei re della terra, regna dalla croce («Regnavit a ligno Deus»).

SAN MARTINO E I SEGNI DEI CHIODI
Perciò in cosa ci è manifesto l'amore di Dio per noi se non nel fatto che Egli è morto per noi? Non per nulla i Santi meditavano non sulla Resurrezione di Gesù ma sulla sua dolorosa Passione. Ora è chiaro che non c'è opposizione tra l'una e l'altra ma la resurrezione futura che ci attende è un'opera che compete a Dio solo, non è nelle nostre mani. Mentre seguirlo sulle orme del nostro calvario quotidiano portando la nostra croce è propriamente ciò che compete all'uomo: è la nostra parte da recitare in questo dramma.
In effetti il distintivo del vero Cristo che ci permette di riconoscerlo dal falso Cristo sono i segni dei chiodi, come testimonia quel noto aneddoto della vita di San Martino: "Un giorno infatti - scrive Sulpicio Severo - preceduto ed egli stesso circonfuso da una luce splendente, per trarlo più facilmente in inganno con la luminosità dell'assunto fulgore, ed anche vestito d'un abito regale, cinto da un diadema di gemme d'oro, con coturni dorati, sereno l'aspetto, lieto in volto (così che tutto poteva esser giudicato fuorché il diavolo), apparve a Martino in preghiera nella sua cella. E poiché Martino al suo primo apparire rimase stupefatto, a lungo mantennero ambedue un profondo silenzio. Allora il diavolo, per primo: «Sappi, o Martino, chi scorgi: io sono il Cristo; apprestandomi a discendere in terra, prima ho voluto manifestarmi a te». A tali parole, poiché Martino continuava a tacere e non dava alcuna risposta, il diavolo osò iterare la sua sfrontata dichiarazione: «Martino, perché dubiti? Credi, poiché vedi! Io sono il Cristo». Allora Martino, alla rivelazione dello Spirito, concessagli affinché comprendesse trattarsi del diavolo e non del Signore, disse: «Non profetizzò il Signore Gesù che sarebbe venuto vestito di porpora né con un diadema splendente; io non crederò che è venuto Cristo, se non in quell'abito e sembianza in cui soffrì la passione, e se non porta chiaramente i segni della croce». A queste parole quegli svanì come fumo" (Vita Martini, XXIV; ed. it., pp. 59-61)".
Ma torniamo ora per un momento al Cavaliere Oscuro poiché la sua vicenda si riannoda invisibilmente all'esempio di San Martino.
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Author BastaBugie
Organization BastaBugie
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