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VERGOGNA: LA CULTURA DELLA MAGIA CHE NON AVETE!
VERGOGNA: LA CULTURA DELLA MAGIA CHE NON AVETE!
Talking Magic
1 AUG 2020 · Questa settimana, nella nostra diretta di giovedì, abbiamo assistito, grazie a Luca, a una splendida diretta su Michael Skinner, uno dei migliori esempi di maghi professionisti, attentissimo al rapporto con il pubblico, i cosiddetti “workers”.
Michael nasce nel 1941 a Rochester, New York, da una famiglia agiata con discendenze inglesi, irlandesi, olandesi e tedesche. Vive con la sorella Mary Allen. Suo padre era capo dipartimento della Kodak, per la produzione di pellicole cinematografiche e fotografiche. Si aspettava ovviamente un futuro simile per il figlio, ma non gli mise mai pressione al riguardo.
Purtroppo, l’infanzia non sarà un periodo roseo per lui, a causa delle sue orecchie a sventola e del suo comportamento molto solitario e timido. Tuttavia, si prenderà la sua grande rivincita quando, all’età di 17 anni, scopre la magia, grazie alla biografia di John Scarne “The Amazing World of John Scarne”. Così, senza neanche saper bene se la strada facesse per lui, ordinò tramite catalogo postale “The Expert at the Card Table”. Ciò gli diede una carica così forte che si allenava dalle 8 alle 10 ore al giorno. Abbiamo quindi citato un passo del libro “L’Esperienza nella magia” di Eugene Burger, dove facendo riferimento alla suddivisione della giornata come una torta, si parla di magia affermando che per diventare dei grandi bisogna dedicargli ovviamente la fetta più grande di tutte. Michael così, cominciò a spendere il suo stipendio come “pinsetter” (addetto nelle sale da bowling al riposizionamento dei birilli) in magia. Aveva anche una teoria di “marketing” a riguardo e non spendeva tutto subito, in modo da aver stimoli costanti e non sperperare ogni suo avere. Intanto performava ogni settimana con i familiari e i parenti, dato che, come famiglia agiata, avevano spesso ospiti. Continuò a studiare da autodidatta finché, ad una convention a Batavia, New York, conobbe il suo maestro Eddie Fetcher, un omone dalle spalle grosse e dalle braccia muscolose, ma che Skinner descrive come elegante ogni volta che prendeva un mazzo di carte in mano. Per 4 anni, durante tutti i weekend, andava quindi alle lezioni a casa di Eddie a Buffalo (circa 112 km da casa sua). Dopo lo studio, Eddie lo portò a performare nei night club e nei locali. Qui Michael l’ambito a cui è interessato, il close-up. Dopo due anni di college, lavora per 5 anni nella Xerox Corporation, nella produzione per stampanti. Ogni giorno, portandosi un mazzo di carte, riusciva a dedicare 20 minuti ogni due ore allo studio della nostra arte. Nel 1967 si licenzia, compra un’auto e realizza il suo sogno di andare a Los Angeles per visitare il Magic Castle e incontrare Vernon. Lo descrive come “il moderno Merlino, che ha elevato il close-up a forma d’arte, meravigliosamente umile, compassionevole, clemente e comprensivo”. Quella stessa sera incontra anche Ron Wilson che gli offrirà ospitalità per i due anni successivi.
Successivamente Ron, racconterà un bellissimo aneddoto sulla grande dedizione di Michael, che Luca ha brillantemente citato. Abbiamo citato anche altri grandiosi aneddoti, riguardanti la convivenza tra Michael e David Roth (facilmente trovabile cercando su youtube “Roth Remembers”), la partenza da casa e il dialogo con la madre e l’incontro con Slydini.
In molti aneddoti si vede quanto Micahel avesse una grande ossessione per la tecnica e per gli effetti. Guardando alcune sue performance su youtube e, ovviamente, i suoi DVD “Close-Up Workers”, si nota infatti come siano presenti molti effetti con tanta tecnica, che Michael padroneggiava abilmente (ma non impercettibilmente, se dobbiamo essere critici, ma ciò passava forse di secondo piano una volta costituito un ottimo rapporto con gli spettatori). Riguardo agli effetti, invece, Luca ha raccontato un’incredibile esperienza di Michael al Magic Castle. Infatti, egli affermava di padroneggiare circa 2000 effetti che aveva in repertorio e di aggiungerne circa dai 50 ai 75 all’anno. Così, un collega lo aveva sfidato di esibirsi fino a quando avesse ripetuto almeno un gioco. Si esibì una settimana intera, 4 volte al giorno in spettacoli di circa 20 minuti che comprendevano circa 7-8 effetti senza mai ripetere un gioco. Continuò anche la seconda settimana, ma non concluse la sfida perché un membro del personale gli chiese di desistere dato che, accorsa la voce a molti prestigiatori, essi si accalcavano per vederlo all’opera senza lasciare posto al pubblico.
La svolta della sua carriera avvenne nel 1975 quando, dopo aver preso un manager, egli lo introdusse al proprietario del casinò “Golden Nugget” di Las Vegas, Steve Wynn. Dopo che Michael si esibì per lui per circa un’ora, Steve gli offrì il lavoro che lo avrebbe accompagnato per il resto della sua vita. Michael infatti lavorò come “resident magician” al casinò per 20 anni. Nel suo libro racconta che quando si avvicinava ai tavoli non voleva sentirsi una minaccia e la reazione del pubblico (solitamente una risata) dopo un effetto riuscito, apriva la loro mente alla magia che avrebbero vissuto e li avrebbe fatti rilassare.
Alla fine della live, Luca ha anche parlato di Allen Okawa, un amico di Michael e di come lo ricordi.
Libri:
“Intimate Magic” (1982) di Jeff Busby
“Classic Sampler” (1996) di Michael Skinner
Letture Consigliate:
“Come trattare gli altri e farseli amici” di Dale Carnegie (prima edizione 1936, ripreso da Bompiani nel 1986)
25 JUL 2020 · Questo giovedì, nella nostra consueta live #VERGOGNA, abbiamo parlato di un altro grande della prestigiazione, che ha dato un gran contributo alla nostra arte. Con Giuseppe abbiamo affrontato Henri Decremps, prestigiatore amatorial, autore di diversi testi sulla magia e conosciuto soprattutto per la battaglia con l’illusionista Pinetti e per la scrittura delle 13 regole della magia.
Henri Decremps nasce il primo Aprile del 1746 a Béduer, in Francia. Come era di consuetudine al tempo, studiò e si laureò in diritto e matematica, diventando conosciuto quindi come giurista. Successivamente i suoi studi amatoriali compresero anche l’esoterismo e la magia scenica (al tempo usata come saltimbanco per strada, solitamente dai ciarlatani). Così, per gran parte della sua vita si dedicò allo smascheramento dei ciarlatani, categoria di persone che Decremps proprio non sopportava. Si concentrò soprattutto a Giovanni Giuseppe Bartolomeo Vincenzo Merci, conosciuto in arte come Gioseph Pinetti de Merci, uno dei più grandi prestigiatori italiani e sicuramente il più grande illusionista del 18esimo secolo, che si esibì per le corti e i teatri di Francia, Germania e successivamente anche in Russia. Pinetti era infatti un grandissimo prestigiatore, che rivoluzionò l’idea di magia nella sua epoca, portando quest’arte nei teatri, ma ciò che Decremps non riuscirà mai a sopportare era la sua “doppia faccia”. Infatti, sebbene fosse fautore della “magia bianca” intesa ovviamente solo allo scopo di intrattenimento, era comunque un grande ciarlatano e un imbroglione: si diceva infatti che vendesse rimedi miracolosi e i titoli che si era attribuito (ingegnere, cavaliere, geografo) erano falsi e totalmente inventati.
Così, nel 1783, Decremps pubblicò il suo primo testo, “La Magie Blanche Dévoillée”, dedicato alla rivelazione di molti effetti magici del tempo, molti dei quali eseguiti da Pinetti, che riscosse un enorme successo, tanto da andare in ristampa già l’anno dopo con una seconda edizione.
Nel 1784 Pinetti risponde alla provocazione di Henri inscenando scene piuttosto divertendi nei suoi spettacoli. Durante i suoi spettacoli un attore che recitava il ruolo di “Heckler”, come si direbbe in inglese, saliva sul palco e cominciava a dare le presunte spiegazioni degli effetti del prestigiatore. Così pinetti continuava la sua performance esibendo tutto in un’altra maniera, dimostrando come quelle spiegazioni erano incorrette.
Nel 1785 Decremps pubblica “Supplemént à la Magie Blanche Dévoillée” e nel 1786 un altro testo considerato tra i suoi più importanti: “Testament de Jérôme Sharp, Professeur de Physique Amusante”. Questo Jérôme Sharp era un personaggio fittizio creato da Henri, un professore di fisica usato per presentare i giochi descritti nel libro, che tuttora è considerato un pilastro della letteratura magica, contendendo all’interno alcuni segreti mai rivelati (come un antenato dello Charlier Shuffle).
La battaglia tra i due si concluse con la vittoria del giurista, che riuscì a far cacciare Pinetti dall’Europa, il quale si esibì in Russia nel 1976, subito prima di morire indigente e con scarso successo.
Abbiamo quindi parlato delle 13 regole della magia, che sono state considerate per molto tempo, anche non troppo lontano dai giorni nostri, verità assolute da rispettare se si voleva diventare grandi illusionisti e molto importanti per gli studiosi in quanto ci offrono un bellissimo spaccato dell’idea di magia all’epoca e anche della società. Giuseppe ha citato le più interessanti. Mettetevi comodi e #VERGOGNA.
18 JUL 2020 · In questo speciale di #vergogna @madmark50n ci ha parlato di come vendersi in magia e ci ha insegnato alcune strategie di marketing adatte al modo del lavoro.
Partando da come togliersi la paura, l' ospite consiglia di partire per "step" fino ad arrivare all' obbiettivo fissato. A questo punto il primo passo è non sminuire la nostra arte. Chiedere una cifra pari a 30€ non deve esser associata al performer piuttosto deve esser vista come un simbolo o un rimborso spese (fino a 100€ non è cachet). Consiglia piuttosto di "barattare" la tua immagine. Successivamente abbiamo analizzato la "contrattazione in fase di vendita" da cui deriva anche la paura di chiedere un prezzo troppo alto.
Su questo punto Mad dà principalmente due suggerimenti: il primo è essere sicuri in sé stessi mentre il secondo riguarda a non accettare una proposta inferiore da quella fatta. Anche su quest ultimo punto vi è una soluzione, ovvero avere tanti "pacchetti" così da poter scendere, ma ad un compromesso. Nel momento in cui il prodotto che offri è stato acquistato vi è ancora una via che può esser sfruttata, ovvero quella di "upsellare": questo termine indica proporgli una cosa aggiuntiva (ad esempio quando al Mc ti vuoi prender un panino ma alla fine prendi anche bibita e patatine perché ti sembra conveniente).
Come ultima nozione Mad spiega alcune strategie per ricordargli cio che gli avete venduto facendo delle chiamate, avendo delle liste brodcats su whatsapp, inviando mail...
Terminata questa prima parte della diretta ci ha parlato di come farsi riconoscere.
1. Evitare la "commodity" ovvero non proporre un prodotto generico (mago per bambini, eventi privati, matrimoni, cene aziendali...)
2. Dal primo punto deriva crearsi una "nicchia" e su qusto consiglia i video di Talking Magic gratuiti.
3. Possedere un "avatar" ovvero un profilo target dove esser abituati a parlare, dove conosci già cosa piace alla gente, come pensano...
4. Ed infine avere testimonianze video/scritta di luoghi o persone.
Per concludere ha consigliato un libro su questi argomenti: "abitudini da un milione di dollari".
Ovviamente consiglio vivante di ascoltare il podcast e di #vergognarvi.
11 JUL 2020 · In questa diretta settimanale, come di consueto, abbiamo parlato di un grande personaggio, che ha dato un meraviglioso contributo alla comunità magica con il suo testo “Magic and Shomanship”. Ovviamente stiamo parlando di Henning Nelms, raccontato questo giovedì da Vince.
Nato il 30 novembre del 1900 a Baltimora, è stato un grandissimo scrittore (scrisse “L’orlo dell’abisso”, con lo pseudonimo di “Hake Talbot”, giudicato come secondo miglior libro sull’enigma della stanza chiusa), un prestigiatore amatoriale, un avvocato, un docente universitario e un grandissimo appassionato di teatro.
Dopo aver conseguito la sua laurea in legge e un master in Belle Arti lavorò come avvocato e editore, regista teatrale e insegnante nel dipartimento di drammaturgia del Middlebury College.
Nel secondo dopoguerra, si dedicò appassionatamente alla prestigiazione, scrivendo appunto il meraviglioso libro “Magic and Shomanship: a handbook for conjurers”. Entra anche a far parte della “Society of American Magicians” e della “International Brotherhood of Magicians”
Con Vince abbiamo analizzato a lungo la sua opera (che tratta con importanza la vera e propria “cornice” di un effetto magico), notando quali parti sono davvero degne di attenzione da noi prestigiatori. Il libro contiene numerose teorie dell’autore, alcune già sentite ma che, ovviamente, Nelms tratta con grande importanza approfondisce molto bene. Parlando appunto di temi e di molti esempi (che Nelms usa tantissimo per far immedesimare maggiormente il lettore) abbiamo citato il leggendario gioco del “Bullet Catch”, che ci ha permesso di parlare della grande differenza tra: “Trick and Illusion”. Il trucco, secondo Henning, è definito tale quando manca di tutta la componente dell’atmosfera dell’impossibile, della magia. Un effetto fatto così, senza un minimo di presentazione, di logicità, crea solo uno stupore temporaneo, ma analizzandolo a fondo una domanda continuerebbe a tormentare il povero pubblico, che continuerebbe a chiedersi: “E quindi?” “Perché?”. Infatti, la sua idea vuole che un trucco si trasformi in pura e vera illusione quando dietro c’è una motivazione, un perché? E molte volte una grande illusione nasce da un problema. Nel libro, è citato un bell’esempio molto semplice che ci fa comprendere al meglio ciò che Henning vuole esprimere.
Se un prestigiatore fa apparire un panino dal nulla… WOW! È sicuramente un trucco grandioso, ma nasce dal nulla, appunto. Il vero miracolo, la vera illusione si presenta quando il mago produce un panino in modo magico quando il pubblico ha fame, quando lui ha fame. Ha risolto così un problema presentatosi.
Un’altra differenza che Nelms esprime con grande chiarezza è quella tra il concetto di “Decepting e Convincing” (ingannevole e convincente). L’ingannevole, infatti, si verifica quando il pubblico non capisce il “trucco” e quindi siamo di fronte a un livello basso di intrattenimento. La cosa più importante, invece, è essere convincenti, convincere gli spettatori che ciò che eseguiamo è reale e credibile (comportandosi come se davvero avessimo ciò di cui si sta parlando come, per esempio, un potere). Collegandosi al tema del “convincente”, Henning parla anche dei problemi di etica legati a ciò (es. quando si fa credere ai bambini di essere veri stregoni) e quindi lui raccomanda che, per quanto forte, la convinzione deve essere comunque temporanea, un po’ come il teatro. Secondo l’autore, l’impatto del teatro è più forte di quello di un effetto, dato che si presenta la sospensione dell’incredulità (abbiamo anche discusse sul fatto che ciò presenti analogie con la pratica dell’ipnosi).
Abbiamo poi citato anche alcuni aneddoti riguardanti le competenze. Cosa importantissima è sapere di ciò di cui si parla, avere almeno un’infarinatura del nostro argomento, per non trovarci a parlare di aria fritta e essere smentiti e presi in giro da chi davvero ha studiato più dell’ignorante che si esibisce.
Citando anche l’effetto di Nelms della “corda tagliata e ricostruita”, abbiamo approfondito la teoria del libro che prosegue con, molto probabilmente, la parte più importante, i 9 punti della costruzione di un’illusione, di un buon effetto magico:
1.Catturare l’attenzione sul contesto, sull’argomento di cui parliamo, sulla presentazione.
2.Introduzione, il momento dove tiriamo fuori e contestualizziamo l’oggetto e l’attrezzo tramite il quale faremo l’illusione.
3.Spiegazione e scelta del tema.
4.Azione, la vera e propria esecuzione tecnica e non dell’effetto.
5.Fasi Preliminari
6.Istruzioni
7.Azione
8.Climax, il massimo momento di tensione e attenzione per ciò che sta succedendo.
9.Fine, ovvero il tempo che intercorre tra la fine del gioco e l’inizio dell’argomento successivo. Ciò può avere effetti positivi o deleteri, dovuti alla durata di questo punto. Nelms disegna anche dei grafici di interesse e, ovviamente quando la curva va verso l’alto la nostra esibizione è intrattenente, altrimenti è l’esatto contrario. Ovviamente, tra di noi si è anche discusso del dovuto bilanciamento di questo, dato dal fatto che le “regole” sono fin troppo precise.
Parlando appunto di interesse, abbiamo anche parlato dell’evitare la monotonia, del gran finale, di come attirare l’interesse (aggiungendo, per esempi, movimenti, colori e aumentando il ritmo), di come controllare l’attenzione (mantenendola alta quando è necessario e rilassandola per far prendere fiato quando serve).
Inoltre, citando l’attore Davide Calabrese, abbiamo parlato di un suo pensiero, ovvero il fatto che sia impossibile mantenere tutta l’energia per la completa durata dell’esibizione ed è quindi meglio iniziare con il 100% dell’energia.
Ricordandoci nuovamente dell’effetto della “corda tagliata e ricostruita”, non abbiamo tralasciato il processo di studio di un effetto, dell’adattamento di questo al personaggio, eliminando le discrepanze e le insensatezze.
Abbiamo infine discusso della concezione di Nelms della “Misdirection” e della “Direction”, idee abbastanza vicine a quelle del grande Tommy Wonder, dei punti di interesse automatici (es. il prestigiatore e il nuovo oggetto…), della gestione degli imprevisti e degli spettatori (assegnandoli un reale ruolo importante).
Sostanzialmente, questo grande libro deve essere studiato e studiato, per capire che sicuramente “è meglio un effetto adattato a 100 situazioni che 100 effetti adattati a una sola situazione”
Che dire di più? Mettetevi comodi e #vergognatevi
3 JUL 2020 · In questa live abbiamo parlato di Francis Carlyle (nome d'arte) prestigiatore americano del 1912 molto apprezzato dai suoi colleghi tra cui Dai Vernon che lo cita spesso con ammirazione.
I motivi per cui viene ricordato sono diversi ma tra questi il più celebre è la sua filosofia.
Il suo pensiero, che viene riassunto nella "legge di Carlyle", è rendere gli effetti più cristallini possibili così che gli spettatori abbiamo ben in mente ciò che succede.
Inoltre per mettere in pratica questa "regola" nel magic castle, alla fine di uno spettacolo, veniva chiesto quele fosse stato il gioco più bello, se l' effetto veniva raccontato in una sola frase il gioco era riuscito.
Purtroppo Francis soffriva di alcolismo e così per un certo periodo diminui drasticamente i sui spettacoli inoltre a causa del bere perse anche la vista e la moglie. Ad aiutarlo fortunatamente ci furono gli amici che però nel 1964 lo "abbandonarono" e con essi anche il magic castel gli volto le spalle caccaindolo. Carlyle morì nel 1975 all' età di 63 anni.
Contribuì a giochi con le monete, fiammiferi, effetti di pickpocketing e cartomagia come ad esempio la homing card. Proprio su questo abbiamo anche discusso dei vari modi per caricare la/e carte in tasca e su come il finale del mazzo in tasca contribuisce o meno alla routine.
Viene ricordato anche per alcune tecniche come la paddle move (per mostrare 2 volte lo stesso lato di un oggetto), e la falsa conta (per mostrare più o meno carte) che migliorò con il concetto "the walking finger" per creare un finto rumore molto illusivo.
Probabilmente un altro motivo per cui il suo nome è arrivato fino a noi e grazie ai libri in cui è stato citato e del libro che è stato scritto su di lui:
The magic of Francis Carlyle di Roger Pierre che venne recensito sia da Karl Fulves e Al Smith.
27 JUN 2020 · Nel podcast di oggi parliamo di uno dei grandi della magia: Darwin Ortiz. Abbiamo analizzato in particolare le varie teorie da lui espresse nella sua opera “Strong magic”. Quali sono le caratteristiche di un effetto perché risulti d’impatto è memorabile? Come si costruisce una performance d’effetto? Come mai è così importante avere un personaggio? Tutto questo e molto altro lo trovate nel podcast.. e se non lo ascoltate: #VERGOGNA!
20 JUN 2020 · In questo episodio di VERGOGNA: LA CULTURA CHE NON AVETE Nicolò Tosin ci parlerà di uno dei più grandi prestigiatori del ventesimo secolo. Stiamo parlando infatti di Tommy Wonder!
Questo giovedì, come di consueto, abbiamo trattato di un altro grandissimo prestigiatore. Questa settimana Nicolò Tosin ci ha deliziato con Tommy Wonder, nome d’arte di Jacobus Maria Bemelman uno dei più grandi maghi della seconda metà del ‘900, conosciuto nell’ambito magico soprattutto per il suo grande repertorio pensato apposta per il pubblico, per la sua particolare cura dei dettagli nella costruzione di routines e effetti e per la sua straordinaria costanza lavorativa.
Nasce il 29 novembre 1953 a Lisse, in Olanda. Finito il liceo studia arti performative per 3 anni, studi che lo porteranno, dopo la loro conclusione, a un tour di due anni con la compagnia olandese “De Haagsche Comedie”. Nel ’77 Tommy Wonder vince il suo primo premio in un concorso per talenti e così la sua carriera decolla. Specializzandosi in un primo momento nel close-up, nel 1979 vince il secondo posto del campionato mondiale di magia. Successivamente, crea uno spettacolo da scena che gli conferisce nuovamente, nel 1988, il secondo posto nel campionato mondiale.
Altri premi sono il “Performer Fellowship Award” nel 1998 e il “Best Sleight of Hand Performer” nel 1999. L’ultimo premio è quello, post mortem, nell’agosto del 2006, “Theory & Philosphy Award” conferitogli durante il FISM.
Con Nicolò abbiamo analizzato perfettamente un suo effetto “The Tamed Card”, che ci ha permesso di discutere sulla sua vasta teoria: direction, metodi di allenamento per quest’ultima, emozioni, evenienze lavorative, teoria dei campanelli.
Altri effetti che abbiamo citato sono: “Deja ReVurse (rivisitazione dell’effetto “The Cockeyed Card” di Clayton Rawson), “Post-Ultimate Rip Off”, un bellissimo effetto che ci ha fatto discutere sulla grande praticità lavorativa a cui teneva molto Wonder, “Il Ladro Gentiluomo”, “The Watch in the Nest of Boxes”.
Una frase che potrebbe riassumere a grandi linee il pensiero lavorativo di Tommy Wonder è: “Non importa quanto lavoro deve essere preparato a casa, purchè quando si lavora, si ottiene il massimo risultato e il più grande effetto con il minimo sforzo”
Ci siamo soffermati anche su alcuni aneddoti, sul personaggio, sul momento giusto per le gag e sulle presentazioni. Un’altra frase che Wonder ripeteva spesso, quando spiegava qualcosa è: “Questo vale solo se il vostro spettacolo è bello”
Nei commenti della live, inoltre, abbiamo portato alla luce che il fratello di Tommy, Frank, ha caricato su youtube alcune integrali conferenze, che possono essere trovate cercando “Tommy Wonder Frank”
Mettiti comodo e vergognati ascoltando il podcast!
13 JUN 2020 · Nella scorsa live abbiamo trattato di un assoluto genio senza limiti che, purtroppo, è venuto a mancare da poco, Simon Aronson. Nella vita ha fatto davvero di tutto, e ha trovato anche il tempo di inventare effetti che vantano una grande stima da tutti i prestigiatori. Avvicinatosi all’arte in generale sin dalla nascita, figlio di una pittrice, si appassiona alla magia con il programma “Dunninger” e, dopo aver ricevuto a 8 anni, le prime scatole magiche, inizia da subito a performare e esibire piccoli spettacoli e già a 11 anni mostrò il suo primo spettacolo a pagamento. Successivamente, dopo uno spettacolo visto a 13 anni, si appassiona al mentalismo, al quale dedicherà gran parte della sua carriera. Così, nel 1965, conosce Eddie Fields assistendo a un suo incredibile spettacolo. I due divennero da subito amici e Aronson sviluppò i suoi primi numeri.
A questo punto abbiamo trattato un argomento molto interessante, l’innovazione. Infatti Simon, dopo anni di studio, buttò tutto per rinnovarsi. Il linguaggio doveva evolversi e adattarsi alle situazioni della nuova epoca.
Dopo questo rinnovamento, creò il suo spettacolo: “È il pensiero che conta”
La condivisione ha avuto una grande importanza nella sua carriera. Dopo essersi trasferito a Chicago, frequentando ogni volta che poteva il negozio di magia “Irish Magic”, incontrò David Salomon, che sarebbe diventato uno dei suoi più grandi amici. I due conoscono così il grandissimo prestigiatore Edward Marlo e per diversi anni condivisero così idee ed effetti, migliorandosi a vicenda. Un altro prestigiatore, diventò amico di Salomon e Aronson, John Bannon. Quando nel 91 Marlo morì, i tre continuarono le sessioni tra di loro. Prima però Aronson aveva stupito Marlo con l’effetto “Bait and Switch”.
Durante i suoi studi di giurisprudenza, Simon incontra la sua futura moglie, Ginny, la quale collaborerà con Aronson nel suo spettacolo.
FILOSOFIA DI ARONSON: secondo lui, ogni performance doveva essere composta da tre elementi:
-preshow (tutto ciò che si poteva preparare prima dell’esibizione, molto probabilmente l’elemento più importante)
-performance stessa (l’esibizione)
-tempo successivo (le conseguenze)
Riguardo al primo componente Aronson pensava fosse essenziale perché, preparando parte del segreto durante un periodo in cui gli spettatori non sono al corrente di niente, si metteranno in difficoltà le successive analisi critiche.
Particolare anche era la sua visione di reazione perfetta, ovvero “Assolutamente no!” e ciò avveniva quando lo spettatore non solo era incredulo, ma si convinceva anche che ciò che era stato fatto non era davvero possibile.
DISCUSSIONI
Chiacchierando tra di noi, come al solito, nei commenti della live, abbiamo parlato di diversi aneddoti e temi interessanti. Legandoci all’evoluzione di Simon, abbiamo trattato dell’assoluta importanza del pensiero critico della scelta del repertorio, accorgendosi che la maggior parte degli effetti non sono così forti su un pubblico normale. È quindi necessaria un’enorme cernita di tutto ciò che studiamo quando ci si approccia al mondo lavorativo e, soprattutto allenare la nostra visione su ciò che è buono e ciò che invece non lo è. È importantissimo modernizzarsi come ha fatto Aronson, adattarsi ai tempi che corrono per potere seguire il desiderio degli spettatori.
Abbiamo anche discusso su alcuni suoi effetti, come “Shuffle Bored” e “Point Spread”, “Fate” o il famosissimo gioco delle “Carte Preferite” (che molti eseguono senza sapere che è una delle sue tante creazioni) pubblicato per primo su “The Card Ideas of Simon Aronson”
Abbiamo anche citato un interessantissimo aneddoto su un altro gioco di questo geniale mago, “Among the Discard”. Pare infatti che Aronson abbia “rubato” questa idea a Bannon, origliando mentre l’amico stava mostrando il gioco a Steve Draun. Sfortunatamente Bannon si accorse solo tempo dopo che Simon l’aveva pubblicata senza dirgli nulla. John si vide così costretto a pubblicarne un’altra versione con un altro nome e con un effetto diverso
6 JUN 2020 · Nella live si è trattato di Gabi Pareras, un altro genio della nostra arte, che per molti anni ha lavorato nei locali e nei bar gratuitamente, anche solo per esercitarsi in nuovi giochi come “laboratorio”, come “palestra”. Dopo anni, però, ha deciso di smettere di performare, rendendosi conto che lavorare, molte volte, per lui significasse prostituire la nostra stupenda arte. Secondo la sua filosofia la magia doveva andare oltre il semplice “piacere al pubblico” (che significava presentare sempre effetti nuovi, di grande impatto), l’arte doveva essere capace di trasmettere le sue emozioni, di presentarsi e di relazionarsi con il pubblico. Per questo Gabi raccomanda il libro di Carnegie “Come trattare gli altri e farseli amici”. Parlando del pensiero filosofico di Pareras, dobbiamo citare l’assoluto contrasto con quello della “via magica” e dell’ “arcobaleno magico” di Tamariz, forse dovuto anche ai diversi contesti di performance in cui vivono i due grandi prestigiatori. Secondo Gabi, infatti, la filosofia tamariziana, soprattutto quella delle “false soluzioni” è sbagliata, perché si basa sull’esistenza del “trucco”, del “metodo” e per lui lo spettatore dovrebbe attenersi a un comportamento distaccato e non critico, un po’ come essere al cinema e accettare la sospensione dell’incredulità. Un’altra importante concezione della sua filosofia è la differenza tra “io magico” e “prestimano”, praticamente la stessa tra narratore e autore, due individui diversi che coesistono ma si manifestano separatamente.
Secondo il prestigiatore durante lo spettacolo bisogna “plasmare” lo spettatore, capire le sue emozioni e rispecchiarsi in esse e guardare dal suo punto di vista. Solo in questo modo si risulterà cambiati insieme. Per questo, rispettando il suo pensiero, non ci sarebbe la necessità della troppa precisione o, come la chiama lui, non essere maghi alla “James Bond”.
Discussioni
Chiaccherando tra di noi, nei commenti della live, abbiamo discusso sul problema, derivante sempre dalla filosofia di Pareras, del finale di una routine o di un effetto. Alcune volte infatti va in contrasto con il tema del quale si è parlato fino a poco prima. Abbiamo analizzato la carta ambiziosa, che molti prestigiatori concludono con il ritrovamento della carta in un altro luogo (portafoglio, tasca, ecc,). È stata anche citata la carta ambiziosa di Tommy Wonder, che si conclude con il “viaggio della carta nella scatolina”. Sebbene accresca l’impatto magico e il climax dell’effetto, secondo questa filosofia presenterebbe comunque un problema. Stesso discorso per il finale classico dell’effetto “Homing Card”.
Un altro problema di cui abbiamo discusso è la firma della carta durante una routine. Rispettando la filosofia del mago questa non accresce la potenza dell’effetto. Discutendone tra di noi, essa dovrebbe essere utilizzata solo per “variare” e fornire un nuovo tipo di informazione finalizzato a non annoiare. Inoltre la firma lascia un ricordo e anche un’impronta decisa, un’identità molto importante.
Alcuni riferimenti sono stati quelli della carta ambiziosa di Vernon. Nei libri “Stars of Magic”, parlando della routine, il prestigiatore raccomanda di non far firmare la carta, dato che la carta è nominata dallo spettatore e non si può quindi arrivare alla soluzione del “duplicato”.
Nei DVD “Revelations”, invece, espone l’idea di far firmare la carta, parlando però della routine in generale e di qualche consiglio.
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