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Il professore Tommaso Scandroglio, autore di diversi libri sulla legge naturale, sulla morale e sulla bioetica, sviluppa riflessioni interessanti sui temi più caldi del dibattito contemporaneo
Tommaso Scandroglio - BastaBugie.it
Tommaso Scandroglio - BastaBugie.it
13 AUG 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7889
C'E' BACIO E BACIO NELL'IPERSPAZIO WOKE AL CONTRARIO di Tommaso Scandroglio
C'è bacio e bacio. Il primo bacio a cui ci riferiamo è stato dato dal ciclista francese Julien Bernard alla moglie. Le quattro labbra si sono incontrate durante la cronometro Gevrey-Chambertin della settima tappa del Tour de France. Bernard si è fermato un attimo ed ha baciato la moglie che teneva in braccio il figlio, mentre intorno a lui i tifosi gli facevano gran festa. Bernard ha poi tagliato il traguardo con un distacco di 3'11" dal vincitore Remco Evenepoel.
L'Unione Ciclistica Internazionale (UCI), con sede in Svizzera, però deve essere poco incline al romanticismo dato che ha comminato una sanzione pecuniaria al ciclista di 200 franchi. Quell'effusione è stata giudicata non consona, non appropriata ai valori sportivi incarnati dall'UCI. Da campione la risposta del campione: «Scusami Uci per aver danneggiato l'immagine dello sport, ma sarei felice di pagare 200 franchi ogni giorno per vivere momenti come questi».
Secondo bacio. Giovedì scorso la judoka Alice Bellandi ha vinto la medaglia d'oro battendo l'israeliana Inbar Lanir. Terminato l'incontro è andata subito ad abbracciare la compagna Jasmine Martin, 23enne judoka sudrafricana, e poi l'ha baciata. Intervistata dalla Gazzetta dello Sport ha alzato il ditino: «Non vedo perché qualcuno continui a scandalizzarsi: se aveste vinto un oro, chi avreste baciato prima degli altri?». In questo caso la riprovazione è al rovescio: acuto biasimo verso tutti coloro che non si sdilinquiscono per l'incontro di labbra di pari sesso. La Bellandi è stata premiata sul podio e dai media. Nessuna ammenda, se non quella chiesta in danno di coloro i quali ancor indugiano in un mondo fatto di maschi e femmine che si cercano a vicenda.
Quando la Terra girava ancora intorno all'asse del buon senso, il bacio saffico suscitava moti di vergogna. Ora che il nostro pianeta è uscito fuori orbita e si sta perdendo nell'iper spazio woke dove sono presenti solo pianeti popolati da tanti omini arcobaleno, è il bacio tra portatori di cromosomi diversi a suscitare scandalo.
E non potrebbe che andare così. In spregio alle anime belle e imbelli che sono in stato dialogante permanente, la verità non può coabitare con i gusti sessuali onnivori, il giusto con i diritti civili, il ragionevole con le variopinte ambizioni LGBT. O dentro gli uni e fuori gli altri o viceversa. Il bacio della judoka esclude quello del ciclista, perché si sa: il bacio cattivo scaccia quello buono. Non ci sono due pesi e due misure, ma i pesi e le misure sono le medesime. Il pensiero unico è dunque esito inevitabile di una lotta per la sopravvivenza darwiniana. I più forti attualmente sono i diversamente maschi che si vestono con parrucche e paillettes; i transfrontalieri del sesso; i sodomizzatori delle opere di Leonardo; chi ha inteso alla lettera la locuzione "ogni simile ama il suo simile"; i medici che hanno preso i bambini per mutanti sessuali; i politici che non scrivono leggi, ma opere di fantascienza; gli influencer che macinano stereotipi; le carnascialesche associazioni che fanno incursione nelle scuole e non fanno prigionieri.
«Con un bacio tu tradisci il Figlio dell'uomo?». Oggi capiamo che queste parole di Gesù non erano rivolte solo a Giuda, ma a tutto il nostro consesso umano, ad interi popoli e nazioni che tradiscono il piano di Dio manco per trenta denari. La salvezza? O andiamo tutti in Malesia - dove ad un band inglese è stato chiesto di pagare 2,4 milioni di dollari per un bacio omo scambiato sul palco tra due componenti del gruppo - oppure insceniamo clamorose forme di protesta attiva: che i sopravvissuti e coraggiosi etero, ormai apolidi in questo mondo, inizino a baciarsi castamente in pubblico. Il decoro ringrazierà.
30 JUL 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7871
BRUTTA, BLASFEMA, IDEOLOGICA: L'APERTURA DELLE OLIMPIADI E' UN FLOP di Tommaso Scandroglio
Brutta. Forse la peggiore di sempre. Questi i commenti più frequenti sui social riguardo la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici. Brutta non solo per il cattivo gusto. Per citare un paio di episodi: un tizio che impersonava un dio Dioniso tutto dipinto di blu stravaccato in una insalatiera; la guardia repubblicana che ha inscenato un balletto pop tra ballerine altrettanto pop.
Ma brutta anche perché nulla c'entrava con lo sport. Non solo per la location: sulla Senna e non in uno stadio. Ma perché molti spettacoli, anzi molti spettacolini visti e le performance non avevano nessuna attinenza con le discipline olimpiche. Ad esempio c'era una discoteca su una chiatta sulla Senna, una sfilata di moda con abiti orrendi e con modelli spesso in abiti femminili, un pianoforte che andava a fuoco mentre veniva suonato da un coraggioso pianista, un cavallo meccanico che solcava le acque della Senna e molto altro. E gli atleti? Relegati su dei battelli, mera cornice di questo spettacolo circense a cui la regia televisiva ha dedicato la maggior parte delle inquadrature.
Fosse però solo una questione estetica si potrebbe chiudere un occhio. Ma oltre all'estetica anche l'etica è stata vilipesa. Si accennava prima alla sfilata di moda. Su un lato della passerella e al suo centro i creativi nonché cretini della cerimonia di apertura hanno pensato bene di realizzare una parodia dell'Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Al posto di Nostro Signore una donna obesa, con un'aureola che ricordava la Santa Ostia e che gestiva davanti a sé una consolle per mixare la musica, e ai suoi lati, disposti come gli apostoli dell'Ultima cena, alcune drag queen, trans e una bambina che si è messa pure a ballare.
PROTESTANO PERFINO I VESCOVI
La Conferenza episcopale francese ha giustamente alzato la voce e in un comunicato così si è espressa: «Questa cerimonia purtroppo prevedeva scene di derisione e di scherno del cristianesimo, che deploriamo profondamente. [...] Pensiamo a tutti i cristiani di tutti i continenti che sono rimasti feriti dall'eccesso e dalla provocazione di certe scene». Sulla stessa frequenza d'onda Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontifica Accademia per la Vita, il quale, in una intervista a Il Giornale, afferma che l'ideale di libertà incarnato dai Giochi «è stato infangato da una blasfema derisione di uno dei momenti più santi del cristianesimo».
Poi sono comparse le statue d'oro - il kitsch è la cifra stilistica dell'ideologia - di donne ritenute importanti. Una sfilata di figure femminili in cui necessariamente mancava, per fare solo un esempio, Santa Giovanna d'Arco. Però al suo posto c'era una certa Simone Veil (con la V e non con la W), ex presidente del Parlamento europeo. I suoi meriti? «Donna chiave nella legalizzazione dell'aborto», si poteva leggere sui teleschermi.
Insomma l'apertura dei Giochi è stata occasione nemmeno per far propaganda al gender, all'aborto e a buona parte degli ingredienti della sottocultura woke, ma per farne la reclame. Sì, perché in fondo l'esito di questa baracconata è stato scontato, sterile, raffazzonato. Tanto sguaiato quanto triste. C'era più voglia di provocazione che arte, tanto che l'ansia di essere originali a tutti costi è sfociata nello stereotipo.
LA RISPOSTA DEL CIELO
Ma le blasfemie inscenate e la promozione dell'aborto rimangono intatte nel loro turpe significato tanto che hanno gridato vendetta al Cielo e il Cielo ha risposto con un acquazzone impressionante, e nella notte successiva con un misterioso black out che ha colpito moltissime zone della città, ma non ad esempio la Basilica del Sacro Cuore che è rimasta visibilissima come una cattedrale fatta di luce mentre tutta Parigi affogava nel buio, come attesta una impressionante foto che sta girando in internet.
In questa Olimpiade non poteva infine mancare Sua Maestà l'Ambientalismo. I letti degli alloggi degli atleti sono in cartone, così si possono riciclare. I materassi sono realizzati in plastica riciclata. Quindi ecosostenibili, ma scomodi. L'aria condizionata non c'è negli alloggi. Così ha ordinato il sindaco donna di Parigi, Anne Hidalgo, decisa a dimezzare la CO2 rispetto ai giochi di Londra 2012. Le camere vengono rinfrescate grazie ad impianti di raffreddamento sotto il pavimento. Il problema sta nel fatto che a detta dei diretti interessati non sono così efficaci. E allora Australia, Canada, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Norvegia e Regno Unito pensano di acquistare in loco dei condizionatori portatili. Solo che costano e quindi alle delegazioni più povere non rimarrà altro che sudare sotto il sole dell'inclusività.
Di fronte alle critiche il sindaco ha fatto spallucce: «Molto rispetto per il comfort degli atleti», ha dichiarato, ma «la sopravvivenza dell'intera umanità» le sta più a cuore. Resta un mistero come faccia l'umanità a sopravvivere grazie alla mancanza di condizionatori negli alloggi olimpici e di come, per converso, qualche grado in meno stermini il genere umano. E poi, per essere coerenti sino in fondo, perché allora non aboliamo le Olimpiadi dato che producono non montagne, ma intere catene alpine di CO2? Pensiamo solo a tutti i voli per portare atleti, delegazioni e spettatori a Parigi. E allora questo ci pare tanto un ambientalismo di facciata da perseguire fintanto che non intacca alcuni interessi, alcuni portafogli, tra cui quelli di chi ha organizzato questa Olimpiade parigina.
16 JUL 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7814
CRIOPRESERVAZIONE, LA NUOVA (E REDDITIZIA) FRONTIERA DEL TRANSUMANESIMO di Tommaso Scandroglio
La vita eterna non è certo dono di Dio, bensì di Tomorrow.bio una società che, appena muori, ti congela, rectius: ti criopreserva per poi scongelarti quando la tecnologia riuscirà a resuscitare i morti, come fece Gesù con Lazzaro.
La procedura è la seguente. Prima devi diventare membro di questo circolo Frankenstein. Costo: 25 euro al mese. Poi ci sono i costi per tenerti a -196 in azoto liquido da qui fino addirittura al ritorno di Nostro Signore. Se vuoi il pacchetto all inclusive, ossia conservare tutto il corpo, occorre un'assicurazione sulla vita di 200mila euro. La fesseria di un'assicurazione sulla vita per rimanere morto per sempre. Se invece del menù completo preferisci qualcosa di più economico, ecco che fa per te la criopreservazione del solo cervello, nella speranza che un domani possa essere trapiantato nel corpo di un qualcun altro. Ma, visto che sei così stupido da volerti farti congelare come il pesce, ci auguriamo che mai nessun corpo debba ospitare il tuo cervello. In questo caso il costo dell'assicurazione sulla vita scende a 60mila euro. Infine ci sono altre variabili da tenere in considerazione per capire a quanto ammonta il prezzo per acquistarsi l'eternità come l'età in cui diventerai il de cuius e il tuo stato di salute al momento del decesso (se muori carbonizzato non sei il candidato ideale).
Il secondo step scatta quando Nostro Signore ti chiamerà a sé, evidentemente non più per sempre, ma per un tempo determinato. Il Paradiso può attendere, il titolo di un film è diventato uno slogan con accenti utopici. Se sei prossimo alla morte sei pregato di chiamare lo staff di Tomorrow anzitempo. Questi arriveranno e come avvoltoi aspetteranno di sentire il tuo ultimo respiro per poi freddarti (è un voluto paradosso linguistico il nostro). Se invece muori all'istante, i parenti o chi per essi avviseranno la Tomorrow anche usando un'app specifica. C'è anche un braccialetto ad uso dei soci utile in caso di morte improvvisa il quale può aiutare lo staff medico di qualsiasi ospedale a conservarti al meglio prima che arrivino i becchini della Tomorrow. Perché in realtà è di questo che si tratta: una sepoltura non nella terra, bensì nell'azoto liquido.
Il terzo step, dopo che i tecnici ti avranno abbattuto come un merluzzo appena pescato, sarà il ricovero sine die presso una struttura sita nel villaggio svizzero di Rafz in Svizzera (in Svizzera ormai abbiamo capito che ci si va per metterci i soldi, per sciare, per morire accompagnati da Cappato e per tornare in vita). Quarto step: la risurrezione. Leggiamo sul loro sito: «Potenziale ripristino della vita. Se e quando la tecnologia medica progredirà a sufficienza, potrete essere rianimati e ringiovaniti. [...] Una volta che il riscaldamento, la riperfusione e la riparazione sono stati [...] eseguiti, tutte le procedure si uniscono in una sorta di "rianimazione" simile alla rianimazione cardiopolmonare che è composta da diverse parti che portano al "ripristino della vita" in caso di attacco cardiaco. Prima che progetti di ricerca applicati abbiano senso, è necessario svolgere molti lavori di base concettuali e teorici». Questa apprezzabile e saggia prudenza viene poi annientata dalla seguente frasetta: «Non esiste alcuna ragione biologica fondamentale per cui la rianimazione non sarà un giorno possibile». Siamo ben oltre all'elisir di lunga vita. Qui abbiamo l'elisir dell'eterna vita.
UN PROCESSO IRREVERSIBILE (TRANNE CHE PER DIO)
Qualche riflessione a caldo. Anzi, a freddo. Dal punto di vista biologico la morte è un processo irreversibile sul piano naturale (poi a Dio nulla è impossibile). Varcata quella soglia è impossibile tornare indietro. È un limite squisitamente fisico - i danni provocati dalla morte ai tessuti sono irreparabili - e come tale invalicabile anche dalla più futuribile tecnologia.
Su un piano più culturale, la conservazione in freezer dell'uomo come un petto di pollo rimanda ad una visione materialista della persona umana. Come un pc che si è spento e che per riaccenderlo occorre resettarlo, cosi da riattivare il sistema operativo. In breve, una macchina, una macchina che si è rotta. Attualmente non si hanno ancora i pezzi di ricambio necessari per farla ripartire, ma non temete: prima o poi arriveranno.
In secondo luogo la Tomorrow persegue il classico e anche lui imperituro mito della sconfitta della morte, mito proprio del transumanesimo e mito che affascina moltissimo. Infatti questa azienda conta già più di 400 abbonati - e l'abbonamento, come abbiamo visto, non costa come quello a Sky - presenti in 800 città europee e in 35 stati, anche fuori Europa. È una delle moltissime ricadute dello scientismo ottocentesco: la felicità verrà dalla scienza, un mondo senza più malattie e dolori è possibile grazie alla tecnologia. È la scienza che ci salverà, mica Cristo.
L'IMMORTALITÀ A BUON MERCATO
L'immortalità non viene più da Dio, né dalla gloria come insegna Foscolo, bensì dalla tecnica. La fiducia nella Scienza ha dunque soppiantato la fede in Dio. E abbiamo così tanta fiducia che possiamo scommettere centinaia di migliaia di euro nel sogno di risvegliarsi un giorno, dopo un così lungo sonno. Una fiducia potenziata nella speranza di eternarsi per sempre. Eh sì, perché, una volta ridestati dal sonno di morte, sorella morte o non potrà più nulla contro di noi, perché ogni malattia sarà debellata per sempre, oppure, in subordine, torneremo a morire per poi essere ripescati dagli inferi nuovamente dalla scienza e così via in eterno. Più che una risurrezione pare una reincarnazione ciclica sempre nello stesso corpo che, dato che ormai la morte sarà un mero accessorio della vita, potrà a fortiori anche ringiovanire grazie alla tecnologia. Se abbiamo sconfitto la morte, figurarsi la vecchiaia.
L'ultima frontiera da scavalcare è quella appunto della morte. Venire congelati per essere restituiti un domani al caldo abbraccio della vita. Mettere tra parentesi la morte o, a rovescio, mettere in pausa l'esistenza per poi premere play e tornare ad ascoltare la musica della vita. Morire per poi vivere: sa tanto di cristianesimo, ma in realtà è solo hybris, è volere farsi come Dio e non accettare la propria finitezza umana. È una fissazione dei tempi moderni: dare la morte con aborto ed eutanasia come se si fosse Dio (e l'eutanasia è un altro artificio per illudersi di mettere in scacco la morte) e dare la vita ad un bambino con la provetta, opponendo serie resistenze alle leggi naturali volute da Dio. «L'ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte» (1 Cor. 15, 26). Ma la sconfitta della Signora con la falce avverrà per opera di Cristo, non grazie alla Tomorrow. Siamo nel pieno del mito dell'onnipotenza umana, l'uomo come signore assoluto che ha potere di vita e di morte. L'eternità è quaggiù e potrà essere acquistata con un congruo finanziamento bancario. Perché - siamo onesti - la risurrezione non è cosa certa, ma il business è sicuro.
16 JUL 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7817
LE 8 STRATEGIE PER IMPORRE IL CREDO LGBTQI+ di Tommaso Scandroglio
Lo scorso venerdì 17 maggio il mondo LGBT ha celebrato la consueta Giornata internazionale contro la omo-trans-bifobia. La diffusione del credo arcobaleno in quasi tutto il mondo è frutto di un'articolata strategia. Vediamo in sintesi quali strumenti sono stati utilizzati dalle lobby LGBT a partire dai primi anni Settanta.
1) GRIDARE ALLA DISCRIMINAZIONE
Forse è il cardine di tutta la strategia: far passare la persona omosessuale transessuale come vittima. Questo particolare status sociale permette una costante immunità dalle critiche e speciali tutele giuridiche (v. leggi sulla cd omofobia). Dal punto di vista sociale far parte di una minoranza protetta fa saltare la condizione del gay o del trans da persona "normale" a persona "speciale". Nel 2000 l'attivista Paul Varnell scriveva: «La questione fondamentale controversa sull'omosessualità non è la discriminazione, i crimini d'odio o le unioni domestiche, ma la moralità dell'omosessualità. [...] Se convincessimo le persone che l'omosessualità è pienamente morale, allora tutta la loro inclinazione a discriminare, a denigrare i gay o a opporsi al matrimonio gay scomparirebbe» (Defending Our Morality, Chicago Free Press, 16 Agosto, 2000). Dopo più di vent'anni oggi siamo ad uno step successivo: l'omosessualità come la transessualità si è ormai normalizzata dal punto di vista sociale, si è moralizzata e il gay e il trans hanno compiuto un salto evolutivo, acquisendo una condizione di privilegiati perché rifugiati sociali.
2) LA LENTE DI INGRANDIMENTO
La percezione collettiva deve essere ingannata in merito ai casi di discriminazione. I singoli casi devono apparire un fenomeno. Ecco allora che i media e i social devono scovare casi veri o presunti di discriminazione ed ingigantirne la portata almeno usando due modalità: la ripetizione ossessiva nel tempo del medesimo caso, facendo quindi così apparire l'eccezionalità come la norma, e la deformazione in senso peggiorativo della sua descrizione e del giudizio che ne deriva. In tal modo apparirà a tutti evidente che la cosiddetta omofobia è un'emergenza nazionale per numero di casi e per gravità (che poi i dati OSCAD dicano altro, poco importa). Pratica necessariamente connessa all'uso della lente di ingrandimento è l'esclusione di qualsiasi altro racconto di senso opposto: alle voci dissenzienti non deve essere mai dato un microfono. Non esiste il gay che ha picchiato un altro gay e non esistono gay e trans pentiti delle loro scelte.
3) LA NARRAZIONE EPICA
È fondamentale che il cammino per l'acquisizione delle rivendicazioni LGBT venga inserito in una narrazione coerente e dai toni epici. Ecco l'analogia assai frequente con il razzismo e la misoginia e dunque con il processo di liberazione dalla schiavitù dai parte dei neri e con quello di emancipazione delle donne. Il nemico dei primi è l'uomo bianco, il nemico delle seconde è il maschio. Invece il nemico dei gay è l'eterosessuale e quello dei trans è la coppia uomo-donna, ossia il cosiddetto binarismo. Ogni processo rivoluzionario deve partire da un certo ordine costituito che deve sovvertire e in questo caso è l'eterosessualità e il sesso biologico.
4) LA LINGUA
Per costruire un mondo nuovo occorrono parole nuove. Il mondo nuovo LGBT è un forziere immenso di neologismi: omofobia, omogenitorialità, binarismo, cisgender, transgender e moltissimi altri. A volte il neologismo deve sostituire una parola nemica che rimanda alla realtà, vero avversario di ogni ideologia, compresa quella arcobaleno. Paradigmatico è il caso del termine "genere" che ha ormai sostituito "sesso". Il primo è un costrutto della mente dissociato dalla realtà - ad esempio un maschio può definirsi come appartenente al genere femminile - il secondo un dato fattuale - sesso maschile e sesso femminile.
5) CAPTATIO BENEVOLENTIAE
Meglio conquistare alla propria causa il nemico più che ucciderlo. Ecco allora squadernare una serie di tattiche per persuaderlo a lasciare a terra le armi del combattimento. Ad esempio far leva sulle sue emozioni e quindi muoverlo alla compassione per i casi veri o presunti di discriminazione; acquisire il suo favore quando viene narrato il menage domestico di una coppia gay con tanto di bambino al seguito; muoverlo all'indignazione per le leggi di alcuni stati che sanzionano le condotte omosessuali. In ambito ecclesiale la leve maggiori sono state almeno due. Il concetto di accoglienza che dalla persona si è trasferita in mondo indebito alla condizione e alla condotta. E la valorizzazione di apparenti elementi positivi nelle relazioni omosessuali e nelle scelte di "cambiare" sesso.
6) ELIMINAZIONE DEL NEMICO
Se non le hai capite con le buone, le capirai con le cattive. Anche in questo caso sono almeno due le tattiche usate: la violenza fisica perpetrata a danno di manifestanti a difesa della famiglia o di centri pro-family; la persecuzione giudiziaria tramite il reato di omofobia o, laddove non esistesse questo reato, tramite i reati di diffamazione, violenza privata, calunnia, etc. Naturalmente uno dei primi effetti sperati di questa strategia intimidatoria e poi punitiva è il noto "colpirne uno per educarne cento".
7) LA LEADERSHIP
Per conquistare la base devi conquistare il vertice. Ecco allora il tentativo, assai riuscito, di infiltrarsi nelle cabine di regia dove si amministra il potere, declinato nei suoi vari aspetti. La politica, le università, il cinema, la musica, l'intrattenimento, la finanzia, i media, i social, lo sport sono tutti compatti nel sostenere le rivendicazioni dell'agenda arcobaleno. Sottoinsieme di questa strategia è l'uso del volto noto e del brand noto: conquistare alla causa un Mattarella - leggasi il suo discorso del 17 maggio scorso - una Ferragni, Google o la Juventus fa accelerare il processo di omosessualizzazione della società in modo impressionante.
8) LEZIONI AI BAMBINI
È più facile indottrinare un bambino che un adulto. Il primo è un foglio bianco su cui scrivere ciò che si vuole, il secondo ha giù una sua forma mentis più difficile da deformare. Ecco allora la campagna massiccia di infiltrazione di associazioni LGBT nelle scuole del mondo occidentale. Con la scusa dell'educazione sessuale ed affettiva si insegna che l'omosessualità è un orientamento naturale, che le identità sessuali sono tante quante le stelle nel cielo e che si può nascere in un corpo sbagliato.
16 JUL 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7853
UTERO IN AFFITTO: BENE IL DDL PER VIETARLO, MA IL PROBLEMA E' LA PMA (FECONDAZIONE ARTIFICIALE) di Tommaso Scandroglio
Andiamo a leggere il comma 6 dell'art. 12 della legge 40/2004, norma che ha legittimato la fecondazione artificiale nel nostro Paese: «Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro».
La deputata Carolina Varchi, di Fratelli d'Italia, ha presentato un disegno di legge, il n. 824, che così recita: «Al comma 6 dell'articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: "Se i fatti di cui al periodo precedente, con riferimento alla surrogazione di maternità, sono commessi all'estero, il cittadino italiano è punito secondo la legge italiana"». Quindi la maternità surrogata, se questo disegno di legge sarà approvato dal Parlamento, sarà punibile se commessa non solo sul suolo italico, ma anche fuori dai nostri confini. Il Ddl era già stato approvato alla Camera e lo scorso 3 luglio è stato approvato anche dalla Commissione Giustizia del Senato. Ora si aspetta il voto in aula.
OTTIMA INTENZIONE, MA SCARSA EFFICACIA
Questo disegno di legge, nelle intenzioni di chi lo sostiene, si inserisce in un progetto più ampio teso a qualificare l'utero in affitto come reato universale. L'iniziativa è sicuramente meritoria e da appoggiare in tutti i modi, però, duole dirlo, è viziata in radice. Cosa vogliamo dire? Vogliamo dire che non puoi eliminare alcune conclusioni se non elimini anche le relative premesse. L'utero in affitto è figlio della fecondazione artificiale. Alla base della fecondazione artificiale troviamo il seguente principio: è moralmente lecito e quindi giuridicamente legittimo produrre un bambino in provetta. Il fondamento su cui si regge la fecondazione extracorporea è dunque la reificazione del figlio. Legittimato questo principio, è inevitabile legittimare tutte le modalità per applicare nel concreto tale principio: fecondazione omologa, eterologa, crioconservazione degli embrioni, numero di embrioni da impiantare virtualmente illimitato come illimitati dovrebbero essere i tentativi di avere un bambino in braccio, accesso a coppie sterili e fertili e via dicendo.
La maternità surrogata è una delle possibili declinazioni del principio che è lecito fabbricarsi un bambino in laboratorio, che è giusto ricorrere a mezzi artificiali al posto di quelli naturali. In particolare, se è lecita la compravendita di gameti da parte di terzi per accedere alla fecondazione eterologa, non si capisce il motivo perché non dovrebbe essere ugualmente lecita la compravendita dell'utero di una donna per stringersi al petto il tanto agognato figlio. La maternità surrogata è una variazione o, se volete, una particolare implementazione dell'eterologa classica.
COERENTI AL 100% OPPURE SI PERDE AL 100%
Certo, qualcuno potrebbe obiettare: con l'eterologa non si sfrutta nessuno, con l'utero in affitto si sfruttano le donne. A parte il fatto che non si possono escludere casi di sfruttamento di donne e uomini anche con la compravendita dei loro gameti all'interno del processo della fecondazione eterologa, l'obiezione non sposta di un millimetro la validità dell'argomentazione prima articolata. Se il problema è lo sfruttamento, significa che il problema non è la maternità surrogata in sé stessa, ma una particolare condizione in cui è calata la stessa. Vogliamo dire che se il problema è solo lo sfruttamento delle donne, allora ciò che serviva non era una legge che vieti l'utero in affitto, ma una legge che disciplini tale pratica tutelando le donne e che permetta, a chi lo vuole, di donare il proprio utero o di farselo pagare senza per questo soggiacere a logiche schiaviste. Una legge di questa natura cancellerebbe o comprimerebbe assai il fenomeno dello sfruttamento, ma non toccherebbe la pratica dell'utero in affitto, qualora fosse scelta liberamente. In altri termini, se il quid della questione è solo impedire lo sfruttamento, ciò vuol dire che si è a favore dell'utero in affitto consensuale e dunque a favore dell'utero in affitto di per sé.
Perciò, per vietare efficacemente la maternità surrogata occorrerebbe - mera utopia oggi - vietare la fecondazione artificiale, in tutte le sue forme. È necessario agire a monte, non a valle, perché queste sono battaglie dove o si è coerenti al 100% oppure si perde nel 100% dei casi. E quindi il tentativo di vietare forme estreme di alcune pratiche ordinarie, quando queste ultime sono legittime, ha i piedi di argilla, proprio perché, accettata la ratio di una norma di base, non si possono che accettare anche tutte le sue applicazioni, anche quelle più borderline, pena l'irragionevolezza del divieto delle forme più estreme.
Detto tutto ciò, un plauso comunque a questa iniziativa perché in sé giusta e doverosa, sebbene temiamo che non potrà essere molto longeva.
16 JUL 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7854
BARE E TULIPANI, IN OLANDA DILAGA L'EUTANASIA DI COPPIA di Tommaso Scandroglio
L'amore è forte come la morte, constata il Cantico dei Cantici. E c'è chi ne ha dato una interpretazione assai discutibile e personale. Dopo quasi cinquant'anni di matrimonio, Jan ed Els hanno deciso di morire insieme. La chiamano bi-eutanasia. Lui, 70 anni, aveva un mal di schiena cronico. Lei era affetta da demenza senile. Entrambi hanno trovato insopportabile vivere così e vivere l'uno senza l'altra. «Se prendi un sacco di medicine, vivi come uno zombie», aveva ammesso Jan, «quindi, tenuto conto del dolore che provo e della malattia di Els, penso che dobbiamo mettere la parola fine a tutto questo». Nei Paesi Bassi, dove la coppia viveva, sta al candidato alla fossa decidere quando il dolore è diventato insopportabile. Così ha deciso la legge.
Il medico di famiglia si è rifiutato di fare da sicario: secondo lui, Els mancava della necessaria capacità di intendere e volere per chiedere la morte. Ma, anche in assenza di patologie neurodegenerative, quale ragionevolezza, quale sanità mentale può albergare in una persona che vuole togliersi la vita? È atto irragionevole e chi lucidamente lo vuole degrada le proprie facoltà menali al pari di quelle di un malato di Alzheimer.
IL 5% DEGLI OLANDESI È MORTO PER EUTANASIA
In Olanda nel 2023 il 5% dei decessi è avvenuto non per morte naturale, ma tramite una forma particolare di omicidio: l'omicidio del consenziente o l'omicidio del non consenziente perpetrato per motivi pietistici. Insomma 9.068 persone sono morte per eutanasia. Tra queste, 66 se ne sono andate all'altro mondo in coppia. 33 casi di bi-eutanasia e il trend è naturalmente in crescita: 13 coppie nel 2020, poi 16 nel 2021 e infine 29 l'anno seguente. Tra questi casi anche quello dell'ex primo ministro olandese Dries van Agt e della moglie Eugenie, morti quest'anno (clicca qui).
Els van Leeningen e Jan Faber sono dunque morti il 3 giugno scorso, lui per un mal di schiena, lei perché guardava all'esistenza in modo sfuocato, con occhi troppo appannati. Vero: quando muore la persona amata, muori anche tu e, spesso, desidereresti congiungerti a lei al di là della morte. E non di rado accade che quando un coniuge esala l'ultimo respiro qui sulla terra per emetterne il primo in Cielo, anche l'altro si scopre a scrivere l'ultima pagina del suo diario e così anche lui (re)spira. Ma noi non abbiamo il dominio della nostra vita, ne siamo invece al servizio perché preziosissima, perché ci sovrasta con la sua magnificenza che si conserva intatta anche quando le sue gemme sfavillano della luce del dolore e dell'insufficienza.
Una bara per due sta dunque avendo una sinistra fortuna nei Paesi Bassi e come ogni mala pianta spargerà le sue sementi anche in altri Paesi a breve. I motivi? Potrebbero essere almeno due. Il primo è da rinvenire nel giudizio che la collettività olandese nutre nei confronti dell'eutanasia, un giudizio positivo. D'altronde è stata cresciuta a tulipani ed eutanasia sin dal 2002, anno del varo della relativa legge, e quindi la Donna con la falce è ormai diventata come un parente stretto, una di famiglia. Se dunque l'eutanasia è pratica moralmente buona, perché non bere dal suo calice anche in coppia?
EROS E THANATOS
In secondo luogo questo passo a due di una danza macabra si salda perfettamente con una certa narrativa sui legami amorosi nata già nell'antichità, ma che ha avuto accenti significativi nell'Umanesimo per poi esplodere nel Romanticismo. È il topos di eros e thanatos, un archetipo che salda l'amore alla morte per più motivi: il dolore letale per la perdita dell'amato (Tristano ed Isotta, I dolori del giovane Werther, Forte come la morte di Guy de Maupassant); la forza trascendente della morte che scioglie per sempre le relazioni è il negativo della forza parimenti trascendente dell'amore che lega in modo indissolubile gli amanti (Orfeo ed Euridice in cui Orfeo si reca nell'Oltretomba per far tornare in vita Euridice; la Divina Commedia dove Dante incontra Beatrice); la volontà di morire per amore dell'altro (Il grande Gatsby); la consunzione dell'amato per l'amante (Gustav von Aschenbach in La morte a Venezia di Thomas Mann); la morte come luogo in cui, purificato dalle scorie del contingente, l'amore potrà brillare nella sua adamantina perfezione (Il Piccolo Principe); il patto di morte stretto dagli amanti come necessario sigillo imperituro posto a fondamento del loro amore perché, se la vita finisce, la morte dura per sempre ed è dunque condizione perfettamente aderente alla natura dell'amore che è eterno (Romeo e Giulietta).
Seppur ricca di alcuni spunti suggestivi, questa retorica letteraria, in cui l'amato è la vita e la sua morte obbliga l'amore a scavalcare il tempo e lo spazio per giungere nell'Aldilà al fine di non separarsene mai, sta contribuendo non poco ad ammantare di fascinose vesti romantiche e decadenti la pratica della morte in tandem e a far scordare che sempre di omicidio o suicidio si tratta alla fine.
16 JUL 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7855
GENDER FOLLIE: LA SCUOLA DELLE SUORE METTE LA GONNA AI MASCHIETTI di Tommaso Scandroglio
La luce di Cristo viene sempre più scissa nei colori arcobaleno dentro le istituzioni cattoliche. Siamo a Rapallo, Scuola San Girolamo gestita dalle suore Somasche, ma con dipendenti tutti laici. Nell'istituto troviamo il nido, la scuola per l'infanzia e le elementari. Quale posto migliore per colorare di arcobaleno le pagine bianche dei cuori e delle menti dei bambini?
L'associazione femminile Soroptimist International ha realizzato per gli alunni di tutte le classi delle elementari - circa un centinaio di studenti - un progetto per la decostruzione degli stereotipi di genere, come oggi si usa dire. Insomma per inculcare nelle verdissime anime dei bambini l'idea che uomo e donna sono così uguali che si possono vestire allo stesso modo e possono usare gli stessi giochi. La presidente del Tigullio di Soroptimist, nonché ginecologa, Laura Grimaldi spiega: «Abbiamo scelto il tema della parità di genere [...] facendo confrontare i bambini con la psicologa Alice Garbarino, oltre che con le loro insegnanti».
E così ecco un disegno di un uomo con il kilt e sotto la scritta: «La gonna è per tutti». La strategia è furba: prendere ad esempio il kilt per dimostrare che anche gli uomini possono mettere la gonna. Ma l'obiezione è facilmente superabile: in Scozia quel particolare tipo di gonna - e non tutti i tipi di gonna - è un capo di abbigliamento fortemente maschile, in molti altri contesti culturali la gonna è capo di abbigliamento squisitamente femminile. È una convenzione e costrutto sociale? Sì, ma voluto per identificare la differenza uomo-donna, per marcare la loro appartenenza sessuale. Citando quindi il kilt ci si dà la zappa sui piedi, perché nel contesto culturale scozzese è un indumento esclusivamente maschile: il kilt esalta la mascolinità dell'uomo che lo indossa, non la deprime né la confuta. Un vero autogol, dunque. In Italia, di contro, la gonna è ancora indumento esclusivamente femminile. E perciò far indossare in Italia la gonna ad un uomo è un modo o per femminilizzarlo oppure per cancellare la differenza sessuale, non certo per esaltare la sua virilità.
A SCUOLA GIOCHI UNISEX
Il Secolo XIX, nell'articolo "A scuola giochi unisex", racconta che un altro disegno realizzato dai bambini è accompagnato dalla scritta «I Lego sono per tutti» e in un altro si può vedere un cowboy con tanto di tacchi. L'articolo ci informa che, nonostante questi disegni commissionati dai responsabili del progetto per dis-orientare gli alunni verso l'indifferenza sessuale, per questi bambini dalla dura cervice alcuni giochi e colori sono adatti ai maschi e altri alle femmine. Ma quando si chiede loro il motivo, non sanno rispondere. Il lettore è così incline a pensare che l'azzurro e il rosa e le pistole e la Barbie hanno una loro caratterizzazione sessuale solo perché stereotipi artificiosi calati dall'alto, costrutti patriarcali imposti per secoli, ma assolutamente arbitrari. Non ci sarebbe quindi una valida motivazione antropologica, incardinata nella natura dell'uomo, per spiegare l'attribuzione di colori e giochi a seconda del sesso, tanto è vero che i bambini, così facilmente influenzabili dagli stereotipi, non sanno spiegare perché le femmine si vestono di rosa e i maschi usano le pistole.
Rispondiamo in sintesi. In merito ai colori ripetiamo la spiegazione già fornita per il kilt: un certo portato culturale vuole giustamente assegnare ad alcuni colori una caratteristica riferita al sesso, questo per marcare l'identità sessuale maschile e femminile, perché grazie anche ai colori uomini e donne si possano identificare nel proprio sesso biologico e mostrarlo con soddisfazione agli altri. In tal modo una donna che userà il rosa si sentirà più donna ad esempio. Una convenzione maturata nei secoli, ma rispettosa della natura umana che si manifesta nella duplicità dei sessi. Un costrutto sociale, ma assolutamente in accordo all'identità sessuale delle persone. Quindi non tutte le consuetudini sono da rigettare, ma solo quelle contrarie alla dignità personale. Ed infine un distinguo importante: i colori sono una convenzione, ma il sesso non è una convenzione inventata dagli uomini, bensì una realtà che gli uomini devono riconoscere.
GIOCHI DIFFERENTI PER MASCHIETTI E FEMMINUCCE
In merito ai giochi invece il riferimento deve essere alla diversa psicologia femminile e maschile, quindi alle diverse attitudini, sensibilità, orientamenti. L'uomo e la donna hanno diverse inclinazioni naturali proprio perché differenti non solo fisicamente, ma anche metafisicamente e dunque psicologicamente. La diversità naturale porta a scegliere anche giochi diversi. Diversità che, ovviamente, si fonda sull'identica dignità personale.
Veniamo infine al perché i piccoli non sanno dare una spiegazione del fatto che ci siano colori differenti per maschietti e femminucce e giochi diversi a seconda del sesso del bambino. A tal proposito è sufficiente ricordare che l'incapacità di spiegare un fatto, non significa che il fatto sia necessariamente infondato. I bambini anche piccolissimi conoscono benissimo il principio di proprietà: sanno perfettamente quando una cosa è loro. E questo avviene per connaturalità. Il nome del formaggino Mio è una prova provata di questa asserzione. Però, tentate di farvi spiegare da un bambino di tre anni cosa sia la proprietà privata. Non saprà dirvi nulla. Ma la sua legittima ignoranza non cancella il fatto che esista la proprietà privata e che sin da piccolissimi riusciamo a riconoscerla.
Questo approccio femminista, che offre una splendida sponda alla teoria gender la quale predica, tra le altre cose, che l'identità sessuale deve lasciare il posto all'identità psicologica sessuale, ossia alla identità di genere - il sesso percepito è più importante del sesso biologico, tanto per intenderci - questo approccio, dicevamo, ha trovato terreno fertile laddove non avrebbe mai dovuto trovarlo, cioè in seno ad un istituto educativo retto da religiose. Ma, ahinoi, non ci stupiamo che sia accaduto. Il «Chi sono io per giudicare?» - frase pontificia volutamente ambigua perché non sappiamo se fosse riferita alla condizione omosessuale o alla responsabilità della persona omosessuale - ha figliato molte iniziative pastorali catto-gay ed infine Fiducia supplicans.
Cosa c'entra l'omosessualità con il progetto realizzato a Rapallo? C'entra eccome. Infatti l'omosessualità si poggia sull'implicito che la differenza sessuale è indifferente in tema di sentimenti e di eros. Maschio o femmina uguali sono. E dunque, viste tali premesse così autorevoli, cosa volete che sia, in una scuola cattolica, un corso per bambini ideato per seppellire la diversità sessuale sotto qualche metro cubo di inclusività e femminismo?
16 JUL 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7856
MAMMA A 63 ANNI, LA TECNICA ASSERVITA AI CAPRICCI DEGLI ADULTI di Tommaso Scandroglio
I miracoli della tecnologia oggi sono spesso degli abissi in cui si spegne il lume della ragione. Dei prodigi al contrario. Lei si chiama Flavia Alvaro, anni 63. Ad ottobre 64. Vuole essere mamma anche se l'età è più vicina a quella dei nonni. Naturalmente il concepimento per vie naturali è escluso, anche perché - così si evince dalle cronache - pare che Flavia sia single. L'età e la sua singletudine le impediscono qualsiasi percorso di fecondazione artificiale sul suolo italiano. Vola dunque in Ucraina, in guerra con la Russia e con le leggi naturali che regolano la procreazione. C'è un primo tentativo che finisce in un aborto spontaneo a tre mesi. Flavia non demorde e ritorna a Kiev mentre infuria il conflitto. Dato che non si possono usare gli ovociti della ultrasessantenne Flavia, si commissionano gli embrioni ad una coppia di giovani sportivi: lui bagnino e lei maestra di nuoto. Ergo Sebastian, questo il nome del piccolo che è nato in Versilia l'altro giorno, non è geneticamente figlio di Flavia. Lei ha messo a disposizione l'utero. La pratica richiama dunque l'utero in affitto, con la sola differenza che poi il bebè non verrà tolto alla gestante. Dunque, Flavia crede di essere la madre di Sebastian, ma non lo è, almeno geneticamente.
FIVET D'ANNATA
Questa Fivet d'annata esaspera ancor di più alcune patologie connaturate alla pratica della fecondazione artificiale. La più manifesta è la seguente: questo gol alla decenza, segnato ben oltre i tempi di recupero, mette ben in evidenza che al centro di tali pratiche non c'è il bambino, ma l'adulto. Il primo, oltre a nascere orfano di padre, può essere sacrificato innumerevoli volte, tante quante servono per avere il bambino in braccio. Ricordiamo che, almeno in Italia, più del 90% degli embrioni prodotti muore. Il bambino è invece la soddisfazione dei capricci dell'adulto, che non vuole proprio saperne di crescere anche dopo i 60 anni. Il desiderio del figlio, se ostinato, diventa pretesa: costi quel che costi, anche l'anagrafe deve flettersi alla volontà procreativa di chi ha più primavere alle spalle di quante ne ha davanti a sé.
Ma la storia della signora Flavia ha anche sue peculiarità che esulano dall'ambito della provetta procreativa. Questa vicenda è l'iperbolico paradigma della natura sociale dell'Occidente. Eduard Limonov ha scritto un libro il cui titolo già dice tutto: Grande ospizio occidentale. L'Occidente è malato di giovanilismo che sa tanto invece di senescenza. L'Occidente sta morendo. L'ambientalismo, la teoria del gender, la cancel culture, la decrescita felice, l'abortismo costituzionalizzato sono tutti figli malati di una madre vecchia e decrepita. La para-cultura contemporanea, al pari della signora Flavia, non può che concepire artificialmente alcuni suoi assiomi, perché i suoi principi non hanno nulla di naturale, di consono all'ordine naturale. La storia di Flavia diventa allora simbolo perfetto della decadenza attuale, del senso di dissoluzione imperante e pervasivo, del disfacimento di costumi, idee e aneliti: una mamma-nonna che cerca di generare vita per autogenerarsi, per scampare al tempo che segna il destino di tutti, per tentare di sottrarsi alla parabola discendente su cui in primis l'Europa sta scivolando. Più che immorale, patetico.
L'ETÀ NON È PIÙ UN DATO OGGETTIVO
Inoltre, questa vicenda applica alla perfezione la famosissima teoria di Bauman sulla liquidità della società attuale. Il confine tra uomo e donna è saltato, vedi la cosiddetta identità di genere, le religioni sono tutte uguali, un maschio può essere attratto sia da donne che da uomini. Parimenti l'età non è più un dato oggettivo, cristallizzato, definito, ma è anch'esso fluido. L'età diviene un fattore soggettivo, un percepito personalissimo. E dunque non si partorisce più solo da giovani, ma anche ad un passo dalla pensione, quasi che il figlio fosse il Tfr reclamato ad un'esistenza magra di soddisfazioni familiari. L'ha detto bene il generale Vannacci ai microfoni dell'Ansa: «Se c'è l'identità di genere, c'è anche l'identità d'età. Domani se mi sveglio e mi sento un ventenne mi devono cambiare la data di nascita sulla carta d'identità e magari vado in banca a chiedere un mutuo come se fossi un ventenne e non un cinquantacinquenne. [...] Non conta quello che siamo, ma come ci percepiamo. [...] Perché mi posso percepire di un sesso diverso, ma non di un'età diversa?».
Si mescolano le stagioni della vita, si frullano i desideri con gli anni nello shaker dell'individualismo, si scambiano le luci del tramonto per quelle dell'alba. Il tempo non solo si arresta, ma viene costretto ad ingranare la retromarcia e così le lancette dell'orologio girano in senso antiorario segnando un countdown al contrario che dura anni, decenni. Ma tutto questo è solo pirandellianamente finzione, mera illusione. Perché come un uomo che si crede donna rimane uomo, così la signora Flavia rimarrà una signora di 63 anni che ha dato alla luce un figlio non suo. Noi possiamo ingannarci, ma non possiamo ingannare la realtà.
19 JUN 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7831
ELEZIONI: I CATTOLICI HANNO VOTATO CON IL MAL DI PANCIA O NON HANNO VOTATO AFFATTO di Tommaso Scandroglio
Il cattolico - quello autentico, non quello che ha il santino di Tucho nel portafoglio e che spegne il condizionatore d'estate perché meglio che sudi lui che la Terra - il cattolico, dicevamo, ha avuto maggiori scrupoli di coscienza ed uguali mal di pancia rispetto al resto della popolazione quando ha deciso di recarsi alle urne o di non recarsi affatto.
Questo perché nessun partito politico rispecchia le sue idee che sono quelle della Chiesa. Il problema attuale non è individuare, tra le molte, la compagine politica più vicina o meno distante dai principi indicati dalla Dottrina sociale della Chiesa. Il problema sta nel fatto che tutte le compagini politiche sono in antitesi con la Dottrina sociale della Chiesa, chi in modo più marcato chi in modo meno marcato. Quest'ultimo è il caso dei partiti che formano la coalizione di centro destra. Purtroppo, tralasciando d'ufficio i liberal di Forza Italia, anche i leader di Fratelli d'Italia e Lega hanno più volte dichiarato, ad esempio, che la legge 194 non si tocca, affermazione vidimata con tanto di voto in Parlamento, e che sono a favore delle coppie gay. Per tacere d'altro. L'uscita di sicurezza è stata per molti la soluzione di votare il singolo candidato e non il partito. [...]
Dunque bene contribuire con il proprio voto al bene comune, riconoscendo al voto, però, il giusto peso. In altri termini dobbiamo stare tutti tranquilli e nello stesso tempo tutti in allerta. Tutti tranquilli perché la salvezza non viene dalla politica, ma dalla fede che diventa cultura. Da una parte la politica è specchio della cultura e quindi cambiando questa si può influenzare quella (è la dinamica che ha portato alla sentenza Dobbs della Corte costituzionale statunitense). Su altro fronte è anche vero che l'oligarchia composta da una minoranza di tecnocrati, che fanno politica ben al di sopra del Parlamento europeo e della Commissione europea, creano cultura (questa è la dinamica che si sta sviluppando negli States dopo la sentenza Dobbs), imponendo modelli valoriali, orientamenti ideologici, sensibilità, priorità, etc.
Tutti, poi, dobbiamo stare in allerta perché, destra o sinistra al potere in Italia, in Europa o nel Mondo, lo Stato rimarrà tuo nemico. Che sia Meloni o Schlein questo rimarrà uno Stato che permette la soppressione dei bambini, non nati e già nati (cfr. legge 219/17), l'industrializzazione della riproduzione umana, la morte per eutanasia, le unioni civili. Che si voti a destra o a manca, questo Stato rimarrà tuo nemico perché è ladro, rubandoti il sudore delle tue fatiche lavorative con imposte fuori scala e applicando il "compri uno paghi due" quando assumi qualcuno. Rimarrà tuo nemico perché è ostile alla famiglia, permettendo la rottamazione del coniuge e la conseguente infelicità dei figli, nonché incentivando politiche familiari vessatorie dato che applica il coefficiente proporzionale rispetto al nucleo familiare: tanti più figli avrai, tante più tasse pagherai.
Questo Stato poi rimarrà tuo nemico perché vuole toglierti la libertà: la libertà di mandare i tuoi figli nelle scuole non intitolate a Darwin, la libertà di espressione perché se critichi certe caste odi subito un tintinnio di manette oppure la scrivania dove lavori inizia a scricchiolare, la libertà di movimento perché le grandi città sono diventate fortini inespugnabili per le vetture immatricolate 10 anni fa, la libertà d'impresa perché è un'impresa capire e applicare normative bizantine, inarticolate, a volte nebulose e a volte dettagliatissime, contraddittorie, sganciate assolutamente dal reale e partorite da enigmisti.
In breve, che sia Meloni o Schlein, in ogni caso non avremmo avuto nemmeno più la libertà di togliere il tappo ad una bottiglia di plastica.
Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Tommaso Scandroglio, nell'articolo seguente dal titolo "Tarquinio bifronte esordisce arrampicandosi sugli specchi" spiega che l'ex direttore di Avvenire milita in un partito a favore dell'aborto, ma vuole mostrarsi anche pro-life, cioè sostiene la libertà di abortire ma senza che diventi un diritto: una contraddizione vivente che non avrà vita lunga nel Pd.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 17 giugno 2024:
Una volta erano molto diffuse le scuole di formazione politica in seno ai partiti politici. Oggi assai meno. Una di esse però tenacemente resiste e la si può trovare non formalmente all'interno di una compagine politica, bensì in casa cattolica. Parliamo di Avvenire. Grazie al giornale dei vescovi, Marco Tarquinio, come suo direttore per 14 anni, ha potuto impratichirsi nei fondamenti del pensiero progressista e scriverne per diffonderne il verbo.
Ma ogni scuola è tale perché vuole avviare i discenti al mondo del lavoro. E così anche per Tarquinio è arrivato il momento di trovare un posto di lavoro in politica: europarlamentare eletto nelle liste del Pd. Il salto compiuto ha comportato una nuova professione di fede nei valori del Partito Democratico, un messaggio di fedeltà verso i capi. Un messaggio recapitato a mezzo stampa.
È di sabato scorso infatti un'intervista a La Stampa in cui l'ex direttore di Avvenire parte all'attacco del governo Meloni perché nella Dichiarazione finale del G7 la parola aborto è assente, parola che invece era presente nella Dichiarazione dell'anno precedente e siglata ad Hiroshima. Ed infatti nella Dichiarazione attuale possiamo leggere: «Ci impegniamo a promuovere ulteriormente ed in modo integrale la salute e i diritti sessuali e riproduttivi (SRHR) per tutti» (p. 32). Detto ciò, anche i sassi ormai sanno che l'espressione "salute e diritti sessuali e riproduttivi" sta indicare l'aborto, la contraccezione e la sterilizzazione, espressione che gli organismi internazionali preferiscono proprio perché omnicomprensiva.
Ma il punto non è questo, il punto sono le parole dell'europarlamentare Pd: «Parlo da cattolico. E da cattolico dico che la dizione proposta prevedeva nient'altro che il pieno impegno per un aborto sicuro». Se il dott. Tarquinio si dice cattolico e a favore dell'aborto sicuro, sicuro qualcosa non torna. È come dirsi ecologista ed essere a favore della CO2. Ex pluribus citiamo Giovanni Paolo II: «Pertanto, con l'autorità che Cristo ha conferito a Pietro e ai suoi Successori, in comunione con i Vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l'uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale» (Evangelium vitae, n. 57).
Il dott. Tarquinio è tanto a favore dell'aborto che si lamenta con la Meloni che quella parola non è stata inserita nel testo finale del G7. Naturalmente il Nostro è a favore solo dell'aborto sicuro, quello promesso, egli tiene a ricordare, dalla 194. Dunque, applicando la proprietà transitiva, il piddino Tarquinio è anche a favore della 194. Ed aggiunge: «Chi è contro l'aborto sicuro vuole tornare alla mammane». A parte il fatto che l'espressione adottata nella Dichiarazione finale ricomprende e non esclude l'aborto sicuro, il vero problema sta nel fatto che il dott. Tarquinio sposa il principio che il male vada fatto in sicurezza. E no: chi vuole fare il male si deve assumere il rischio di compierlo anche a danno della propria persona. Altrimenti dovremmo togliere le cancellate per non rischiare che i ladri si infilzino mentre cercano di scavalcare le recinzioni a tutela della nostra proprietà. Dovremmo altresì disarmare le forze dell'ordine, altrimenti rapinatori, violentatori e consimili potrebbero anche ferirsi. E via dicendo. Lo Stato non deve permettere di compiere gli illeciti in modo sicuro sia perché un illecito morale mai può essere considerato un diritto da garantire libero da pericoli sia perché l'eventuale danno a carico di chi delinque rappresenta un valido deterrente. E sul piano naturale, i rischi per la salute della donna generati dall'aborto potrebbero essere intesi come una forma di legittima difesa predisposta da Madre Natura a tutela del bambino.
Ma proseguiamo nell'intervista. La giornalista de La Stampa insidia il neo-eletto ricordandogli che per lui l'aborto non è un diritto. Occorre trovare la quadratura del cerchio e Tarquinio ci riesce benissimo: «Nei vari Paesi dell'UE esiste un lessico diverso sull'aborto. C'è chi ne parla in termini di diritto e chi ne parla come libertà della donna». Poi il Nostro afferma che lui è nato perché sua madre non ha scelto di abortire (clandestinamente, dato che la 194 non era stata ancora varata) e conclude: «Sono nato da questa libertà. E la difendo», aggiungendo che questa libertà è stata inserita di recente in Costituzione dalla Francia. Un vero saggio di free climbing sugli specchi. La differenza tra libertà e diritti sta solo nel fatto che le libertà quando vengono riconosciute dall'ordinamento giuridico diventano diritti. Ora, dato che Tarquinio è favore della libertà di abortire non può che essere a favore del diritto di abortire che tutela questa libertà. Ed infatti è lui stesso ad esplicitarlo quando difende la 194 e quando incensa la scelta dei francesi di elevare la libertà di abortire a livello costituzionale. Insomma l'ex direttore gioca con le parole per tentare di non mostrarsi completamente abortista e un tantino pro-life.
Ma queste alla fine sono sottigliezze di fronte alla seguente affermazione: «Io difendo la vita ed ho rispetto della scelta delle donne». Il principio di non contraddizione si mette a piangere perché è in lutto. Se uno difende la vita n
4 JUN 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7813
IL PRIMO ''MATRIMONIO'' CATTOGAY, FRUTTO DI FIDUCIA SUPPLICANS di Tommaso Scandroglio
Ed eccoci arrivati al primo "matrimonio" cattogay. Pure misto, dato che una delle nubende è di religione metodista. Gli attori di questa messa in scena sacrilega sono: padre Joseph S. Williams, parroco della chiesa di St. Vincent de Paul, a Chicago, nell'arcidiocesi retta dal cardinale Blase Cupich; Kelli Beard, ministro metodista; Myah Knight che si definisce come una «persona QTBIPOC», ossia una «persona queer, trans, nera, indigena di colore», che si concentra sulla «navigazione dell'identità sessuale e di genere». Nel 2022, ha lanciato un cosiddetto «gruppo di sostegno al trauma religioso».
Veniamo alla celebrazione, da loro intesa come un vero e proprio matrimonio stando al formulario usato e ai gesti che hanno accompagnato questo formulario. P. Williams con tanto di stola: «Vi impegnate liberamente ad amarvi come sante spose [holy spouses]?». Beard: «Sì, lo voglio». Knight: «Sì, lo voglio». P. Williams: «Dio amorevole, accresci e consacra l'amore che Kelli e Myah nutrono l'una per l'altra. Gli anelli che si sono scambiate sono il segno della loro fedeltà e del loro impegno. Possano continuare a prosperare nella tua grazia e benedizione. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore». E infine, tracciando sulla coppia, in abiti da cerimonia, un segno di croce, il sacerdote ha pronunciato le seguenti parole: «La benedizione di Dio sia su di voi, Padre, Figlio e Spirito Santo». C'è anche un video, pubblicato su Instagram lo scorso 22 aprile, a testimoniare l'accaduto.
A provare che si trattava, nelle intenzioni dei presenti, di un matrimonio ci sono altre due prove. La prima: il commento del ministro metodista Beard, che così ha scritto sul suo account Instagram: «Myah ha sempre desiderato sposarsi nella cappella della sua Alma Mater, quindi l'ho sorpresa con una benedizione per il nostro matrimonio!». La seconda prova: sempre Beard nel suo account ha inserito nel post di commento al video degli hashtag significativi: #benedizioni cattoliche, #matrimonio dello stesso sesso e #nozze dello stesso sesso.
Nonostante tutto questo padre Williams, che si è riferito esplicitamente alla coppia lesbica come "spose", ha avuto l'ardire di affermare: «Il Santo Padre ha detto che le coppie dello stesso sesso possono essere benedette purché [tale benedizione] non rifletta una situazione matrimoniale... purché sia chiaro che non si tratta di un matrimonio». La realtà racconta l'opposto.
Alcune rapide riflessioni.
La prima: la benedizione di una coppia omosessuale, anche nel caso in cui non c'entrasse nulla con una benedizione matrimoniale, è atto intrinsecamente malvagio perché non si può bene-dire ciò che è contro natura, ossia intrinsecamente disordinato.
Seconda riflessione: un rito che mimi quello matrimoniale per benedire un'unione omosessuale rende più grave, dal punto di vista morale, la benedizione. Inutile aggiungere che il rito matrimoniale non trasforma una coppia omosessuale in una coppia sposata perché la diversità di sesso è requisito essenziale per far nascere il vincolo coniugale, sia per il diritto canonico che per il diritto naturale.
Terza riflessione: se non ci fosse un intervento formale dell'autorità ecclesiastica che almeno censurasse l'accaduto, ciò corrisponderebbe ad un gravissimo silenzio-assenso su ciò che si è svolto nella chiesa di St. Vincent de Paul. Quarta riflessione: è curioso che una delle due nubende fosse un ministro metodista e che quest'ultima fosse venuta in casa cattolica per celebrare le proprie "nozze" gay. Una chiara provocazione.
Quinta riflessione: era inevitabile che questo "matrimonio" cattogay prima o poi accadesse (e forse era già accaduto da qualche altra parte senza che i social potessero registrarlo) e accadesse in tempi record: a poco più di quattro mesi dalla pubblicazione di Fiducia supplicans. Inevitabile perché questo documento approva moralmente le unioni omosessuali. Ora, se le unioni omosessuali sono relazioni eticamente lecite, perché non permettere alle coppie gay di sposarsi? Sarebbe irragionevole benedire l'amore - supposto tale, ovviamente - tra due persone dello stesso sesso e poi negare loro il matrimonio. Accettata la premessa erronea - la relazione omosessuale esprime vero amore - si devono accettare anche tutte le conclusioni che derivano dalla premessa, matrimonio incluso. Benedetto il principio, occorre benedire anche tutte le declinazioni pratiche di questo principio. Altrimenti in cosa si cade? Bravi, avete capito al volo: nella discriminazione.
Il professore Tommaso Scandroglio, autore di diversi libri sulla legge naturale, sulla morale e sulla bioetica, sviluppa riflessioni interessanti sui temi più caldi del dibattito contemporaneo
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