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Il segreto meraviglioso del santo rosario (La Madre di Dio)
di San Luigi Maria Grignion de Montfort
di San Luigi Maria Grignion de Montfort
15 MAY 2022 · San Luigi Maria Grignion de Montfort
IL SEGRETO MERAVIGLIOSO DEL SANTO ROSARIO
ROSA BIANCA
Ai Sacerdoti
1. Ministri dell’Altissimo, predicatori della verità, araldi del Vangelo, permettete che vi presenti la rosa bianca di questo piccolo libro per mettervi nel cuore e sulle labbra le verità in esso esposte con semplicità e senza pretese. Nel cuore, affinché voi stessi intraprendiate la pia pratica del Rosario e ne gustiate i frutti. Sulle labbra, perché comunichiate agli altri la sua eccellenza e con tale mezzo li convertiate.
Guardatevi, ve ne prego, dal considerare piccola e di poca importanza questa santa pratica, come vogliono fare gli ignoranti e perfino molti dotti orgogliosi. Essa è veramente grande, sublime, divina.
Il cielo stesso ce l’ha data, e l’ha data proprio per convertire i peccatori più induriti e gli eretici più ostinati. Dio le ha annesso la grazia in questa vita e la gloria nell’altra. I santi l’hanno messa in atto ed i sommi Pontefici l’hanno autorizzata.
Felice il sacerdote e il direttore d’anime, cui lo Spirito Santo ha rivelato questo segreto che la maggior parte degli uomini non conosce o conosce molto superficialmente! Se egli ne avrà una concreta conoscenza lo reciterà ogni giorno e lo farà recitare agli altri. Dio e la sua santa Madre gli verseranno nell’anima grazie in abbondanza per far di lui uno strumento della loro gloria. Con la sua parola, sia pure disadorna, otterrà più frutto in un mese che gli altri predicatori in parecchi anni.
2. Cari confratelli, non contentiamoci dunque di consigliarlo agli altri; dobbiamo recitarlo noi stessi. Pur convinti in teoria dell’eccellenza del santo Rosario, se non lo recitiamo noi per primi, gli altri daranno ben poca importanza a quanto consiglieremo, perché nessuno può dare ciò che non ha. Gesù fece e insegnò
1: imitiamo Gesù Cristo che prima fece e poi insegnò. Imitiamo l’Apostolo che
conosceva e predicava soltanto Gesù Cristo crocifisso. Noi lo faremo predicando il santo Rosario che, come vedrete in seguito, non è soltanto una serie di Padre nostro e di Ave Maria, ma un compendio divino dei misteri della vita, passione, morte e gloria di Gesù e di Maria.
Se sapessi che l’esperienza concessami da Dio circa l’efficacia della predicazione del Rosario per convertire le anime, potesse persuadervi a diffonderlo, nonostante la tendenza contraria dei predicatori, vi racconterei le conversioni meravigliose che ho sperimentato predicando il Santo Rosario.
Mi limito a riferirvi, in questo compendio, qualche fatto antico e ben provato. Solo ho inserito, per vostra utilità, alcuni testi latini presi da buoni autori, che comprovano ciò che spiego al popolo in francese.
2 ROSA ROSSA
Ai Peccatori
3. A voi, peccatori e peccatrici, uno più peccatore di voi offre questa rosa arrossata dal sangue di Gesù Cristo perché vi adorni e vi salvi.
Empi e peccatori impenitenti gridano continuamente: Coroniamoci di rose2. Anche noi cantiamo:
Coroniamoci con le rose del santo Rosario. Ma quanto sono diverse le loro rose dalle nostre! Le loro sono i piaceri carnali, i vani onori, le ricchezze caduche che presto saranno appassite e imputridite. Le nostre, invece, sono i Padre nostro e le Ave Maria, recitati bene e accompagnati da buone opere di penitenza, e non appassiranno né passeranno mai. Tra centomila anni la loro bellezza splenderà come oggi.
Le loro tanto decantate rose hanno solo l’apparenza di rose: in realtà sono spine che pungono con il rimorso durante la vita, che trafiggono con il rimpianto all’ora della morte, che bruciano per tutta l’eternità nella rabbia e nella disperazione. Se le nostre rose hanno spine, queste sono spine di Gesù Cristo che egli tramuta in rose. Se le nostre rose pungono, esse pungono solo per qualche istante, unicamente per guarirci dal peccato e per salvarci.
4. Facciamo a gara per coronarci con queste rose del paradiso, recitando ogni giorno un Rosario, cioè tre corone di cinque decine ciascuna come altrettante ghirlande di fiori: 1) per onorare le tre corone di Gesù e di Maria: la corona di grazia di Gesù nell’incarnazione, la sua corona di spine nella passione, la sua corona di gloria in cielo, e la triplice corona che Maria ha ricevuto in cielo dalla SS. Trinità;
2) per ricevere da Gesù e da Maria tre corone: la corona di meriti in questa vita, la corona di pace in morte, la corona di gloria in paradiso.
Se sarete fedeli a recitarlo devotamente fino alla morte, nonostante l’enormità delle vostre colpe, credetemi: riceverete la corona di gloria che non appassisce3. Anche se vi trovate sull’orlo dell’abisso o con un piede nell’inferno, se avete perfino venduto l’anima al diavolo come uno stregone o siete un eretico indurito e ostinato come un demonio, presto o tardi vi convertirete e vi salverete. Purché – lo ripeto e notate bene i termini del mio consiglio – diciate devotamente ogni giorno fino alla morte il santo Rosario, per conoscere la verità ed ottenere la contrizione e il perdono dei vostri peccati.
Troverete in questo libro parecchi esempi di grandi peccatori convertiti per mezzo del santo Rosario.
Leggeteli e meditateli.
Dio solo.
ROSETO MISTICO
Ai Devoti
5. Anime devote e illuminate dallo Spirito Santo, non vi dispiaccia che io vi offra un piccolo roseto mistico, venuto dal cielo, perché lo piantiate nel giardino della vostra anima. Esso non danneggerà i fiori profumati delle vostre contemplazioni. È molto olezzante e tutto divino: non guasterà affatto il disegno delle vostre aiuole. Purissimo e ben ordinato esso porta tutto all’ordine e alla purezza. Se ogni giorno lo si annaffia e lo si coltiva a dovere, cresce ad altezza prodigiosa e si estende tanto che non solo non ostacola tutte le altre devozioni, ma le conserva e le perfeziona. Voi che siete spirituali mi capite! Questo roseto è Gesù e Maria nella vita, nella morte, nell’eternità.
6. Le verdi foglie di questo rosaio esprimono i misteri gaudiosi di Gesù e di Maria; le spine, i dolorosi; e i fiori, quelli gloriosi. Le rose in bocciolo ricordano l’infanzia di Gesù e di Maria, le rose sbocciate rappresentano Gesù e Maria nella sofferenza, le rose completamente schiuse mostrano Gesù e Maria nella gloria e nel trionfo.
La rosa rallegra con la sua bellezza: ecco Gesù e Maria nei misteri gaudiosi. Essa punge con le sue spine: eccoli nei misteri dolorosi. Essa dà gioia con la soavità del profumo: eccoli infine nei misteri gloriosi.
Non disprezzate, dunque, la mia pianticella rigogliosa e divina. Piantatela voi stessi nella vostra anima prendendo la risoluzione di recitare il Rosario. Coltivatela e annaffiatela recitandolo fedelmente ogni giorno, accompagnandolo con opere buone. Vi accorgerete che questo seme, ora all’apparenza tanto piccolo, diventerà col tempo un grande albero, dove gli uccelli del cielo, cioè le anime predestinate e di alta contemplazione, faranno il loro nido e la loro dimora. Sotto la sua ombra saranno protette dagli ardori del sole, sulle sue cime troveranno difesa dalle bestie feroci della terra e scopriranno un delicato nutrimento nel suo frutto, l’adorabile Gesù, al quale sia ogni onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen. Così sia.
Dio solo.
15 MAY 2022 · BOCCIOLO DI ROSA
Ai Bambini
7. A voi bambini, offro un bel bocciolo di rosa. È uno dei piccoli grani della vostra corona che a voi sembra una cosa da poco. E invece quanto prezioso è questo grano! Quanto meraviglioso è questo bocciolo! E come si aprirà interamente se recitate con devozione l’Ave Maria! Consigliarvi di recitare un Rosario tutti i giorni sarebbe domandarvi troppo. Dite almeno ogni giorno con molta attenzione la corona di cinque decine che è una piccola ghirlanda di rose che ponete in capo a Gesù e a Maria.
Datemi retta. Ed ora ascoltate questa bella storia e non dimenticatela.
8. Due sorelline stavano sull’uscio di casa a recitare devotamente il Rosario, quando apparve
una bella Signora che avvicinatasi alla più piccola, di circa sette anni, la prese per mano e la
condusse con sé. La sorella maggiore, meravigliata, ne va alla ricerca, non la trova e rientra
piangente in casa per avvertire che hanno portato via la sorella. Il papà e la mamma la cercano inutilmente per tre giorni, finché alla sera del terzo giorno la trovano sulla soglia di casa. Era lieta in volto e festosa. Le chiedono da dove venga ed ella risponde che la ignora, alla quale diceva il suo Rosario, l’aveva condotta in un bel luogo, le aveva dato cose buone da mangiare e le aveva messo fra le braccia un grazioso bambino, al quale lei aveva dato tanti baci. I genitori, da poco convertiti alla fede, chiamano il padre gesuita che li aveva istruiti nella fede e nella devozione al Rosario e gli raccontano l’accaduto. Da lui abbiamo appreso questo fatto avvenuto nel Paraguay.
Bambini, imitate le due sorelline. Come loro recitate ogni giorno il Rosario e meriterete di andare in paradiso, di vedere Gesù e Maria, se non proprio in questa vita, certo dopo la morte per tutta l’eternità. Così sia.
Sapienti e ignoranti, giusti e peccatori, grandi e piccoli lodino e salutino giorno e notte Gesù e Maria con il santo Rosario. «Salutate Maria, che ha faticato molto per voi»
15 MAY 2022 · PRIMA DECINA
ECCELLENZA DEL SANTO ROSARIO
NELL’ORIGINE E NEL NOME
Rosa Prima
9. Il Rosario contiene due elementi: l’orazione mentale e l’orazione vocale. Quella mentale consiste nella meditazione dei principali misteri della vita, della morte e della gloria di Gesù Cristo e della sua santissima Madre. Quella vocale consiste nel dire quindici decine di Ave Maria, ognuna preceduta da un Padre nostro, meditando e contemplando le quindici principali virtù praticate da Gesù e da Maria nei quindici misteri del santo Rosario.
Nella prima corona composta di cinque decine, si onorano e si considerano i cinque misteri gaudiosi; nella seconda i cinque misteri dolorosi; nella terza i cinque misteri gloriosi. In questo modo il Rosario risulta composto da preghiere vocali e da meditazione per onorare e imitare i misteri e le virtù della vita, della passione e morte e della gloria di Gesù Cristo e di Maria.
Rosa Seconda
10. Il santo Rosario, essendo sostanzialmente composto dalla preghiera di Gesù Cristo e dal saluto angelico – il Padre nostro e l’Ave Maria – e dalla meditazione dei misteri di Gesù e di Maria, è senza dubbio la prima preghiera e la principale devozione in uso presso i fedeli, dal tempo degli Apostoli e dei primi discepoli, di secolo in secolo giunta fino a noi.
11. Tuttavia, nella forma e nel metodo in cui è recitato attualmente, fu ispirato alla Chiesa e
suggerito dalla Vergine a san Domenico per convertire gli eretici Albigesi e i peccatori, soltanto nel 1214, nel modo che sto per dire, così come lo riferisce il beato Alano della Rupe nel suo celebre libro De Dignitate Psalterii.
San Domenico, vedendo che i peccati degli uomini erano di ostacolo alla conversione degli
Albigesi, si ritirò in una foresta presso Tolosa e vi restò tre giorni e tre notti in continua
preghiera e penitenza. E tali furono i suoi gemiti e i suoi pianti, le sue penitenze a colpi di
disciplina per placare la collera di Dio che cadde svenuto. La Vergine santa gli apparve allora accompagnata da tre principesse del cielo e gli disse: «Sai tu, mio caro Domenico, di quale arma si è servita la SS. Trinità per riformare il mondo?». «Signora mia – le rispose – tu lo sai meglio di me, perché dopo tuo Figlio Gesù sei stata il principale strumento della nostra salvezza». Ella soggiunse: «Sappi che l’arma più efficace è stato il Salterio angelico, che è il fondamento della Nuova Alleanza; perciò se tu vuoi conquistare a Dio quei cuori induriti, predica il mio Salterio».
Il Santo si ritrovò consolato e ardente di zelo per la salvezza di quelle popolazioni, andò nella cattedrale. Immediatamente le campane, mosse dagli angeli, suonarono a distesa per radunare gli abitanti. All’inizio della sua predica si scatenò un furioso temporale; il suolo sussultò, il sole si oscurò, tuoni e lampi continui fecero impallidire e tremare tutto l’uditorio. Il loro spavento crebbe quando videro una effigie della Vergine, esposta in un luogo ben visibile, alzare per tre volte le braccia al cielo e chiedere la vendetta di Dio su di loro, qualora non si convertissero e non ricorressero alla protezione della santa Madre di Dio. Questo prodigio del cielo infuse la più alta stima per la nuova devozione del Rosario e ne estese la conoscenza. Il temporale finalmente cessò per le preghiere di san Domenico, che proseguì il discorso spiegando l’eccellenza del santo Rosario con tanto fervore e forza da indurre quasi tutti gli abitanti di Tolosa ad abbracciarne la pratica e a rinunciare ai propri errori. In breve tempo si notò nella città un grande cambiamento di costumi e di vita.
Rosa Terza
12. Questo prodigioso stabilirsi del santo Rosario, che ricorda un poco il modo in cui Dio diede la Legge al mondo sul Sinai, mostra con chiarezza l’eccellenza di questa divina pratica. San Domenico, ispirato dallo Spirito Santo, istruito dalla Vergine e dalla sua personale esperienza finché visse predicò il Rosario con l’esempio e con la parola, nelle città e nelle campagne, ai grandi e ai piccoli, ai sapienti e agli ignoranti, ai cattolici e agli eretici. Il santo Rosario, ch’egli recitava ogni giorno, era la sua preparazione alla predica e il suo appuntamento dopo la predicazione.
13. Un giorno – ricorreva la festa di san Giovanni Evangelista – il Santo stava in una cappella
dietro l’altare maggiore della cattedrale di Notre-Dame a Parigi e recitava il santo Rosario per prepararsi a predicare. La Vergine gli apparve e disse: «Domenico, la predica che hai preparato è buona, ma molto migliore è questa che ti porto». San Domenico riceve dalle mani di lei il libro in cui è scritto il discorso, lo legge, lo gusta, lo fa suo e ringrazia la Vergine santa. All’ora della predica sale il pulpito e, dopo aver detto in lode di san Giovanni Evangelista soltanto ch’egli aveva meritato di essere il custode della Regina del cielo, dichiara all’illustre uditorio dei grandi e dei dottori abituati a discorsi singolari e forbiti, che avrebbe continuato non con le dotte parole della sapienza umana, ma con la semplicità e la forza dello Spirito Santo. E li intrattenne sul Rosario, spiegando loro parola per parola, come a dei bambini, il saluto angelico, servendosi dei paragoni molto semplici che aveva letto nel foglio che gli aveva dato la Santa Vergine.
14. Ecco le parole del dotto Cartagena che ha preso dal libro del beato Alano della Rupe
intitolato De Dignitate Psalterii. Il beato Alano afferma che san Domenico gli disse in una
rivelazione: «Figlio mio, tu predichi, ma perché tu non abbia a ricercare la lode umana più che la salvezza delle anime, ascolta quanto mi accadde a Parigi. Dovevo predicare nella grande chiesa dedicata alla beata Vergine Maria e volevo parlare in modo ingegnoso, non per orgoglio ma per riguardo alla qualità elettissima degli uditori. Mentre pregavo, come ero solito per un’ora circa prima del discorso, in una cappella dietro l’altare maggiore, recitando il Rosario, fui rapito in estasi. Vidi la divina Madre, mia amica, porgermi un libretto e dirmi: “Domenico, la predica che hai preparato è buona, ma molto migliore è questa che ti porto”. Tutto lieto prendo il libro, me lo leggo per intero e, come ella aveva detto, vi trovo ciò che bisognava predicare. La ringraziai di cuore. Venuta l’ora di predicare, avevo davanti l’intera Università di Parigi ed un gran numero di signori, informati o testimoni essi pure, delle meraviglie operate dal Signore per mio mezzo.
Salgo all’ambone. Era la festività di san Giovanni Evangelista, ma dell’apostolo io mi limito a dire che meritò di essere il custode della Regina del cielo. Poi passai a dire così all’uditorio: “Signori e Maestri illustri, voi siete abituati ad ascoltare discorsi eleganti ed elevati, però oggi non voglio rivolgervi le dotte parole della sapienza umana, ma rivelarvi lo Spirito di Dio e la sua forza”». E allora, nota Cartagena seguendo il beato Alano, S. Domenico spiegò, con paragoni e similitudini familiari, il saluto angelico.
15. Il beato Alano della Rupe, come dice lo stesso Cartagena, riferisce diverse altre apparizioni di Nostro Signore e della Santa Vergine a san Domenico per stimolarlo ed infervorarlo sempre più a predicare il santo Rosario per distruggere il peccato e convertire i peccatori e gli eretici. Ad un certo punto il Cartagena scrive: «Il beato Alano dice che la Santa Vergine gli rivelò come suo Figlio Gesù Cristo era apparso a san Domenico e gli aveva detto: “Domenico, io mi compiaccio nel constatare che non ti appoggi sulla tua sapienza, che lavori con umiltà alla salvezza delle anime e non cerchi di piacere agli uomini vani. Molti predicatori, invece, usano fin dal principio tuonare contro i peccati più gravi, ignorando che prima di somministrare un rimedio gravoso bisogna preparare il malato. Per questo devono innanzitutto esortare gli uditori ad amare la preghiera e specialmente il mio Salterio angelico. Se tutti incominceranno a pregare così, senza dubbio la divina clemenza sarà propizia a quanti persevereranno. Predica dunque il mio Salterio”».
16. Ed altrove dice: «Tutti i predicatori cristiani all’inizio del discorso, fanno recitare ai fedeli il saluto angelico per ottenere il favore divino. Questa usanza proviene da una rivelazione fatta dalla Vergine a san Domenico: “Figlio mio – gli disse – non meravigliarti se non riesci nella tua predicazione. Tu lavori su un terreno non ancora irrigato dalla pioggia. Sappi che quando Dio volle rinnovare il mondo mandò prima la pioggia, cioè il saluto angelico; in tal modo il mondo fu riformato. Nelle tue prediche esorta dunque a recitare il Rosario e raccoglierai grandi frutti per le anime”. Così fece sempre san Domenico e ciò spiega il pieno successo della sua predicazione».
17. Mi sono permesso di riportare parola per parola questi passi latini di raccomandabili autori per comodità dei predicatori e delle persone istruite che potrebbero mettere in dubbio la meravigliosa efficacia del santo Rosario.
Finché, sull’esempio di san Domenico, i predicatori propagarono la devozione al Rosario, la pietà e il fervore fiorirono negli ordini religiosi fedeli a questa pratica e nel mondo cristiano. Ma da quando si cominciò a trascurare questo dono venuto dal cielo, si videro dappertutto peccato e disordine.
Rosa Quarta
18. Ogni cosa, anche la più santa, quando dipende in modo particolare dalla volontà degli uomini, è soggetta a mutamento. Non bisogna meravigliarsi se la Confraternita del santo Rosario perseverò nel fervore primitivo solo per lo spazio di circa cento anni dalla sua istituzione; in seguito essa fu quasi sepolta nell’oblio. All’abbandono del santo Rosario, contribuirono senza dubbio molto la malizia e l’invidia del demonio che volle arrestare il corso delle grazie di Dio attirate sul mondo da tale devozione.
Infatti nel 1349 la giustizia divina colpì tutti i regni d’Europa con la più orribile peste che fosse mai venuta. Partita dal Levante si diffuse ....
testo completo : http://www.santorosario.net/segreto.htm
19 MAY 2022 · Rosa Quinta
21. Strettamente parlando c’è un solo tipo di confraternita del Rosario di 150 Ave Maria. Ma se si considera il fervore delle differenti persone che praticano questa devozione, ve ne sono di tre specie: quella del Rosario comune o ordinario, quella del Rosario perpetuo e quella del Rosario quotidiano.
La Confraternita del Rosario ordinario ne esige la recita una volta alla settimana; quella del Rosario perpetuo, una volta all’anno, quella del Rosario quotidiano chiede che lo si reciti ogni giorno e per intero, cioè di 150 Ave Maria.
L’omissione di uno di questi Rosari non comporta peccato, neppure veniale, poiché l’impegno è assolutamente volontario e in sovrappiù; però non deve iscriversi nella confraternita chi non sia risoluto a recitarlo come è prescritto dagli statuti, secondo le sue possibilità senza venir meno agli obblighi del proprio stato. Perciò, quando la recita del Rosario coincide con un’azione imposta dal dovere di stato, questa deve essere preferita per quanto santo sia il Rosario. Quando in caso di malattia non lo si possa recitare né intero, né in parte senza aggravare il male, non vi è obbligo di recitarlo. Quando per obbedienza legittima o per dimenticanza involontaria o per urgenza, non è stato possibile recitarlo non c’è peccato neppure veniale; non manca nemmeno la partecipazione alle grazie e ai meriti dei confratelli e delle consorelle che nel mondo recitano il Rosario.
Cristiano, se per pura negligenza, tu non lo reciti, purché non vi sia formale disprezzo, non pecchi, assolutamente parlando; ma perdi la partecipazione alle preghiere, alle buone opere, ai meriti della confraternita. Inoltre a causa della tua infedeltà nelle cose piccole e di libera scelta, cadrai insensibilmente nell’infedeltà alle cose grandi e di stretto obbligo, perché «chi disprezza le piccole cose cadrà a poco a poco»
Rosa Sesta
22. Da quando san Domenico stabilì questa devozione fino al 1460, anno in cui il beato Alano della Rupe la rinnovò per ordine del cielo, essa è detta Salterio di Gesù e di Maria, sia perché contiene tanti saluti angelici quanti salmi ha il Salterio di Davide, sia perché i semplici e gli ignoranti che non possono recitare il Salterio di Davide, ricavano dalla recita del Rosario lo stesso frutto e anche più abbondante:
1) perché il Salterio angelico ha un frutto più nobile, cioè il Verbo Incarnato, mentre il Salterio davidico lo predice solamente;
2) come la realtà supera la figura e il corpo l’ombra, così il Salterio della Vergine supera quello di Davide che ne fu solo l’ombra e la figura;
3) perché la SS. Trinità stessa ha fatto il Salterio della Vergine, ossia il Rosario composto dal Padre Nostro e dall’Ave Maria. Ecco quanto riferisce a questo proposito il dotto Cartagena: «L’illustrissimo scrittore d’Aix-la-Chapelle (J. Beyssel) dice nel suo libro De Rosacea Corona dedicato all’imperatore Massimiliano: Non si può sostenere che il saluto mariano sia di recente invenzione, ma si diffuse con la Chiesa stessa. Infatti alle prime origini della Chiesa i fedeli più maturi celebravano assiduamente le lodi divine con la triplice cinquantina dei salmi di Davide. Tra i semplici, che trovavano parecchie difficoltà nel servizio divino, nacque una santa emulazione... Essi pensarono, e giustamente, che nel celeste elogio del Rosario sono inclusi tutti i misteri divini dei salmi; soprattutto perché i salmi cantavano Colui che doveva venire mentre questa formula di preghiera si rivolge a Lui già venuto. Per questo incominciarono a chiamare Salterio di Maria le tre cinquantine di saluti, premettendo ad ogni decina l’orazione domenicale come avevano visto fare da chi recitava i salmi».
23. Il Salterio o Rosario della Vergine è diviso in tre corone di cinque decine ciascuna: 1) per onorare le tre Persone della SS. Trinità; 2) per onorare la vita, la morte e la gloria di Gesù Cristo; 3) per imitare la Chiesa trionfante, per aiutare la Chiesa militante e dare sollievo alla Chiesa purgante; 4) per modellarsi sulle tre parti del Salterio, di cui la prima riguarda la vita purgativa, la seconda la vita illuminativa e la terza la vita unitiva; 5) per colmarci di grazie in questa vita, di pace alla morte e di gloria nell’eternità.
Rosa Settima
24. Da quando il beato Alano della Rupe rinnovò questa devozione, la voce del popolo, che è la voce di Dio, le diede il nome di Rosario, cioè corona di rose. E ciò per significare che ogni volta che si recita devotamente il Rosario si pone in capo a Gesù e a Maria una corona di 153 rose bianche e di 16 rose rosse del paradiso, che non perderanno mai la loro bellezza e il loro splendore.
La Vergine approvò e confermò questo nome di Rosario, rivelando a parecchi che con le Ave Maria recitate in suo onore le si fa dono di altrettante gradite rose e di tante corone di rose quanti sono i Rosari recitati.
25. Frate Alfonso Rodriguez della Compagnia di Gesù (oggi sant’Alfonso Rodriguez), recitava il Rosario con tale ardore che vedeva spesso uscire dalla sua bocca ad ogni Padre nostro una rosa vermiglia e ad ogni Ave Maria una rosa bianca, uguale in bellezza e profumo, diversa solo nel colore. Le cronache di san Francesco raccontano che un giovane religioso aveva la lodevole abitudine di recitare ogni giorno prima del pasto la corona della Vergine santa. Un giorno, non si sa per qual motivo, la omise. Quando suonò l’ora del pranzo, egli pregò il superiore di permettergli di recitarla prima di sedersi a tavola e col suo permesso si ritirò in cella. Tardando molto a ripresentarsi, il superiore mandò un religioso a chiamarlo. Il confratello lo trovò risplendente di luce celeste; la Vergine e due angeli erano accanto a lui. Ad ogni Ave Maria usciva dalla sua bocca una bella rosa: gli angeli prendevano le rose, una dopo l’altra e le ponevano sul capo della Vergine che mostrava di gradire ciò. Altri due religiosi, mandati a vedere la causa del ritardo degli altri, poterono anch’essi ammirare il sorprendente spettacolo, la Vergine scomparve solo quando la recita dell’intera corona ebbe termine.
Il Rosario è dunque una grande corona di rose; una parte del Rosario è una piccola ghirlanda di fiori o piccola corona di rose celesti che si mette in capo a Gesù e a Maria. Come la rosa è la regina dei fiori, così il Rosario è la rosa e la prima fra le devozioni.
22 MAY 2022 · Rosa ottava
26. Non è possibile dire quanto la Santa Vergine stimi il Rosario più di tutte le devozioni, quanto sia magnifica nel ricompensare chi lo predica, lo stabilisce e lo coltiva; e, al contrario, quanto sia terribile contro chi lo avversa. San Domenico nulla ebbe tanto a cuore durante la sua vita quanto il lodare la Vergine, predicare la sua grandezza, spingere tutti a onorarla con il Rosario. A sua volta, la potente Regina del cielo non cessò di versare benedizioni a piene mani su questo santo; ne coronò le fatiche con mille prodigi e miracoli, gli ottenne sempre da Dio ciò che egli chiedeva per intercessione di lei; come sommo favore lo rese vittorioso sull’eresia degli Albigesi e lo fece padre e patriarca di un grande Ordine.
27. E che dirò del beato Alano della Rupe, restauratore di questa devozione? La Vergine santa l’onorò più volte di sue visite per istruirlo sui mezzi di assicurarsi la propria salvezza, di diventare un buon sacerdote, perfetto religioso ed imitatore di Gesù Cristo. Nelle tentazioni e orribili persecuzioni dei demoni che lo riducevano ad una estrema tristezza, quasi alla disperazione, ella lo consolava, dissipando, con la sua soave presenza, nubi e tenebre. Fu lei che gli insegnò il metodo per dire il Rosario, gliene fece conoscere l’eccellenza e i frutti; lo insignì del glorioso titolo di suo novello sposo e come pegno del suo casto affetto gli mise al dito un anello, al collo una collana fatta dei suoi capelli e gli diede una corona del Rosario.
L’abate Tritemio, il dotto Cartagena, il sapiente Martino Navarro ed altri parlano di lui con grandi lodi. Dopo aver attirato alla Confraternita del Rosario più di centomila persone, morì a Zwolle nelle Fiandre, l’8 settembre 1475.
28. Il demonio, geloso dei grandi frutti che il beato Tommaso di San Giovanni, celebre predicatore del Rosario, otteneva con questa pratica, gli causò con i maltrattamenti una lunga e noiosa malattia dichiarata dai medici senza speranza di guarigione. Una notte in cui era sicuro di morire il demonio gli apparve sotto orride sembianze. Egli alzò devotamente gli occhi e il cuore verso un’immagine della Vergine posta a capo del letto e gridò con tutte le forze: «Aiutami, soccorrimi, o mia dolcissima Madre!».
Aveva appena pronunciato queste parole quando la Vergine, dalla sacra immagine, gli tese la mano e stringendogli un braccio disse: «Non temere, Tommaso, figlio mio, eccomi in tuo aiuto.
Alzati e continua a predicare la devozione al mio Rosario, come hai i cominciato. Io ti difenderò da tutti i tuoi nemici». Alle parole della Vergine il demonio fuggì, il malato si alzò perfettamente guarito, ringraziò la sua cara Madre versando copiose lacrime e continuò a predicare il Rosario con meraviglioso successo.
29. La Santa Vergine non favorisce solo i predicatori del Rosario: ella ricompensa con magnificenza anche chi, con l’esempio, attira gli altri a questa devozione.
Alfonso, re di León e di Galizia, desiderando che tutti i suoi domestici onorassero la Vergine santa con il Rosario, pensò bene di portare al fianco una grossa corona per incitarli con il suo esempio, senza ch’egli tuttavia lo recitasse. In tal modo indusse tutti i componenti la corte a recitarlo devotamente. Il re si ammalò e giunse agli estremi e quando lo si credeva morto, fu rapito in spirito al tribunale di Gesù Cristo. Vide i diavoli che l’accusavano di tutti i delitti che aveva commesso; il divin Giudice era già sul punto di condannarlo alla pena eterna, quando la Vergine intervenne presso il Figlio in favore del re. Si prese allora una bilancia, si misero su un piatto tutti i peccati del re; la Vergine santa mise sull’altro piatto il grosso Rosario che Alfonso aveva portato per onorarla e vi aggiunse i Rosari che dietro il suo esempio aveva fatto recitare. Tutto questo pesò più dei peccati. Ed allora la Vergine gli disse guardandolo benignamente: «Ho
ottenuto da mio Figlio, come ricompensa del piccolo servizio che mi hai reso portando il Rosario, il prolungamento della tua vita per alcuni anni. Impiegali bene e fai penitenza».
Ritornato in sé il re esclamò: «O benedetto Rosario della Santa Vergine, per il quale sono stato liberato dalla dannazione eterna». E dopo aver riacquistato la salute, fu sempre devoto del Rosario che recitò ogni giorno. I devoti della Vergine santa si studino di attirare il maggior numero possibile di fedeli nella Confraternita del santo Rosario, ad esempio di questi santi e di questo re. Godranno dei suoi favori quaggiù e la vita eterna: Chi mi esalta avrà la vita eterna.
Rosa Nona
30. Vediamo ora che ingiustizia sia impedire il progresso della Confraternita del Rosario e con quali castighi Dio ha punito gli infelici che l’hanno disprezzata e hanno voluto distruggerla. Benché la devozione al Rosario sia stata autorizzata dal cielo con molti prodigi e sia stata approvata dalla Chiesa con molte bolle pontificie, non mancano neppur oggi libertini, empi e spiriti forti che si adoperano a screditare la Confraternita del Rosario o almeno ad allontanarne i fedeli. È facile constatare che le loro lingue sono infette di veleno infernale e che essi sono mossi dallo spirito maligno. Nessuno infatti, può disapprovare la devozione del santo Rosario senza condannare quanto la religione cristiana ha di più santo, cioè l’orazione domenicale, il saluto angelico, i misteri della vita, della morte e della gloria di Gesù Cristo e della sua santa Madre.
Questi spiriti orgogliosi che non possono soffrire la recita del santo Rosario, cadono spesso, senza avvedersene, nello spirito riprovevole degli eretici che detestano la corona e il Rosario. Avere in orrore le Confraternite è allontanarsi da Dio e dalla vera pietà, dal momento che Gesù Cristo ci assicura di trovarsi in mezzo a coloro che si riuniscono nel suo nome. Neppure è da buon cattolico trascurare le tante e grandi indulgenze che la Chiesa accorda alle Confraternite. Infine è agire da nemico della salvezza delle anime il distogliere i fedeli dalla Confraternita del Rosario, poiché con questo mezzo essi lasciano il peccato e si danno alla pietà. San Bonaventura disse, con ragione, che chi trascura la devozione alla Vergine santa morirà nel peccato e si dannerà. Quali castighi devono attendersi, allora, coloro che distolgono gli altri dalla sua devozione!
22 MAY 2022 · Rosa decima
31. Mentre san Domenico predicava questa devozione in Carcassonne, un eretico metteva in ridicolo i miracoli e i quindici misteri del Rosario: ciò impediva la conversione degli eretici. In punizione Dio permise a quindicimila demoni di possederlo. I suoi genitori allora lo condussero al beato Padre affinché lo liberasse dagli spiriti maligni. Egli si mise in preghiera ed esortò la folla a recitare con lui ad alta voce il Rosario. Ed ecco che ad ogni Ave Maria la Vergine scacciava dal corpo dell’eretico cento demoni sotto forma di carboni ardenti. Completamente liberato, quell’infelice abiurò i suoi errori, si convertì e volle iscriversi nella Confraternita del Rosario, seguito da molti correligionari, scossi da questo castigo e dalla forza del Rosario.
32. Il dotto Cartagena, dell’Ordine di san Francesco, riferisce con molti altri autori, che nel 1482, quando il venerabile Padre Giacomo Sprenger e i suoi religiosi lavoravano con grande zelo per ristabilire la devozione e la Confraternita del Rosario a Colonia, due celebri predicatori, gelosi dei grandi frutti che ottenevano con questa pratica, presero a screditarla nei propri discorsi, e poiché avevano del talento e un grande credito, dissuadevano molte persone dall’entrare nella Confraternita. Uno dei due, per meglio riuscire nel perverso intento, compose un appropriato discorso da tenere la domenica. Venuta l’ora della predica egli non comparve; lo si attese, lo si cercò e fu trovato morto senza che nessuno l’avesse potuto assistere. L’altro predicatore, persuaso che l’accaduto fosse dipeso solo da cause naturali, decise di supplirlo nella triste impresa di far abolire la Confraternita. Ma all’ora della predica Dio lo colpì di paralisi che gli tolse il movimento e la parola. Riconoscendo allora la propria colpevolezza e quella del collega, ricorse in cuor suo alla Vergine santa, promettendole di predicare dappertutto il Rosario con lo stesso zelo con cui l’aveva combattuto; la supplicò di rendergli a tale scopo la salute e la parola. La Vergine santa l’esaudì; ed egli, guarito improvvisamente, si alzò come un novello Saulo, cambiato da persecutore in apostolo del Rosario. Fece riparazione pubblica della sua colpa e predicò in seguito con molto zelo ed eloquenza l’eccellenza del santo Rosario.
33. Sono certo che gli spiriti forti e critici del nostro tempo, leggendo questi racconti, ne metteranno in dubbio l’autenticità, come sempre usano fare. Eppure io altro non ho fatto che trascriverli da buoni autori contemporanei e in parte da un recente libro del padre domenicano Antonin Thomas, intitolato Il Roseto mistico. Tutti sanno che esistono tre specie di fede da prestare ai vari racconti. Agli avvenimenti narrati dalla Sacra Scrittura dobbiamo una fede divina; ai racconti profani che non ripugnano alla ragione e che sono scritti da buoni autori, una fede umana; ai racconti pii riferiti da buoni autori e per nulla contrari alla ragione, alla fede e alla morale, anche se talvolta sono straordinari, una fede pia. Convengo che non bisogna essere né troppo creduli né troppo critici e che in tutto occorre tenere il giusto mezzo per trovare la verità e la virtù. Ma sono anche convinto che come la carità crede facilmente tutto ciò che non è contrario alla fede e alla morale: la carità tutto crede8 , così l’orgoglio porta a negare quasi tutti i racconti ben accertati, col pretesto che non si trovano nella Sacra Scrittura.
SECONDA DECINA
ECCELLENZA DEL SANTO ROSARIO NELLE PREGHIERE CHE LO COMPONGONO
Rosa Undicesima
34. Il Credo o Simbolo degli Apostoli, recitato sul crocifisso della corona, essendo il sacro compendio delle verità cristiane, è preghiera molto meritoria, perché la fede è base, fondamento e principio di tutte le virtù cristiane, di tutte le verità eterne e di tutte le preghiere gradite a Dio. Chi si avvicina a Dio deve credere: chi si avvicina a Dio con la preghiera deve incominciare con un atto di fede; più avrà fede e più la sua preghiera sarà efficace e meritoria per lui e gloriosa per Dio. Non mi dilungherò in spiegazioni sulle parole del Simbolo Apostolico. Non posso, tuttavia, far a meno di affermare che le prime tre parole: Credo in Deum (Io credo in Dio) – le quali contengono gli atti delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità – hanno una meravigliosa efficacia per santificare l’anima e vincere il demonio. Molti santi con queste parole hanno vinto le tentazioni, specialmente quelle contro la fede, la speranza e la carità, sia in vita sia nell’ora della morte. Esse sono le ultime parole che san Pietro martire tracciò come meglio poteva col dito sulla sabbia quando, colpito al capo dalla sciabola di un eretico, stava per spirare.
35. La fede è la sola chiave che ci fa entrare nei misteri di Gesù e di Maria contenuti nel santo Rosario. Perciò all’inizio occorre recitare il Credo con grande attenzione e devozione, e più la nostra fede sarà viva e forte, più il Rosario sarà meritorio. Questa fede deve essere viva e animata dalla carità: in altre parole, per ben recitare il Rosario bisogna essere in grazia di Dio o per lo meno decisi di riacquistarla. Deve essere una fede robusta e costante, cioè nel Rosario non dobbiamo cercare soltanto il gusto sensibile e la consolazione spirituale. Non dobbiamo abbandonarlo perché abbiamo tante distrazioni involontarie nello spirito, uno strano disgusto nell’anima, una noia opprimente e un assopimento prolungato nel corpo. Per recitare bene il Rosario non sono necessari gusti, consolazioni, sospiri, slanci, lacrime. Neppure si richiede una continua applicazione dell’immaginazione. Bastano la fede pura e la retta intenzione. Sola fides sufficit .
Rosa Dodicesima
36. Il Padre nostro o orazione domenicale trae la sua prima eccellenza dall’autore che non è un uomo o un angelo, ma il Re degli angeli e degli uomini, Gesù Cristo. «Era necessario – dice san Cipriano – che Colui che veniva come Salvatore a darci la vita della grazia, ci insegnasse come celeste Maestro il modo di pregare». La sapienza del divino Maestro appare luminosa nell’ordine, nella dolcezza, nella forza e nella chiarezza di questa divina preghiera, che è breve, ma ricca di insegnamenti, accessibile ai semplici e colma di misteri per i sapienti. Il Padre nostro contiene tutti i nostri doveri verso Dio, gli atti di tutte le virtù e la richiesta per ogni nostro bisogno spirituale e materiale. È il compendio del Vangelo – dice Tertulliano. Supera – dice Tommaso da Kempis – tutti i desideri dei santi, contiene in breve tutte le soavi aspirazioni dei salmi e dei cantici; chiede tutto ciò che ci è necessario, loda Dio in modo eccellente, eleva l’anima dalla terra al cielo e l’unisce strettamente a Dio.
24 MAY 2022 · Rosa Dodicesima
36. Il Padre nostro o orazione domenicale trae la sua prima eccellenza dall’autore che non è un uomo o un angelo, ma il Re degli angeli e degli uomini, Gesù Cristo. «Era necessario – dice san Cipriano – che Colui che veniva come Salvatore a darci la vita della grazia, ci insegnasse come celeste Maestro il modo di pregare». La sapienza del divino Maestro appare luminosa nell’ordine, nella dolcezza, nella forza e nella chiarezza di questa divina preghiera, che è breve, ma ricca di insegnamenti, accessibile ai semplici e colma di misteri per i sapienti. Il Padre nostro contiene tutti i nostri doveri verso Dio, gli atti di tutte le virtù e la richiesta per ogni nostro bisogno spirituale e materiale. È il compendio del Vangelo – dice Tertulliano. Supera – dice Tommaso da Kempis – tutti i desideri dei santi, contiene in breve tutte le soavi aspirazioni dei salmi e dei cantici; chiede tutto ciò che ci è necessario, loda Dio in modo eccellente, eleva l’anima dalla terra al cielo e l’unisce strettamente a Dio.
37. San Giovanni Crisostomo dice che chi non prega come ha pregato e insegnato il divino Maestro, non è suo discepolo. Dio Padre gradisce di essere invocato non con preghiere formulate dalla sapienza umana, ma con quella insegnataci da suo Figlio. Dobbiamo recitare l’orazione domenicale con la certezza che l’eterno Padre la esaudirà, perché è la preghiera del Figlio suo, che sempre egli esaudisce, del quale noi siamo le membra. Potrebbe un Padre così buono rifiutare una richiesta così ben concepita e appoggiata sui meriti e sulla raccomandazione di un così degno Figlio? Sant’Agostino assicura che il Padre nostro recitato bene cancella i peccati veniali. Il giusto cade sette volte. L’orazione domenicale contiene sette domande con le quali può rimediare alle sue cadute e fortificarsi contro i suoi nemici. Questa preghiera è breve e facile, affinché, siccome siamo fragili e soggetti a tante miserie, riceviamo un più pronto aiuto recitandola più spesso e più devotamente.
38. Disingannatevi, dunque, anime devote che trascurate l’orazione composta dal Figlio di Dio e da lui ordinata a tutti i fedeli. Voi stimate solo le preghiere composte dagli uomini, come se l’uomo, anche il più illuminato, sapesse meglio di Gesù Cristo come dobbiamo pregare. Voi cercate nei libri degli uomini il modo di lodare e pregare Dio quasi vi vergognaste di usare quello prescrittoci dallo stesso suo Figlio. Voi siete persuasi che le preghiere contenute nei libri sono per i sapienti e per i ricchi, mentre il Rosario è solo per le donne, i bambini e la gente del popolo, come se le lodi e le preghiere che leggete fossero più belle e più gradite a Dio di quelle contenute nell’orazione domenicale. Lasciar da parte la preghiera raccomandata da Gesù Cristo per servirsi di preghiere composte dagli uomini è pericolosa tentazione. Non disapproviamo le preghiere composte dai santi per eccitare i fedeli a lodare Dio, ma non possiamo ammettere che siano preferite a quella uscita dalla bocca della Sapienza incarnata, che si lasci la sorgente per mettersi in cerca di ruscelli, che si disdegni l’acqua limpida per bere l’acqua torbida. Sì, perché insomma il Rosario, che si compone dell’orazione domenicale e del saluto angelico, è quest’acqua limpida e perenne che sgorga dalla sorgente della grazia, mentre le altre preghiere cercate nei libri sono solo dei ruscelli molto piccoli che ne derivano.
39. Possiamo chiamare felice chi recita la preghiera insegnata dal Signore, meditandone attentamente ogni parola. Vi troverà tutto ciò di cui ha bisogno, tutto ciò che può desiderare. Con questa meravigliosa preghiera prima di tutto ci cattiviamo il cuore di Dio invocandolo con il nome di Padre. Padre nostro. Il più tenero dei padri, onnipotente nella creazione, stupendo nel conservarla, sommamente amabile nella sua Provvidenza, buonissimo anzi infinitamente buono nella Redenzione. Dio è nostro Padre, noi siamo tutti fratelli, il cielo è la nostra patria e la nostra eredità. Non basta questo per ispirarci l’amore di Dio, l’amore del prossimo e il distacco da tutte le cose della terra? Amiamo dunque un tale Padre e ripetiamogli mille volte: Padre nostro che sei nei cieli. Tu che riempi il cielo e la terra con l’immensità della tua essenza e dappertutto sei presente; tu che sei nei santi con la tua gloria, nei dannati con la tua giustizia, nei giusti con la tua grazia, nei peccatori con la tua pazienza che li sopporta, fa’ che ci ricordiamo sempre della nostra celeste origine, che viviamo come veri tuoi figli e che tendiamo sempre verso te solo con tutto l’ardore dei nostri desideri. Sia santificato il tuo nome. Il nome del Signore è santo e temibile – dice il re-profeta – e il cielo risuona delle lodi incessanti dei serafini alla santità del Signore Dio degli eserciti – esclama Isaia. Con queste parole chiediamo che tutta la terra conosca e adori gli attributi di Dio tanto grande e santo; che egli sia conosciuto, amato e adorato dai pagani, dai turchi, dagli ebrei, dai barbari e da tutti gli infedeli; che tutti gli uomini lo servano e lo glorifichino con fede viva, con ferma speranza, con ardente carità, rinunciando ad ogni errore. In una parola chiediamo che tutti gli uomini siano santi perché egli è santo. Venga il tuo regno. Regna nelle nostre anime con la tua grazia in questa vita, affinché meritiamo di regnare con te dopo la morte nel tuo regno, che è la suprema ed eterna felicità che noi crediamo, speriamo e aspettiamo: felicità che la bontà del Padre ci ha promesso, che i meriti del Figlio ci hanno acquistato e che la luce dello Spirito Santo ci ha rivelato. Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Nulla certamente può sottrarsi alle disposizioni della divina Provvidenza che ha tutto previsto, tutto sistemato prima che accada. Nessun ostacolo la devia dal fine che si è prefissa. Perciò, quando chiediamo a Dio che sia fatta la sua volontà, non temiamo – dice Tertulliano – che qualcuno si opponga efficacemente all’attuazione dei suoi disegni, ma acconsentiamo umilmente a tutto quanto gli è piaciuto di ordinare a nostro riguardo. E chiediamo di compiere sempre e in ogni cosa la sua santissima volontà, a noi nota nei comandamenti, con la stessa prontezza, amore e costanza con cui gli angeli e i beati gli obbediscono in cielo.
40. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Gesù Cristo ci insegna a chiedere a Dio tutto ciò che è necessario alla vita del corpo e alla vita dell’anima. Con queste parole confessiamo umilmente la nostra miseria e rendiamo omaggio alla Provvidenza dichiarando che aspettiamo dalla sua bontà tutti i beni temporali. Con la parola pane chiediamo il necessario per la vita, il superfluo è escluso. Questo pane lo chiediamo oggi, cioè limitiamo al giorno presente ogni nostra sollecitudine, fiduciosi nella Provvidenza per l’indomani. Chiediamo il pane quotidiano, ammettendo che i nostri bisogni rinascono sempre e mostrando il continuo bisogno che abbiamo della protezione e dell’aiuto di Dio. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. I nostri peccati – dicono sant’Agostino e Tertulliano – sono debiti contratti con Dio, debiti dei quali la sua giustizia esige il pagamento sino all’ultimo centesimo. E noi tutti abbiamo di questi tristi debiti! Però, nonostante le numerose nostre colpe, accostiamoci a lui con fiducia e diciamogli con sincero pentimento: «Padre nostro che sei nei cieli, perdona i peccati del nostro cuore e della nostra bocca, i peccati di azione e di omissione che ci rendono infinitamente colpevoli agli occhi della tua giustizia. Sì, perdonali perché anche noi, figli di un Padre clemente e misericordioso, perdoniamo per obbedienza e per carità a coloro che ci hanno offeso». E non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. E non permettere che per la nostra infedeltà alle tue grazie noi soccombiamo alle tentazioni del mondo, del demonio e della carne. Ma liberaci dal male che è il peccato, dal male della pena temporale e della pena eterna da noi meritate. Così sia. Espressione molto consolante che è – dice san Girolamo – come il sigillo posto da Dio alla fine delle nostre domande per assicurarci che ci ha esauditi. È come se Dio stesso ci dicesse: «Amen! Sia fatto secondo le vostre richieste. Io le ho esaudite in verità». È ciò che significa la parola Amen.
22 JUN 2022 · Rosa Diciassettesima
49. Tra le mirabili cose rivelate dalla Santa Vergine al beato Alano della Rupe – e noi sappiamo che questo grande devoto di Maria confermò sotto giuramento le rivelazioni avute – ve ne sono tre particolarmente notevoli: la prima, che è segno probabile e prossimo di dannazione eterna la negligenza, la tiepidezza e l’avversione per il saluto angelico, che ha restaurato il mondo; la seconda, che i devoti di tale saluto divino portano un gran segno di predestinazione; la terza, che quanti hanno ricevuto dal cielo la grazia di amare la Santa Vergine e di servirla con affetto, devono essere estremamente solleciti a continuare ad amarla e a servirla, finché suo Figlio per mezzo di lei non li abbia fatti cittadini del cielo, nel grado di gloria proporzionato ai loro meriti.
50. Gli eretici, tutti figli del demonio che portano segni evidenti della loro riprovazione, hanno in orrore l’Ave Maria. Imparano bensì il Padre nostro, ma l’Ave Maria no: preferirebbero portare addosso un serpente piuttosto che la corona del Rosario. Tra i cattolici coloro che recano il marchio della riprovazione non si curano del Rosario, ne trascurano la recita oppure lo dicono con tiepidezza e in fretta.
Quand’anche non prestassi fede alcuna alle rivelazioni fatte al beato Alano della Rupe, basterebbe la mia personale esperienza per convincermi di questa terribile e dolce verità. Io non so, e nemmeno vedo chiaramente come una devozione così piccola in apparenza, possa essere segno infallibile di eterna salvezza e il non averla sia segno di riprovazione. Tuttavia, nulla di più vero.
Vediamo anche i seguaci delle nuove dottrine condannate nei nostri tempi dalla Chiesa, trascurare assai, nonostante tutta la loro pietà apparente, la devozione al Rosario e adoperarsi con i più speciosi pretesti a levarla dalla mente e dal cuore delle persone che li avvicinano. Certo, essi si guardano bene dal condannare apertamente, come fanno i calvinisti, la corona, il Rosario, lo scapolare, ma il loro modo di procedere è tanto più dannoso quanto è più sottile. Ne parleremo in seguito.
51. La mia Ave Maria, il mio Rosario o la mia corona è la mia preghiera, è la mia più sicura
pietra di paragone per distinguere quelli che sono condotti dallo Spirito di Dio da quelli che sono nell’illusione dello spirito maligno. Ho conosciuto anime che sembrava volassero come aquile fino alle nubi con la loro sublime contemplazione, ed erano invece disgraziatamente ingannate dal demonio. Ed ho potuto scoprire la loro illusione soltanto con l’Ave Maria e il Rosario che rigettavano come al di sotto di loro.
L’Ave Maria è una rugiada celeste e divina che cadendo nell’anima di un predestinato, le comunica una fecondità meravigliosa per produrre ogni sorta di virtù. E più l’anima è irrigata da questa preghiera, più diviene illuminata nello spirito, infiammata nel cuore e fortificata contro ogni suo nemico.
L’Ave Maria è una freccia penetrante e infuocata: se un predicatore la unisce alla parola di Dio che annuncia, acquista la forza di trafiggere, commuovere e convertire i cuori più induriti, anche se non ha molto talento naturale per la predicazione. Fu questa la saetta segreta che la Vergine santa – come ho già detto – insegnò a san Domenico e al beato Alano per convertire gli eretici e i peccatori.
Da qui è nata l’abitudine dei predicatori di dire un’Ave Maria all’inizio dei loro discorsi, come assicura sant’Antonino.
Rosa Diciottesima
52. Questo divino saluto attira su di noi la benedizione abbondante di Gesù e di Maria. È un principio infallibile, infatti, che Gesù e Maria ricompensano in modo magnifico chi li glorifica; essi ricambiano al centuplo le benedizioni ricevute. «Io amo coloro che mi amano... per dotare di beni quanti mi amano e riempire i loro tesori». È quanto esclamano Gesù e Maria: «Amiamo quelli che ci amano, li arricchiamo e riempiamo i loro tesori». «Chi semina benedizioni, raccoglierà benedizioni». Orbene, recitare devotamente il saluto angelico non è forse amare, benedire e glorificare Gesù e Maria?
In ogni Ave Maria rivolgiamo una doppia benedizione, una a Gesù e una a Maria: «Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù». Con ogni Ave Maria rendiamo a Maria lo stesso onore che Dio le rese salutandola per bocca dell’arcangelo Gabriele. Ora, chi potrebbe pensare che Gesù e Maria, i quali tante volte fanno del bene a chi li maledice, rispondano con maledizioni a quelli e quelle che li benedicono e li onorano con l’Ave Maria? Sarebbe forse la Regina del cielo – si chiedono san Bernardo e san Bonaventura – meno riconoscente e onesta delle persone di qualità elevata in questo mondo? Tutt’altro: ella le supera anche in questa virtù come in tutte le altre perfezioni; perciò non consentirà mai che noi l’onoriamo con rispetto e che ella non ci renda il centuplo. «Maria – dice san Bonaventura – ci saluta con la grazia se noi la salutiamo con l’Ave Maria».
Chi potrà comprendere le grazie e le benedizioni che operano in noi il saluto e lo sguardo benigno della Santa Vergine?
Nel momento in cui intese il saluto rivoltole dalla Madre di Dio, santa Elisabetta fu piena di Spirito Santo e il bambino che portava in seno trasalì di gioia. Se ci rendiamo degni del saluto e della benedizione reciproci della Santa Vergine, senza dubbio saremo riempiti di grazia e un torrente di consolazioni spirituali si riverserà nella nostra anima.
Rosa Diciannovesima
53. Sta scritto: «Date e vi sarà dato». Prendiamo il paragone del beato Alano: «Se io ti dessi ogni giorno centocinquanta diamanti, quand’anche tu fossi mio nemico non mi perdoneresti? e come amico non mi faresti ogni favore possibile? Vuoi arricchirti dei beni della grazia e della gloria? Saluta la Vergine santa, onora la tua buona Madre». Chi onora la madre è come chi accumula tesori.
Offrile ogni giorno almeno cinquanta Ave Maria ciascuna delle quali contiene quindici pietre
preziose, a lei più gradite di tutte le ricchezze della terra. Che cosa non potrai aspettarti dalla sua liberalità? Ella è nostra Madre e nostra amica; è l’imperatrice dell’universo e ci ama più di quanto tutte insieme le madri e le regine abbiano amato un uomo mortale, perché – dice sant’Agostino – la carità della Vergine SS. sorpassa tutto l’amore naturale di tutti gli uomini e di tutti gli angeli.
54. Un giorno Nostro Signore apparve a santa Gertrude contando delle monete d’oro. La santa osò chiedergli che cosa contava. «Conto – rispose Gesù – le tue Ave Maria, è la moneta con cui si acquista il mio paradiso».
Il pio e dotto Suarez, della Compagnia di Gesù, stimava talmente il merito del saluto angelico che diceva: «Darei volentieri tutta la mia scienza per il valore di un’Ave Maria detta bene».
55. Il beato Alano così si rivolge alla Vergine: «Colui che ti ama, o Maria, ascolti e si rallegri. Il cielo è nell’esultanza, la terra nell’ammirazione quando dico: Ave Maria. Satana fugge, l’inferno trema quando dico: Ave Maria. Ho in orrore il mondo, l’amore di Dio nel mio cuore quando dico: Ave Maria.
Il mio torpore svanisce, le mie passioni si spengono quando dico: Ave Maria. Cresco nella devozione, provo dolore per i miei peccati quando dico: Ave Maria. La mia speranza si consolida, la mia consolazione aumenta quando dico: Ave Maria. Si allieta il mio spirito, scompare la mia tristezza quando dico: Ave Maria.
È tanto grande la dolcezza di questo amabile saluto, che parola d’uomo non riesce ad esprimerla. E dopo averne detto meraviglie, esso rimane così nascosto e così profondo che sfugge ad ogni indagine. È breve nelle parole ma grande nei misteri. È più dolce del miele, più prezioso dell’oro.
Bisogna averlo di continuo nel cuore per meditarlo, sulle labbra pure per ripeterlo devotamente». Lo stesso beato Alano riferisce, nel capitolo 69 del suo De Dignitate Psalterii, che una religiosa devotissima del Rosario apparve dopo morte a una consorella e le disse: «Se potessi tornare in vita per dire una sola Ave Maria, anche senza molto fervore, per avere il merito di questa preghiera soffrirei volentieri di nuovo tutti i dolori che ho sofferto prima di morire». Si noti che ella aveva sofferto atrocemente per anni.
Il segreto meraviglioso del santo rosario (La Madre di Dio)
di San Luigi Maria Grignion de Montfort
di San Luigi Maria Grignion de Montfort
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