Totò Troia è un operaio: non ha niente di speciale da offrire al mondo, se non le sue mani. Potrebbe esser il ‘proletario’ per eccellenza di comunista memoria. Ma lui è l’uomo qualunque, a un certo punto consapevole di esserlo. Un giorno compra una pistola. Deve uccidere tre persone per un motivo che riguarda la giustizia, dell’uomo qualunque. Ogni uomo qualunque ha un nemico che pensa di uccidere. Lui ne uccide due. Viene riconosciuto da qualcuno, e tramite un identikit viene individuato dalla polizia NAZIONALE. Sarà un rapporto che durerà a lungo ma che non porterà mai a una cattura in senso stretto. Totò Troia ha una donna, qualunque. Si chiama Elena. Fuma cigarillos, è sempre triste. Viaggiano tra una conoscenza vaga e l’amore. Si vedono, si dimenticano. In fondo anche se vivessero insieme la loro storia sarebbe più o meno uguale, perché l’uomo qualunque finisce sempre con lo sposarsi senza amore. Totò Troia ha alcuni amici, tutti mediocri rappresentanti dell’universo umano. Tra questi Pasquale Cutrone, che a un certo punto gli offre sua moglie per raccattare cinquanta euro. Totò Troia frequenta le puttane, delle quali riconosce un altro valore sociale e non solo. Infine, la LEGGE proverà a catturarlo, per una vendetta che non è la legge, ma che riguarda l’attacco a un persona in quanto tale approfittando del potere della legge. Sarà Elena a vendicare l’uomo qualunque nei confronti del vero nemico dell’uomo qualunque, ossia lo Stato.
Qual è il succo di tutto? LA MIA OPINIONE E’ CHE L’UOMO QUALUNQUE NON E’ UNA NULLITA’, MA UNA GRANDE ENERGIA ANTI-STATO, ANTI-REGOLE SOCIALI, TENUTO A BADA DAL ‘CASO’.