Mario De Biasi e Milano. Edizione Straordinaria [ITA]
Mario De Biasi e Milano. Edizione Straordinaria [ITA]
#1 [ITA] Introduzione
18 OCT 2023 · «Benvenuti, sono Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano Carlo Maria Martini, dove ci troviamo oggi.
Negli ultimi anni il museo ha rafforzato molto l’attenzione al linguaggio della fotografia e, infatti, proseguendo su questa linea, vogliamo ricordare con questa mostra il centenario della nascita di Mario De Biasi.
Attraverso il suo grande talento, la sua straordinaria competenza tecnica, la sua insaziabile curiosità di uomo e di artista, De Biasi racconta Milano con un occhio incredibilmente nuovo e interessante, cogliendo gli aspetti più poetici del quotidiano.
Ci sembra quindi giusto che la sua città di adozione gli renda omaggio nelle sale di questo museo, da sempre legato a Milano e al pubblico che la abita.De Biasi, così attento ai grandi fatti della storia quando si trova in giro per il mondo, qui racconta invece una dimensione più intima e autenticamente umana. In una città frenetica come la nostra, il fotografo ci chiede di rallentare suggerendoci la sua modalità di sguardo: ci invita a scoprire in noi il suo stesso desiderio di conoscere.
Non mi resta ora che augurarvi una buona visita».
Esplorare il mondo attraverso l’occhio del fotografo Mario De Biasi significa immergersi in una galassia di scatti, realizzati nel corso di ben novanta anni di vita, di cui quasi settanta di fotografia. Attraverso l'obiettivo delle sue macchine fotografiche – ne aveva sempre tre o quattro al collo ovunque andasse – De Biasi si è misurato nel difficile compito di catturare tutto l’esistente, organizzandolo secondo le sue personali categorie mentali. Mondadori Portfolio, l’agenzia fotografica del Gruppo Mondadori - l’editore a cui il fotografo ha dedicato la sua carriera - ha raccolto, valorizzato e digitalizzato un nucleo fondamentale del suo vasto archivio, specchio fedele di questo mondo.È Maria Vittoria Baravelli - co-curatrice della mostra insieme a Silvia De Biasi, figlia del fotografo - a guidarci nei primi passi attraverso l’opera di questo protagonista della fotografia del Novecento.
«È vero, Mario De Biasi è stato assolutamente un “giramondo”, come amava chiamarlo sua moglie. Ma dopo ogni viaggio faceva sempre rientro a casa, a Milano. È sempre stata il suo vero campo base! Questa mostra è proprio dedicata alla visione del fotografo su questa città. Una Milano esplorata lentamente, in cui ciascun dettaglio svela qualcosa di più sull’occhio di chi la guarda, raccontandoci al contempo di più chi siamo stati, e anche, perché no, su chi potremmo essere o saremo. Si può dire che De Biasi sia davvero riuscito a mettere a fuoco il desiderio, cioè quella volontà di esserci e di capire i luoghi e i tempi in si vive.Ma sapete chi era davvero De Biasi? Un uomo che non si è mai considerato un grande fotografo, anzi, si è sempre stupito dell’attenzione che il suo lavoro suscitava nelle persone. Un uomo che ha perennemente nutrito un’innata curiosità verso l’“altro”, da cui ha sempre cercato di imparare per poi condividere, dando tutto sé stesso e impegnandosi fino a spingersi al limite».
“Mario De Biasi e Milano. Edizione Straordinaria” è una produzione di Mondadori Portfolio.
Si ringraziano Greenberg Traurig Santa Maria Studio Legale Associato, Modulnova, San Carlo, Graphicscalve e Litosud per il loro contributo che ha reso possibile questa mostra.
#2 [ITA] Ritratto di Mario De Biasi
18 OCT 2023 · Vi è mai capitato di riscoprire dopo anni una vecchia fotografia incollata sulla pagina in cartoncino di un album? Una semplice immagine può improvvisamente farci tornare alla mente memorie inattese, quasi volesse parlarci. Qui, De Biasi si sceglie come soggetto; l’impermeabile ben allacciato, i capelli un po’ arruffati, ma soprattutto… una macchina fotografica fra le mani. Quello strumento, come dirà Bruno Munari, diventerà l’estensione naturale della sua stessa persona.Silvia De Biasi, figlia del fotografo e co-curatrice della mostra, ci svela gli esordi di un giovane fotografo.
«Questa foto è per me particolarmente significativa. Io stessa ho scoperto la sua storia solo dopo la morte di mio padre, riordinando il suo vasto archivio. Quello che vedete è il suo primo autoritratto, scattato nel 1945 a Norimberga, in Germania. Mio padre guarda la macchina fotografica con un’espressione a metà fra il desiderio e il rispetto: ne è follemente innamorato. Accanto all’immagine, si nota scritto, in tedesco e in italiano, “il mio sogno è qui”, affiancato al piccolo disegno di una macchina fotografica.Mio papà era nato nel 1923 in un piccolo paese alle porte di Belluno. Rimasto orfano a dieci anni si trasferisce successivamente a Milano, dove prende un diploma da radiotecnico per poi lavorare alla Magneti Marelli di Sesto San Giovanni. Nel ’44, in piena guerra, viene inviato al lavoro coatto presso la Siemens di Norimberga. Lì, fra le macerie della città bombardata trova della carta fotografica, alcuni liquidi per lo sviluppo e un libro sulla fotografia. È tutto quello che basta per far scattare la sua più viva curiosità.
La sua fortuna fu scoprire che la persona che lo ospitava in casa era proprio un appassionato dell’argomento, che poté fornirgli i suoi primi rudimenti tecnici. Da principiante autodidatta, mio padre capì istantaneamente che la fotografia era la sua passione… il suo sogno!
Da questo sogno tramutato in realtà tutto ha inizio».
#3 [ITA] Coppia in Viaggio di Nozze sulle Terrazze del Duomo (Le Scarpe Strette)
18 OCT 2023 · Il modo migliore per abbracciare Milano in un unico sguardo è sicuramente vederla dall’alto. Ne era convinto anche Mario De Biasi che di questa città ha fatto la sua casa.Fermatevi un istante a osservare la fotografia. Riconoscete lo scenario dello scatto? Sono le terrazze del Duomo: in fondo, chi se non la Madonnina, gode della vista più suggestiva della città! Nel contesto incantato delle guglie, di spalle all'obiettivo, un uomo e una donna vestiti con abiti modesti osservano il panorama in direzione della Galleria Vittorio Emanuele. Un elemento colpisce l’attenzione del fotografo: la donna si è tolta le scarpe e le ha sistemate in ordine accanto a lei. Continua il racconto di Silvia De Biasi.
«Mio padre rientra a Milano da Norimberga nel ‘46 e riprende il suo lavoro alla Magneti Marelli. È in questi anni che la città entra nella sua vita. La scopre a poco a poco, girando a piedi o in bicicletta. Milano è praticamente l’unico scenario che ha a disposizione, e l’insaziabile curiosità che da sempre lo ha contraddistinto lo porta a fotografare tutto! Incuriosito com’è da ogni cosa, non può non rivolgere il suo sguardo anche al Duomo, simbolo della città. Siamo intorno al 1952, dopo le distruzioni della guerra Milano sta finalmente risorgendo e anche il turismo torna a frequentarla.Sul retro di questa foto, mio padre appunta: “turisti in viaggio di nozze a Milano, ovvero le scarpe strette”. Il suo occhio era in grado di cogliere il particolare in un attimo, e di questa capacità farà il motore della sua professione di fotoreporter. In questa immagine, che è parte di una lunga serie di foto dedicate al Duomo e a chi lo frequentava, il dettaglio delle scarpe diventa l’occasione per narrare un frammento di storia, talmente significativo, pur nella sua apparente marginalità, da permetterci di leggervi il racconto di una città e di un’intera epoca».
#4 [ITA] Il Treno a Vapore Gamba de Legn in Corso Vercelli
18 OCT 2023 · Se fra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento aveste voluto uscire da Milano per raggiungere località più lontane, come Vaprio, Saronno, Lodi o Monza, vi sareste sicuramente spostati utilizzando una linea trainata da una locomotiva a vapore, avvolti dall’odore pungente del fumo. Questi mezzi venivano affettuosamente chiamati “Gamba de Legn”, cioè “gamba di legno”, probabilmente per il loro incedere lento e zoppicante. Delle tante in attività, l’ultima linea rimasta, la Milano-Magenta, viene mandata in pensione nel 1957. Testimoni di una Milano che non c’è più, queste locomotive colpiscono l’attenzione e la fantasia di Mario De Biasi.Silvia De Biasi ci accompagna dietro l’obbiettivo insieme a suo padre.
«Nel ’51 mio papà documenta il percorso del Gamba de Legn in un reportage realizzato per interesse personale. Appostandosi all’uscita dal deposito di corso Vercelli, immortala lo sbuffo di fumo della locomotiva scegliendo un’inquadratura dall’alto, come farà per molti altri scatti fino a trasformare questa pratica nella sua cifra distintiva. A chi gli chiedeva consigli su come fare una buona foto, lui infatti spesso rispondeva: “come prima cosa, vai in alto e osserva da lì”.
Ma, oltre che documento storico, questa foto è importante anche per un altro motivo: è infatti fra le prime scelte da Mondadori per la pubblicazione. Sarà l’inizio di una lunga e fortunata collaborazione con l’editore che vedrà mio padre sempre in “prima linea”, in ogni angolo del mondo, fra i principali fotoreporter assunti dalla rivista “Epoca”.
L’affidabilità, la tenacia nel portare a casa un servizio, lo spingersi sempre oltre, sono alcune delle sue doti particolarmente apprezzate da Mondadori, che si è avvalsa per anni della professionalità di mio padre».
#5 [ITA] La Ragazza del '56
18 OCT 2023 · Cosa ci attrae della vita degli altri? Oggi i social network ci hanno assuefatto a una costante esibizione di eccezionalità, disabituandoci all’intimità della vita quotidiana.
In un’epoca come gli anni Cinquanta in cui i social erano ancora fantascienza, Mario De Biasi si mette alla ricerca di una ritrovata normalità dopo gli anni devastanti della guerra, trovandola nella giornata di una tipica ragazza milanese della porta accanto. La foto è parte di un reportage di circa venti scatti, di cui rimangono ad oggi ancora ignote la committenza e l’identità della giovane donna ritratta.Ma ascoltiamo Maria Vittoria Baravelli, che ci accompagnerà nella scoperta di questa fotografia e di questo frammento di vita.
«Questa immagine, così come il reportage in cui è inserita, è testimonianza di un passaggio epocale.Pur non aderendo espressamente al Neorealismo, De Biasi è permeato da alcune istanze provenienti da questa corrente, dedicandosi a documentare con uguale entusiasmo sia i grandi eventi della storia, con i loro protagonisti, sia il mondo infinitamente piccolo dei dettagli quotidiani. A proposito di quest’ultimo, gli scatti di De Biasi ci permettono di seguire la giornata di una giovane donna sin dal suo risveglio. Lungo il filo dei riti quotidiani, sfila di fronte ai nostri occhi il percorso intorno ai luoghi simbolo di una città, Milano. di cui la ragazza riscopre gradualmente la meraviglia. Ecco dunque apparire il Duomo, la Scala, il Castello Sforzesco, la Pietà Rondanini di Michelangelo, ma anche, come in questo caso, le vetrine delle boutique. Di scatto in scatto, in questa “vita normale”, ciascuna ragazza poteva, e può ancora oggi, immedesimarsi. E Milano diventa lo sfondo ideale per affermare questa ritrovata quotidianità, ma anche un senso di possibilità: è infatti, ieri come oggi, la città delle opportunità dove tutto può accadere».
#6 [ITA] Quattro Volte Milano allo Stadio di San Siro, il Milan, l'Inter, i Martinitt e i Panettoni
18 OCT 2023 · Mario De Biasi non era un grande tifoso: al sostegno alla sua squadra del cuore preferiva sicuramente mischiarsi fra la folla scattando fotografie a ripetizione alle automobili in sosta, alle persone, alle strutture architettoniche, lasciandosi guidare dal proprio istinto infallibile. Di tanto in tanto, tuttavia, il suo occhio si spostava anche sul terreno di gioco. Questa fotografia, datata 1955, immortala proprio le primissime battute di un derby, scandite da una ritualità tutta meneghina. Riuniti al centrocampo notiamo infatti i calciatori, mentre alcuni bambini stanno consegnando loro dei panettoni.Ma che scena stiamo osservando? Ascoltiamo Silvia De Biasi.
«Guardando questa foto penso che mio padre sia stato attratto, in prima battuta, dalla costruzione grafica apprezzabile nell’inquadratura, sempre ripresa dall’alto. Un perfetto incrociarsi di linee dritte e curve. Papà inoltre, diceva sempre di essere riuscito a sintetizzare in un unico scatto ben quattro simboli di Milano: le formazioni contrapposte del Milan e dell’Inter sul mitico prato di San Siro, i “Martinitt” e i panettoni. Tifosi milanesi di lungo corso raccontano che due volte l’anno, in occasione dei derby, i piccoli orfani ospiti del collegio di via Pitteri, chiamati appunto “Martinitt”, salutassero i giocatori recando un dolce omaggio. In questa occasione, la Milano dell’accoglienza incontra quindi quella del grande sport portando in dono un prodotto simbolo dell’imprenditorialità cittadina. Sul retro della foto, mio padre scrive: “quattro volte Milano”, intendendo appunto il Milan, l’Inter, i Martinitt e il panettone. La sua mente da fotografo, sempre in movimento, perennemente al lavoro, registra con un solo “click” tutte queste complessità, restituendole in un’immagine solo all’apparenza semplice».
#7 [ITA] Da Milano alla Luna
18 OCT 2023 · Sapevate che De Biasi era affettuosamente soprannominato l’“italiano pazzo”? Perché?
Perché inviato dalla rivista “Epoca” in giro per il mondo, il nostro fotoreporter ha spesso operato in situazioni difficili e pericolose, gettandosi letteralmente nell’avventura. In un tempo in cui viaggiare era un lusso riservato a pochi, le fotografie di De Biasi hanno permesso a migliaia di lettori, di almeno due generazioni, di guardare i fatti e i protagonisti della storia, così come i luoghi del mondo, come se fossero stati lì, accanto a lui.Ascoltiamo Maria Vittoria Baravelli.
«De Biasi non ha certamente fotografato solo Milano, anzi! Davanti al suo obiettivo hanno infatti sfilato negli anni alcuni dei grandi rivolgimenti che hanno segnato il Novecento. È il caso della rivoluzione ungherese del 1956, in cui il fotografo realizza, a rischio della sua stessa vita, un celebre e intenso reportage sotto i bombardamenti sovietici. Ma immortala anche episodi più lievi, come quando, nel nello stesso anno, approda nel porto di New York viaggiando sulla “Crociera della Moda”: quando le dame italiane più blasonate dell’aristocrazia, radunate a bordo del transatlantico Cristoforo Colombo, si resero ambasciatrici del made in Italy oltre oceano.
Dalle ultime geishe in Giappone, ai leoni d’Africa, fino alle spiagge paradisiache della Polinesia, dall’Etna in eruzione alle nevi sconfinate del Polo e della Siberia, il suo sguardo è quello di un testimone. Ma per chi ha girato in lungo e in largo... il mondo deve apparire un luogo molto piccolo. Ecco quindi che il 1969 vede De Biasi in prima linea per documentare i preparativi della missione Apollo 11 che porterà i primi uomini sul suolo lunare. È il sogno di una nuova frontiera al di là del nostro pianeta. Nuovi scenari inesplorati che De Biasi avrà sicuramente sognato di indagare con la sua macchina fotografica.
Da Milano alla Luna!».
#8 [ITA] Gli Italiani si Voltano
18 OCT 2023 · Di fronte a noi una donna misteriosa, sola, incede sicura senza voltarsi. Immaginiamo il suono dei suoi tacchi sul pavé mentre risuona tutt’intorno attirando l’attenzione dei passanti.Maria Vittoria Baravelli ci rivela i retroscena di una fotografia talmente iconica da divenire negli anni un vero e proprio manifesto dell’arte italiana.
«Non tutti sanno che questa foto è solo un momento di un servizio più ampio, di cui in mostra proponiamo i provini inediti.Siamo nel 1954 e il direttore della rivista Bolero Film, di Mondadori, richiede espressamente un contributo di De Biasi per attrarre i suoi nuovi lettori. Il fotografo assume l’incarico con grande serietà, nonostante si tratti di eseguire degli scatti per un fotoromanzo dal titolo poco incoraggiante: Difficile abbordaggio. La storia racconta l’avventura di un uomo solo, in giro per il centro in cerca di conquiste. Notata una splendida ragazza, talmente magnetica da far girare chiunque incontra, la segue in una lunga passeggiata per Milano, senza tuttavia riuscire ad avvicinarla.Per la parte femminile viene scelta un’artista circense ventenne ancora poco nota: Moira Orfei. È da uno scatto di questa sequenza che nasce Gli italiani si voltano: la foto più nota di De Biasi, anche se non la sua favorita.In questa foto l’autore sintetizza in un’inquadratura alcuni simboli di Milano: il caffè Zucca, la Lambretta e il quotidiano “La Notte”, arrotolato nella tasca dell’uomo in primo piano. Se ad un primo sguardo questa foto può apparire figlia di un maschilismo che si vorrebbe oramai archiviato, letta nel contesto dell’intera sequenza assume un significato nuovo. Alla fine della passeggiata, Moira fa rientro al circo per dedicarsi alla sua attività di trapezista. È una donna libera, emancipata, carismatica. Proprio negli anni Cinquanta si assiste infatti a un cambiamento nel percepito della donna: non è più solo madre, figlia o sorella, ma individuo a tutto tondo, nella sua complessità. Milano è, ancora una volta, la città in cui si afferma questa conquista sociale e culturale».
#9 [ITA] Asfalto
18 OCT 2023 · Lungo un marciapiede inondato dal sole, una misteriosa figura proietta la sua ombra. Dietro di lei, alcune colature di catrame riflettono la luce, generando l’impressione di una texture caotica. Il lato sinistro della foto è invece delimitato dall’ombra fonda di un edificio, le cui architetture riflettono a terra linee geometriche. Sul fondo possiamo intuire la presenza di persone e di automobili. L’atmosfera dell’immagine è difficile da decifrare, come sospesa nel tempo. De Biasi è lì, e coglie incuriosito questa singolare congiuntura di luci e di ombre, trascinandoci per strada accanto a lui, mentre ci svela il fascino e la poesia della città che più amava.Maria Vittoria Baravelli ci guida nella comprensione dell’immagine.
«Abbiamo deciso di inserire questa foto nel percorso della mostra per raccontare la capacità di De Biasi di concettualizzare. Accanto alla dimensione più propriamente documentaristica del reportage, se ne affianca infatti una più artistica e creativa, che apre una porta su mondi narrativi più complessi. Amo dire che gli artisti sono il filtro attraverso il quale la società si racconta. Ogni artista narra il mondo che gli piace o che non gli piace, oppure quello in cui vorrebbe vivere. Questa foto rende visibile come Mario De Biasi sappia essere un artista fuori dal tempo e in ogni tempo. Chi sarebbe in grado di dire, infatti, in che periodo storico sia stata scattata questa fotografia? Mancano in effetti elementi specifici che possano suggerire una datazione precisa: è un’immagine eterna, senza tempo, al di là di ogni tempo. Anche il soggetto resta misterioso; sul retro il fotografo appunta una sola parola: “asfalto”.Rimane in ogni caso una costante di De Biasi il calarsi nella vita quotidiana delle persone, che scorre per le strade e sui marciapiedi cittadini, ritraendola attraverso tagli e punti di vista spesso insoliti ed enigmatici».
#10 [ITA] La Galleria Vittorio Emanuele Vista dall'Alto
18 OCT 2023 · Se per i milanesi visitare la Galleria è naturale come bere un bicchier d’acqua, per i turisti si tratta della tappa imprescindibile del tour cittadino. Tra tutti quegli occhi, rivolti alla preziosità del pavimento mosaicato come alla poderosa mole della cupola, tante e tante volte avremmo potuto scorgere anche gli occhi di Mario De Biasi. In questa fotografia del 1954 ritrae, come sempre dall’alto, l’ottagono centrale del “salotto buono” di Milano. Eppure c’è stato un momento in cui tutto sembrava perduto. Il 13 agosto del 1943, infatti, i bombardamenti riducono in macerie la Galleria. Ma i milanesi non si perdono d’animo, anche se la successiva ricostruzione è lunga e complessa.Ascoltiamo Maria Vittoria Baravelli.
«Mario De Biasi avverte come impellente la necessità di trasmettere un senso di riappropriazione di alcuni luoghi sottratti, per un certo tempo, alla vita quotidiana. Nei suoi scatti si rinnova l’amore per i simboli della città, intorno ai quali si catalizza un’identità collettiva da ricostruire.Milano ha avuto ben due periodi in cui ha ricoperto il ruolo di centro del rinnovamento della società: fra gli anni Cinquanta e Sessanta, con il boom economico, cioè il periodo vissuto da De Biasi, e nei primi del Novecento, gli anni esaltanti del Futurismo. Come non pensare ad esempio alla celebre Rissa in Galleria di Umberto Boccioni, del 1910, conservato alla Pinacoteca di Brera? Nel quadro, un gran numero di personaggi si agita creando l’impressione del propagarsi di un movimento d’aria; è il vento del cambiamento e della rigenerazione, i cui effetti si avvertono ancora vivi e presenti anche in questa fotografia. Parafrasando lo scrittore Italo Calvino, un “classico” è un’opera che si scrolla di dosso la polvere del tempo riuscendo a respirare e a raccontare qualcosa di sempre nuovo. Ecco, questa fotografia racconta ancora qualcosa di noi, di quel sortilegio transitorio di quando percorriamo le volte della Galleria.»
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