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Il Corsivo di Daniele Biacchessi

  • Francia al voto. Il blocco repubblicano e democratico ostacola la corsa di Marine Le Pen | 06/07/2024 | Il Corsivo

    6 JUL 2024 · A cura di Daniele Biacchessi Quello che sembrava al primo turno delle elezioni francesi un vero plebiscito di Le Pen e del suo  candidato premier Bardella, si trasforma in una vittoria senza una maggioranza assoluta di 289 seggi, neppure sarebbe raggiunta la soglia politica di 270 seggi che la destra considera il minimo per poter governare. Alla vigilia del secondo turno, le stime degli analisti dicono che il patto di desistenza messo in campo dal premier Macron e dalle sinistre  ha funzionato, almeno sulla carta.  Le previsioni degli ultimi sondaggi  Se non ci saranno sorprese dell'elettorato incerto, cioè non influenzato dalle indicazioni dei partitii, la valanga di destra non ci sarà. Verrà confermata in testa delle preferenze dei francesi, ma non come molti analisti avevano prospettato. In particolare, da ciò che si vede dalle previsioni, la coalizione guidata da Le Pen dovrebbe incassare tra i 210 e i 240 seggi, il Nuovo Fronte popolare da 170 e 200, i macronisti di Ensemble e suoi alleati da 95 a 125, gli storici Repubblicani da 25 a 45. L'argine del blocco democratico e repubblicano è riuscito a bloccare l'avanzata nera, ma la Francia che si sveglierà lunedì mattina potrebbe sprofondare nel caos dell'ingovernabilità.    ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
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  • I laburisti conquistano il Regno Unito. Per Starmer c'è la maggioranza assoluta | 05/07/2024 | Il Corsivo

    5 JUL 2024 · A cura di Daniele Biacchessi Con 410 seggi su 650,  il Labour ottiene una ampia maggioranza assoluta e Keir Starmer, in quanto leader del partito più votato, diventerà il prossimo primo ministro. Viene confermata la sconfitta schiacciante dei conservatori dell'attuale premier Rishi Sunak, che sono alla guida del Paese da 14 anni. Il segnale più evidente sta nel fatto che molti leader del Tory hanno perso perfino il seggio da deputato, come il ministro della Difesa britannico Grant Shapps battuto dal laburista Andrew Lewin nel collegio elettorale di Welwyn Hatfield, nel sud dell'Inghilterra.  Starmer a Downing Street: “Il Paese vuole il cambiamento” La parola chiave che utilizza il nuovo premier Keir Starmer è "cambiamento", perché così vuole il Paese. La sua non è una svolta radicale di sinistra come qualche analista di tendenza conservatrice intende sottolineare, bensì un'azione politica in continuità con il moderatismo del Labour di Tony Blair e Gordon Brown, prima dei 14 lunghi anni di opposizione.  Starmer ha scelto la sua prima uscita pubblica al collegio londinese di Holborn e St Pancras, dove ha ottenuto 18.000 suffragi, 11.000 voti in più rispetto al secondo candidato. "Io servirò ciascuno di voi, che mi abbiate votato o no", ha detto Starmer aggiungendo che il cambiamento riguarda il rilancio di una politica di servizio pubblico, senza privilegiare interessi di qualcuno.  Le sfide di Starmer  Su temi strategici come sicurezza e commercio, l'esecutivo laburista avvierà un rapporto nuovo con l’Europa. Il titolare designato agli esteri David Lammy  definisce la strategia di Downing Street  “realismo progressivo”: ossia rendersi conto che il mondo e i suoi equilibri di forza sono cambiati e dunque la Gran Bretagna deve perseguire obiettivi realistici ma in linea con i valori democratici. Per il resto, Starmer proseguirà con le scelte precedenti in politica estera come la conferma degli aiuti a Kiev,  la deterrenza contro Putin,  ma anche il rilancio di una visione comune europea contro ogni tipo di populismo. Ed è su questo punto che si misurerà la capacità di Starmer di rientrare nel dibattito europeo.  ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
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  • New York Times e Cnn: Biden pensa al ritiro. Lo staff del Presidente americano: una fake news | 04/07/2024 | Il Corsivo

    4 JUL 2024 · A cura di Daniele Biacchessi Le fonti principali del giornalismo americano sono concordi: Biden sta pensando seriamente a ritirare la propria candidatura alla Casa Bianca. Pezzi importanti dell'establishment del Partito Democratico rompono gli indugi e parlano senza filtri di ritiro.  Il deputato democratico del Texas Lloyd Dogett ha rotto il silenzio dei suoi colleghi, e ha chiesto formalmente a Biden di rinunciare alla corsa presidenziale. La Speaker emerita Nancy Pelosi ha detto che era lecito porsi domande sulle condizioni di salute del presidente. Il deputato della South Carolina William Clyburn, che quattro anni fa lo aveva lanciato verso la Casa Bianca, ha commentato che in caso di ritiro appoggerebbe la vice Kamala Harris. Anche l’ex presidente Obama ha manifestato in privato le preoccupazioni che i suoi ex consiglieri, da Ben Rhodes a Jon Favreau, hanno espresso in pubblico, ammettendo che il disastroso dibattito di Atlanta potrebbe aver compromesso l'elezione.  Biden e Harris invece rassicurano: 'Continueremo a combattere'.  I sondaggi favoriscono Trump  La Reuters stima Biden alla pari con Trump, al 40% su base nazionale, ma sottolinea che Michelle Obama farebbe meglio del presidente in carica, vincendo 50% a 39%. La Cbs vede Donald avanti nell’intero Paese, 50% a 48%,  ancora di più negli Stati chiave, 51% a 48%. Secondo il New York Times,  Trump è balzato avanti con il 49% contro il 43%, mentre il 74% degli americani considera il capo della Casa Bianca troppo vecchio per continuare a guidare il Paese. Si pensa all'alternativa a Joe Biden. La scelta potrebbe coinvolgere due donne nere: Kamala Harris e Michelle Obama. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
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  • In Francia, si forma il blocco democratico e repubblicano contro le destre | 02/07/2024 | Il Corsivo

    3 JUL 2024 · A cura di Daniele Biacchessi A pochi giorni dal ballottaggio di domenica 7 luglio, in Francia si forma il blocco democratico e repubblicano contro le destre voluto dal presidente Emmanuel Macron e dalle sinistre.  «Non un voto deve andare al Rassemblement National», ha annunciato il premier uscente Gabriel Attal, aprendo a negoziati per accordi di desistenza con la sinistra. L'obiettivo è quello di sottrarre circoscrizioni, seggi, e rendere così irraggiungibile la soglia di 289 deputati con cui Marine Le Pen avrebbe la maggioranza assoluta per governare. Ma all'interno dell'esecutivo ancora in carica molti ministri non sono d'accordo con Macron.  «Tutto è da ricostruire, sono pronto», dice l’ex premier Edouard Philippe che rifiuta l'accordo con France Insoumise di Mélenchon.  Sulla stessa linea il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire. «Per me la France Insoumise è un pericolo per la Nazione quanto il Rassemblement National è un pericolo per la République», dice Le Maire.  La desistenza di Macron è invece a geometria variabile. Si decide “caso per caso”. Il capo dello Stato ha chiesto una profilazione dei candidati mélenchonisti, per escludere quelli impresentabili, considerati antisemiti o troppo radicali. Le Pen: pronti a governare anche se in minoranza Marine Le Pen cambia strategia alla vigilia del secondo turno. «Vogliamo la maggioranza assoluta!», aveva detto la notte delle elezioni. Ora si dice pronta a governare anche in minoranza. Le Pen ha dichiarato che governerà anche se  otterrà una maggioranza relativa, ma avrà sufficienti sostegni. Il cambio di marcia delle destre avviene nonostante il candidato premier Jordan Bardella avesse insistito di voler accettare l’incarico soltanto con una maggioranza assoluta che gli permettesse di realizzare il cambiamento nel Paese.  ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
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  • In Francia, si forma il blocco democratico e repubblicano contro le destre | 02/07/2024 | Il Corsivo

    2 JUL 2024 · A cura di Daniele Biacchessi A pochi giorni dal ballottaggio di domenica 7 luglio, in Francia si forma il blocco democratico e repubblicano contro le destre voluto dal presidente Emmanuel Macron e dalle sinistre.  «Non un voto deve andare al Rassemblement National», ha annunciato il premier uscente Gabriel Attal, aprendo a negoziati per accordi di desistenza con la sinistra. L'obiettivo è quello di sottrarre circoscrizioni, seggi, e rendere così irraggiungibile la soglia di 289 deputati con cui Marine Le Pen avrebbe la maggioranza assoluta per governare. Ma all'interno dell'esecutivo ancora in carica molti ministri non sono d'accordo con Macron.  «Tutto è da ricostruire, sono pronto», dice l’ex premier Edouard Philippe che rifiuta l'accordo con France Insoumise di Mélenchon.  Sulla stessa linea il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire. «Per me la France Insoumise è un pericolo per la Nazione quanto il Rassemblement National è un pericolo per la République», dice Le Maire.  La desistenza di Macron è invece a geometria variabile. Si decide “caso per caso”. Il capo dello Stato ha chiesto una profilazione dei candidati mélenchonisti, per escludere quelli impresentabili, considerati antisemiti o troppo radicali. Le Pen: pronti a governare anche se in minoranza Marine Le Pen cambia strategia alla vigilia del secondo turno. «Vogliamo la maggioranza assoluta!», aveva detto la notte delle elezioni. Ora si dice pronta a governare anche in minoranza. Le Pen ha dichiarato che governerà anche se  otterrà una maggioranza relativa, ma avrà sufficienti sostegni. Il cambio di marcia delle destre avviene nonostante il candidato premier Jordan Bardella avesse insistito di voler accettare l’incarico soltanto con una maggioranza assoluta che gli permettesse di realizzare il cambiamento nel Paese.  ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
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  • Il patto di desistenza tra Macron e sinistra tenta di arginare l'avanzata destra in Francia | 01/07/2024 | Il Corsivo

    1 JUL 2024 · A cura di Daniele Biacchessi Dalle elezioni francesi esce un vincitore certo, la destra di Marine Le Pen, e uno sconfitto, Emmanuel Macron, costretto ad avviare un patto di desistenza con la sinistra di Mélenchon e Glucksmann, al secondo turno di domenica prossima, nel tentativo di contenere la portata politica della sua debacle. Il Nuovo Fronte Popolare (Nfp) è arrivato secondo con il 29,1% per cento e una proiezione di 125-165 seggi: si potrà ora presentare ai ballottaggi del 7 luglio come la diga principale alla corsa dell’estrema destra verso il potere.  Il patto di desistenza Al secondo turno, le due parti devono ritirare il candidato che ha meno chance di vincere nei “triangolari”, le sfide a tre dei ballottaggi. La sinistra ha aperto a Macron. «Sosterremo il candidato in grado di battere il Rassemblement, a prescindere dalle divergenze», dice il leader della sinistra riformista, Raphaël Glucksmann, che guida Place Publique: «Bisogna fare blocco, ciò che facciamo determinerà il nostro posto nella storia del Paese».  «Ritireremo i nostri candidati appena ci sarà il rischio di una vittoria del Rassemblement», gli fa eco il segretario del Partito socialista francese, Olivier Faure, e ancora più significativamente dà il suo via libera Jean-Luc Mélenchon, controverso leader radicale de La France Insoumise: «Nel caso in cui il Rassemblement arrivasse primo e noi terzi, ritireremmo in quel ballottaggio la nostra candidatura. Né un voto né un seggio in più per il Rn». Il Nuovo fronte popolare Il Nuovo Fronte Popolare ha festeggiato la vittoria al primo turno di Olivier Faure ma ha visto la sconfitta del leader comunista Fabien Roussel. La coalizione è stata lanciata il 10 giugno, il giorno dopo il trionfo dell’estrema destra alle europee. Oltre a Glucksmann, i socialisti e Mélenchon, ci sono anche gli ecologisti, i comunisti e altre formazioni minori. Nel programma puntano sul potere d’acquisto, l’aumento del salario minimo, il contrasto alle violenze della polizia, l’abbassamento dell’età pensionabile. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
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  • Una maggioranza risicata? | 29/06/2024 | Il Corsivo

    29 JUN 2024 · A cura di Ferruccio Bovio Una maggioranza, composta da Popolari, Socialisti e Liberali ed in grado di garantire un certo margine di sicurezza sul voto per la Presidenza della Commissione Europea, aritmeticamente esisterebbe anche...tuttavia non pare così blindata da potersi permettere di ignorare le insidie rappresentate da  eventuali franchi tiratori, proprio in occasione di quello che, in fondo, è l’unico voto realmente importante del Parlamento Europeo. Ecco perché, in questi giorni, a livello più o meno ufficiale, da parte dei partiti che costituiranno anche per questa legislatura la spina dorsale del governo comunitario, non sono mancati i tentativi di approccio nei confronti di altre forze politiche, affinché generosamente contribuiscano anch’esse alla riconferma di Ursula von der Leyen ai vertici della Commissione UE. E le due sponde alle quali potersi, eventualmente, aggrappare sono essenzialmente quelle costituite dai Verdi e dal gruppo dei Conservatori che, come è noto, è attualmente presieduto da Giorgia Meloni. Non ci vuole un grosso sforzo di fantasia per comprendere che, dietro ai due possibili sostegni esterni alla maggioranza ufficiale, si celano due prospettive programmatiche profondamente diverse tra di loro, almeno in merito al centralissimo problema della transizione energetica. Uno schieramento comprendente i Verdi andrebbe, sostanzialmente a confermare quella “linea Timmersmans” che, negli ultimi cinque anni, l’agguerrito socialista olandese - nella sua veste di vice presidente della Commissione - ha imposto sulla transizione ecologica, attraverso un piano normativo decisamente ideologico e spesso incurante dei costi economici e sociali ad esso connessi. Un piano a contestazione del quale, in tutta l’Unione europea, si sono alzate, con sempre maggiore insistenza, le voci di tanti industriali, di tanti agricoltori e, soprattutto, di milioni di cittadini rimasti disorientati dalle misure previste dal Green Deal. Basti pensare, tanto per guardare in casa nostra, alle spese che i proprietari di immobili dovranno sostenere per tutta una serie di investimenti obbligatori da sacrificare sull’altare del risparmio energetico. Una eventuale apertura verso i Conservatori, sarebbe invece, probabilmente, accompagnata da una più attenta considerazione dinanzi alle preoccupazioni da più parti espresse – come si è appena detto - in merito ai costi della transizione ed ai soggetti che dovrebbero farsene carico.  Francamente stupisce il fatto che la sinistra europea non si accorga di come proprio i ceti sociali più deboli – da essa storicamente rappresentati -  si stiano ribellando agli eccessi di un ambientalismo e di una globalizzazione che stanno mettendo a rischio la sopravvivenza stessa dei loro posti di lavoro. Poi, ci si chiede perché mai votino a destra e si sentano così estranei rispetto all’aria che tira nei palazzi di Bruxelles...   Se, invece, cosa tutt’altro che impossibile, non assisteremo ad alcun allargamento di maggioranza, allora temiamo che a guidare la prossima Europa sarà l’incertezza programmatica di una Commissione che si presenta come un po’ troppo autoreferenziale. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
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  • Antisemitismo, lasciano due dirigenti di Fdi giovani. Meloni contro l’inchiesta di Fanpage: “Metodi da regime" | 28/06/2024 | Il Corsivo

    28 JUN 2024 · A cura di Daniele Biacchessi Antisemitismo, lasciano due dirigenti di Fdi giovani Cadono le prime teste dei vertici dei giovani di Fratelli d'Italia. Sono quelle di Flaminia Pace e Elisa Segnini, dirigenti di Gioventù nazionale, costrette alle dimissioni dopo la pubblicazione di stralci dell'inchiesta di Fanpage. Già nella prima puntata, una giornalista infiltrata aveva ripreso i cori «duce, duce, duce» e addirittura il nazista «Sieg Heil». Nella seconda parte viene derisa una parlamentare del partito: Ester Mieli, senatrice di Fratelli d’Italia, ex portavoce della comunità ebraica di Roma. Il capo dell’Organizzazione, Giovanni Donzelli, la sorella della premier, Arianna Meloni, segretaria politica di FdI, e il deputato a capo di Gioventù Nazionale, Fabio Roscani hanno passato ore a via della Scrofa, per capire come uscire da questa situazione imbarazzante. Alla fine si arriva all'unica decisione possibile: allontanare gli iscritti. Saranno sospesi cautelativamente ai probiviri, poi espulsi.  La prima che rassegni le dimissioni è Flaminia Pace, quella che irride Ester Mieli. Poi, Elisa Segnini lascia il posto da capo-segreteria della deputata Lucaselli. Aveva rivendicato di essere razzista e fascista. Non è chiaro se sarà sospesa Ilaria Partipilo, presidente della giovanile a Bari e collaboratrice di Giovanni Donzelli, che in chat scriveva: "Ebreo infame". Meloni contro l’inchiesta di Fanpage: “Metodi da regime" Giorgia Meloni decide di rovesciare totalmente la linea di FdI. E lo fa nella notte, appena terminato il Consiglio europeo. La sua è una reazione carica di rabbia: parla di “infiltrati nei partiti”, di “metodi da regime”, chiama in causa il presidente Sergio Mattarella. Ma la verità è che chi doveva controllare i comportamenti dei giovani del partito non lo ha fatto, e se non ci fosse stata l'informazione puntuale dei colleghi di Fanpage, non sarebbe mai venuto a galla l'esistenza di un problema di antisemitismo e di apologia di fascismo così latente nel partito di maggioranza del Paese.  ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
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  • Ustica, 44 anni dopo: nessuna giustizia, ma una verità. E' stato un missile a colpire il D9. Si indaga sulla pista francese | 27/06/2024 | I

    27 JUN 2024 · A cura di Daniele Biacchessi Ustica, 44 anni dopo: nessuna giustizia, ma una verità. E' stato un missile a colpire il D9 27 giugno 1980, 44 anni fa. Aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna. Sono le 17:30. Il caldo quasi non si sente, un forte temporale rinfresca l’aria, pioggia d’estate, nulla di più. I bocchettoni dell’aria condizionata raffreddano il salone dell’aeroporto. I taxi scaricano passeggeri con valigie e pacchi. Sembrano non avere fretta alcuna. L’orario di partenza previsto del DC9 IH 870 dell’Itavia per la tratta Bologna-Palermo è fissato alle 18:15. Chi legge un giornale, chi si guarda intorno, chi si reca al duty free. Un profumo, una stecca di sigarette, l’ultimo settimanale, il libro, il quotidiano che non si è potuto leggere al mattino. Ottantuno persone, sessantatré adulti, tredici bambini, due piloti, due assistenti di volo. Quelle persone non sono mai arrivati a destinazione all'aeroporto di Palermo.  Si indaga sulla pista francese A distanza di 44 anni si conoscono molti retroscena dell'abbattimento del DC9 IH 870 dell'Itavia. Una verità racchiusa in cinquemila pagine nella sentenza ordinanza del giudice romano Rosario Priore. Nessun cedimento strutturale, nessun incidente aereo, nessuna bomba scoppiata a bordo.  L’indagine accerta invece la presenza di velivoli militari italiani, francesi e americani, con il transponder spento, tutti impegnati in un'esercitazione militare lungo l'autostrada del cielo percorsa dal DC9.  In molti hanno confermato la responsabilità dei francesi nell'abbattimento del Dc9: l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, l'ex presidente del Consiglio e guida della Corte Costituzionale Giuliano Amato, l'ex generale Nicolò Bozzo che ha visto spiccare in volo numerosi aerei Mirage dalla base di Solenzara. E nello speciale di Rai 3 condotto da Massimo Giletti, l’ex addetto militare dell’ambasciata francese a Roma ha ammesso di aver detto agli italiani che il radar di Solenzara era spento. E mentre si indaga sulla pista francese, la nostra coscienza nazionale è sprofondata negli abissi del Mar Tirreno. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
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  • Il centrodestra accelera sulla riforma della legge elettorale senza i ballottaggi | 26/06/2024 | Il Corsivo

    26 JUN 2024 · A cura di Daniele Biacchessi La maggioranza accelera sulla riforma della legge elettorale senza i ballottaggi dopo essere stata sconfitta dai candidati del centrosinistra in buona parte delle più importanti città italiane. La mossa mi ricorda i tempi in cui si giocava a calcio nei campetti dell'oratorio, e gli sconfitti tentavano di cambiare le regole del gioco mentre la partita non si era ancora conclusa. Al centrodestra, il sistema elettorale adottato per il voto dei sindaci non piace fin dal 2010, da quando Silvio Berlusconi, dopo un incontro con l'allora presidente francese Nicolas Sarkozy, annunciava l’importazione in Italia dell’elezione diretta del Presidente con un turno unico, senza il ballottaggio. Ora, dopo l'esito disastroso delle recenti amministrative, il cosiddetto turno secco viene rilanciato anche per l’elezione dei sindaci dal presidente del Senato Ignazio La Russa ed esponente di Fdi, dal responsabile dell’organizzazione di FdI Giovanni Donzelli, dal capogruppo leghista Massimiliano Romeo. Con questa proposta viene avviata una polemica politica a dir poco surreale che avvelena il clima già teso nei rapporti tra maggioranza e opposizione e tra le massime cariche dello Stato e i partiti su premierato e autonomia differenziata.  La forza dei ballottaggi Il ballottaggio garantisce una governabilità sicura. I sindaci che vengono eletti con questo sistema restano in carica quasi sempre senza problemi, a meno di contrasti all'interno della maggioranza che li sostiene o di commissariamento per questioni di bilancio o di inquinamenti della criminalità organizzata. Ciò vale per tutti gli amministratori eletti, da Sara Funaro neo sindaco del centrosinistra a Firenze e Adriana Poli Bortone del centrodestra a Lecce. L'idea che il ballottaggio possa favorire solo il centrosinistra è balzana. O forse, secondo molti analisti, la rimozione di questo sistema elettorale dimostra la fragilità politica in cui versa la maggioranza che, nel voto dei sindaci, non ha saputo trovare candidati forti e credibili.   ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
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"Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di...

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"Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________
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