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Audioguida Rocca Vignola [ITA]
Audioguida Rocca Vignola [ITA]
Breve storia della Rocca
4 JUN 2024 · Audioguida a cura di eArs
Breve storia della Rocca
Benvenuti alla Rocca di Vignola. Non lasciatevi intimorire dalla severità delle mura, il castello vi svelerà a poco a poco i suoi segreti, per farvi rivivere l’atmosfera dei secoli passati.La rocca sorge in posizione strategica dominando il corso del fiume Panaro, proprio in vista degli Appennini: una direttrice fondamentale per lo spostamento di viaggiatori e di merci. Fin dal XII secolo, e forse ancora da prima, è posta a presidio del confine fra i territori di Bologna e di Modena: avamposto di liti confinarie, invasioni, lotte sanguinose fra guelfi e ghibellini, contrabbandi, ma anche polo di scambio per la circolazione di idee e di culture.L’età dell’oro del maniero e del suo borgo, tra Quattrocento e Cinquecento, si deve a una famiglia, quella dei Contrari, e in particolare a un uomo, Uguccione. Nobile ferrarese dalle grandi ambizioni e di indiscusso talento, viene investito del feudo di Vignola nel 1401 dal marchese di Ferrara Nicolò III d’Este.Grazie agli sforzi dei Contrari, la Rocca si trasformerà da fortilizio a vero e proprio palazzo: una residenza degna per una famiglia in piena ascesa politica e sociale. Infatti, i discendenti di Uguccione ottennero prima il rango di conte nel 1453, poi quello di marchese nel 1575. Pochi anni dopo quest'ultimo traguardo, la morte senza eredi di Ercole il Giovane segna la fine della dinastia dei Contrari. Non passano due anni che la somma esorbitante di settantamila scudi d'oro permette al bolognese Giacomo Boncompagni, figlio di papa Gregorio XIII, di acquistare il feudo. I Boncompagni reggeranno il marchesato per più di due secoli, fino al 1796, quando un nuovo giocatore si affaccia sulla scena internazionale per scompigliare le carte: è Napoleone Bonaparte...Ma sulla linea della storia molti fatti hanno visto protagonista la rocca. Se vorrete scoprirli, vi consigliamo di fare un salto nella Sala degli stemmi, al primo piano. Ora, cosa ne dite di iniziare l'esplorazione?
Buona visita!
Cortile Interno: Architettura della Rocca
4 JUN 2024 · Audioguida a cura di eArs
Cortile Interno: Architettura della Rocca
Forse siete già con il naso all'insù! In effetti è impossibile accedere al cortile interno della Rocca senza rimanere sbalorditi dalle poderose costruzioni che la compongono, a formare una struttura fortificata complessa ma dall'impianto regolare.Osservate le mura: noterete subito che da terra fino alla metà circa sono state costruite con ciottoli del fiume Panaro, mentre la parte superiore è in mattoni. Dovete sapere che con l’arrivo di Uguccione Contrari, vennero avviati imponenti lavori di modifica dell'antica fortezza altomedievale. Fra questi, particolarmente importanti furono il rafforzamento e l’ampliamento delle mura antiche. Vi invitiamo ora a sollevare lo sguardo fino a individuare l’unica finestra dipinta del cortile [pausa]. I due animali che vi sono raffigurati, un leone e un leopardo, rimandano proprio alle vicende di Uguccione... ma di questa storia non vi vogliamo svelare ancora nulla. Se al pian terreno si sviluppavano gli ambienti di rappresentanza e di servizio, il primo piano era occupato proprio dalle stanze private della famiglia, affacciate sul cortile grazie a un raffinato loggiato caratterizzato da ampie arcate. Questa soluzione architettonica mostra come i Contrari non intendessero solo difendersi dalle minacce esterne, ma volessero anche creare un ambiente confortevole per trascorrervi la villeggiatura.Al di sopra del loggiato si innalza l'imponente torre di Nonantola, risalente al XIII secolo e anch'essa ampliata in mattoni ai primi del Quattrocento. Un passaggio aereo la collega ai camminamenti di ronda coperti, ancora oggi percorribili per intero. Benché la più alta, la Nonantolana non è l'unica torre della Rocca: le fanno compagnia la torre del Pennello e quella delle Donne, opera dei Contrari.Sulla parete nord del cortile si apre infine il passaggio alla Rocchetta, dove trovava posto una delle dotazioni più strategiche del castello: l’arsenale, composto da archi, balestre, bombarde, cannoni, ordigni incendiari e tutto quanto occorreva a un castello che si rispetti!
Sala dei Leoni e dei Leopardi
4 JUN 2024 · Audioguida a cura di eArs
Sala dei Leoni e dei Leopardi
Avete appena varcato la soglia della Sala dei leoni e dei leopardi, scenario sin dal Quattrocento di ricevimenti ufficiali e banchetti.Le raffigurazioni che vedete ovunque intorno a voi si definiscono "imprese araldiche": simboli, accompagnati da motti, impiegati per rappresentare una persona, una famiglia o per commemorare uno specifico evento storico. Osserviamoli nel dettaglio.Un ramo verde intrecciato incornicia un tondo rosso entro cui notiamo la presenza di un leopardo accucciato e legato con un guinzaglio a un tronco. Fra le sue zampe un cartiglio recita: "chocyr m'esst dyt". Il motto, in lingua francese antica, è traducibile come "dovendo scegliere" o "era mio compito scegliere".
Il leopardo fu l'impresa scelta fin dal 1413 da Uguccione Contrari, signore del castello. Ma come mai un felino tanto impetuoso appare così frenato? La spiegazione ci è suggerita dall'altra impresa, in cui un leone si staglia fiero su un fondo azzurro mostrando una pergamena con il motto in lingua germanica "wor bas bas", cioè "verso il meglio" o "andare oltre". Questo emblema evoca Nicolò III d'Este, marchese di Ferrara e di Modena. Fu proprio lui a insignire del feudo di Vignola il suo primo ministro, condottiero e diplomatico Uguccione Contrari. Dunque, benché i due si sentano accomunati da un forte temperamento, fra loro esiste una differenza sostanziale. Il leopardo, cioè Uguccione, ha scelto di mettere le proprie qualità al servizio di un potere più alto: quello del leone di Nicolò d’Este.La celebrazione della concordia fra le due casate trova compimento nella volta, dove lo stemma degli Este con l’aquila d’argento su fondo azzurro affianca le armi dei Contrari.
Fra i due, al centro, un medaglione raffigurante l'agnello mistico ci ricorda infine come Nicolò e Uguccione detenessero il comando delle truppe pontificie, a suggello dell'alleanza fra la Chiesa e gli Estensi.
Sala delle Colombe
4 JUN 2024 · Audioguida a cura di eArs
Sala delle Colombe
In questa sala potete ammirare uno scenografico volo di colombe. Sapete quante sono? Ben 227, seminate ovunque sulle pareti. Questi candidi uccelli – simbolo per eccellenza della purezza e della mitezza, nonché della presenza dello Spirito Santo – sono raffigurati su medaglioni azzurri e rossi alternati. Essi invitano lo spettatore a elevarsi attraverso i pensieri e le opere fino a raggiungere il cielo. “In Dieu”: “in Dio”, “verso il cielo”, questo è infatti il motto che ciascun animale porta scritto su un cartiglio stretto nelle zampe e nel becco.Seguendo il consiglio delle colombe ci avviciniamo alla finestra. Là dove entrava la luce del sole, associata alla presenza divina, con sorpresa scopriremo un angolo di Paradiso. Dipinto al centro di una voltina stellata riconosciamo in alto il volto del Padre Eterno, mentre subito sotto la Vergine viene incoronata dal Figlio. Osserviamo ora più in basso, dove si trova l’accesso al vano della finestra. Lì sono state dipinte delle colonne al cui centro i fusti si intrecciano a creare un nodo, il cui significato resta ancora oggi misterioso.In questo ambiente, dalla decorazione così spirituale, si svolgevano i processi. Per questo motivo sulla volta che sovrastava la testa dei giudici, a ricordare costantemente in nome di chi veniva amministrata la giustizia, sono stati dipinti gli stemmi alternati di Uguccione Contrari e di Nicolò III d’Este. In mezzo a un campo fiorito, gli scudi da torneo dei due signori sono timbrati dai rispettivi cimieri, cioè dalle figure che sormontano l’elmo, impiegate per rendere il cavaliere riconoscibile dagli spalti della giostra. Per gli Este l’aquila argentata, mentre per Uguccione la testa di un grifone.
Sala degli Anelli
4 JUN 2024 · Audioguida a cura di eArs
Sala degli Anelli
Giunti in questa sala, se vi guardate intorno, noterete che le pareti sono seminate con centinaia di anelli diamantati. Ecco perché, alla metà circa del Quattrocento, questo ambiente era noto come “Camera dei diamanti”. Se non riuscite a distinguerli esattamente, vi aiuterà sapere che gli anelli sono intrecciati a gruppi di tre, creando un nodo detto “triquetra”, con le estremità appuntite dal diamante. Questo antico simbolo – certamente allusivo alla Trinità – voleva inoltre suggerire l’indissolubilità di un’amicizia o di un amore. Ed anche i diamanti nel Medioevo si pensavano legati a questi due nobili sentimenti. Se incastonati su un anello d’oro donato da un amico, avevano il potere di allontanare le forze demoniache da chi li portava.
Non sorprende quindi che il marchese di Ferrara Nicolò III concedesse questa impresa araldica ai suoi più fedeli collaboratori, come Uguccione Contrari. Anche i colori scelti per gli anelli non sono casuali: il verde, il bianco e il rosso sono infatti le tinte distintive della casata Estense.Se ancora non fosse abbastanza, l’amicizia tra i signori di Ferrara e i proprietari della rocca viene ribadita nella volta. Lassù, lo stemma dei Contrari, all’incrocio dei costoloni del soffitto, è circondato da quattro medaglioni fioriti con l’impresa del leone degli Este, già incontrata nella sala precedente.
Osservate attentamente i quattro felini… mentre tre sono raffigurati con il muso di profilo in atto di camminare, secondo la consueta iconografia, uno guarda dritto verso di noi ed è seduto. Scartando l’idea che ci abbia puntato per divorarci, in araldica esso viene chiamato “leone in maestà”, simbolo di regalità e di sapienza. Si tratta di un esemplare unico: il leone estense, infatti, non è mai raffigurato altrove con questo particolare attributo araldico.
Sala Barozzi
4 JUN 2024 · Audioguida a cura di eArs
Sala Barozzi
Narratore: In questa sala, vogliamo lasciarvi nelle mani di un cicerone speciale che ci onora con la sua illustre presenza.
Jacopo Barozzi: Vi saluto dotti visitatori! Mi chiamo Jacopo Barozzi, mi conoscete? No? Forse perché sono noto alla storia con il mio soprannome… vi do un indizio: è la città in cui ho visto la luce nell’anno domini 1507.
Ebbene, sono Il Vignola: architetto versatile, ingegnere idraulico, pittore e trattatista fra i più acuti, modestamente, del Rinascimento.Tra il Lazio, l’Emilia, e in molti altri luoghi della Penisola ho offerto i miei servigi a papi, sovrani e signori, diffondendo il culto della classicità attraverso le architetture da me concepite, che tanta ispirazione hanno infuso nei secoli dopo di me. Fra tutte le mie imprese, avete mai sentito parlare di una certa Basilica di San Pietro? Sono stato proprio io a subentrare al divin Michelangelo per completarne l’edificazione.Avrete di certo notato la statua a me dedicata nel cortile, ma troverete il mio ritratto anche qui, in una delle teche, inciso sul frontespizio del celeberrimo trattato Regola delli cinque ordini d'architettura. Se quest’arte vi appassiona non potete perdervi inoltre la pianta di uno dei miei capolavori: Palazzo Farnese a Caprarola, dalla caratteristica forma pentagonale. Proprio per intervento del cardinal Alessandro Farnese, nel 1563, disegnai il tabernacolo per la chiesa di Sant’Antonio Martire a Fara Sabina, di cui potete qui ammirare una riproduzione in legno in scala reale: un vero e proprio tempio a pianta centrale… in miniatura.Nella mia Vignola ho lasciato un gioiello: volete vederlo? Vi basterà affacciarvi alla finestra: il Palazzo Contrari-Boncompagni. Pensate che per costruirlo, fra il 1560 e 1567, fu necessario abbattere ben undici case, tra cui quella della mia famiglia. Al suo interno scoprirete… una straordinaria scala a chiocciola, fra le più raffinate del Cinquecento!
Cappella Contrari
4 JUN 2024 · Audioguida a cura di eArs
Cappella Contrari
Vi trovate nella Cappella Contrari, vero gioiello di arte tardogotica. Il ciclo pittorico è stato commissionato intorno al 1425, ma il nome dell’artista resta ancora oggi ignoto.Concentriamoci sulla volta.
Nelle quattro vele, trovano posto gli Evangelisti. Tra loro, Giovanni è identificabile dall’inizio del relativo Vangelo che con la maestria di un amanuense sta vergando su una pergamena. Questo piccolo ma fondamentale dettaglio ci svela come tanto gli ideatori quanto i committenti appartenessero a una colta élite, in grado di comprendere le complesse corrispondenze fra le immagini e i passi delle fonti letterarie, che ai Vangeli canonici uniscono episodi apocrifi, gli Atti degli Apostoli, e altri testi della tradizione ecclesiastica.Siete pronti ora per un piccolo viaggio nella storia della Salvezza? Partiamo da San Giovanni, dipinto nella vela sopra la porta d’ingresso. È rivolto a una mandorla entro la quale intravediamo una pianta, l’albero della vita, da cui emerge una figura a tre volti, rimando alla Trinità. Nella lunetta sottostante, purtroppo incompiuta, la colomba dello Spirito Santo discende su Maria e sugli Apostoli.Tornando alla volta, l’evangelista Luca volge le spalle all’altare sopra cui brucia l’agnello pasquale. Nella lunetta corrispondente sono narrati gli episodi della Resurrezione, a sinistra, con Cristo che emerge trionfante dal sepolcro, e, a destra, della Discesa agli inferi. Qui Gesù, dopo aver soggiogato il demonio, libera dal limbo tutti i giusti dell’Antico Testamento.Nella vela successiva, San Marco, colto mentre affila il calamo per la scrittura, è abbinato alla figura di Cristo risorto. Lo stesso Salvatore, di cui intravediamo solo i piedi, ascende al cielo nella lunetta al di sotto.Conclude la volta San Matteo, che pensieroso sembra vegliare sulla culla di Gesù Bambino. L’evangelista si affaccia per ammirare sotto di lui l’Assunzione di Maria. La Vergine viene portata in cielo da Cristo lasciando a terra gli Apostoli giunti per assistere all’evento. Solo Tommaso, assente in quel momento, chiede un segno del prodigio appena accaduto. Ecco, quindi, che a Maria non resta che affacciarsi dal Paradiso per gettare all’incredulo la fascia che aveva cinto il suo corpo nel sepolcro.
Sala del Padiglione e Sala delle Dame
4 JUN 2024 · Audioguida a cura di eArs
Sala del Padiglione e Sala delle Dame
Speriamo che indossiate il vostro vestito migliore, perché state per assistere… a un matrimonio.
Gettate uno sguardo intorno a voi. Vi trovate immersi in un giardino cinto da mura, dietro le quali spuntano le chiome di alberi ad alto fusto. In questo luogo di delizie riservato ai signori di Vignola sboccia il fiore più bello: l’amore fra Ambrogio Contrari, erede di Uguccione, e sua moglie Battistina Campofregoso, figlia del doge di Genova Lodovico. Nell’affresco, due guardie scostano i drappi di un ricco padiglione per svelare le figure appena visibili degli sposi intenti a scambiarsi le promesse nuziali. Possiamo solo fantasticare sul fervere dei preparativi che tennero impegnata l’intera corte; sugli invitati in abiti sontuosi, mentre ammirano le fortificazioni imbandierate a festa per celebrare lo sposalizio, avvenuto nel 1461. Il reale scenario dell’evento fu il giardino pensile quattrocentesco del castello, oggi scomparso, accessibile tramite un ponte levatoio collegato alla struttura semicircolare della rocchetta. Sulle volte della sala, un tripudio di allori e di melegrane, simboli benauguranti di vittoria, di fertilità e di unione, circondano gli stemmi degli sposi: per il marito le consuete armi dei Contrari, mentre per la moglie lo scudo con due campi, di nero e d’argento, innestati l’uno nell’altro da una sequenza di onde.Spostatevi ora nella sala attigua utilizzando la porta sulla parete della scena nuziale [pausa]. Questa sala, detta “delle dame”, era forse riservata alle consorti dei castellani. Vi interesserà sapere che sul soffitto è possibile notare nuovamente lo stemma di Battistina Campofregoso, mentre quello con il capo di rosso caricato di una conchiglia appartiene a Beatrice Rangoni, sposa di Nicolò Contrari, primo rampollo di Uguccione e fratello di Ambrogio.
Sala dei Cani
4 JUN 2024 · Audioguida a cura di eArs
Sala dei Cani
Ora silenzio, siete appena entrati in un bosco dipinto. Vi trovate nella Sala dei cani, all’interno della torre del Pennello. Sulle due pareti che affiancano l’accesso scorgiamo infatti fra gli alberi la presenza di alcuni cani da caccia. Mentre un levriero sta inseguendo di slancio una lepre, gli altri sono raffigurati mentre si fronteggiano, come se fossero in procinto di scontrarsi. Sono quindi uno contro l’altro: con questo genere di rebus, presenti in altre stanze della rocca, si voleva forse illustrare il cognome Contrari.Al migliore amico dell’uomo sono da sempre associate le virtù della fedeltà, della costanza e della vigilanza. Proprio al cane era infatti affidata nell’antichità la difesa della casa e della persona del padrone, oltre che la custodia del gregge.Sapevate che nel Medioevo era uso consueto dei signori possedere schiere di veltri utili alla caccia? L’arte venatoria era certamente uno dei passatempi preferiti anche dai Contrari. Sembra ancora di sentire i latrati, mentre scuotono i boschi e i prati intorno alla rocca. Chissà quante battute di caccia avranno intrapreso nei loro domini i signori di Vignola. Persino il marchese Nicolò III vi prese più volte parte nel corso dei suoi soggiorni estivi al castello, seguito alcuni anni dopo dal duca Borso d’Este, in compagnia del marchese di Mantova Lodovico Gonzaga con suo figlio Federico. È probabile che nella seconda metà del Quattrocento questo ambiente fosse stato scelto come studiolo da Nicolò e Ambrogio Contrari, figli di Uguccione. A conferma di ciò, sulla volta ecco comparire gli stemmi delle rispettive consorti, già visti nella Sala delle dame, affiancati dalle armi dei Contrari e dall’impresa del Pardo.
Sala degli Stemmi
4 JUN 2024 · Audioguida a cura di eArs
Sala degli Stemmi
Chiunque avesse avuto il privilegio di accedere alla presenza di Uguccione Contrari avrebbe certamente sostato sotto le volte di questa ampia sala. Proprio qui, infatti, il signore del castello concedeva udienza privata.Se ancora una volta ce ne fosse bisogno, per affermare senza dubbio la proprietà di questi spazi, le pareti e il soffitto sono interamente seminati con lo stemma di famiglia. Lo avrete ormai già visto in ogni dove, ma è ora di osservarlo più da vicino. Lo scudo da torneo è “inquartato”, vale a dire diviso in quattro. I due cantoni in alto a destra e in basso a sinistra riproducono lo stemma gentilizio dei Contrari, composto da una sequenza di losanghe alternate d’oro e d’azzurro: attributo definito in gergo araldico “fusato in banda”.Negli altri due cantoni, in posizione d’onore, dominano le armi estensi, cioè l’aquila d’argento su fondo azzurro. Si tratta di una concessione accordata dal marchese Nicolò III d’Este quale segno di ricompensa per lo svolgimento di speciali servigi.Il ramo verde intrecciato che avvolge lo stemma potrebbe alludere alla cosiddetta “corona ossidionale”, usata nell’antichità per cingere il capo dei condottieri.Anche lo stemma sopra il grande camino lo avrete già notato in altre sale. Sono le armi dei principi Boncompagni Ludovisi, proprietari della rocca dal 1577 al 1965. Nello scudo emerge la figura del drago d’oro. Secondo la leggenda, questo mitologico essere demoniaco si riteneva nascesse quando un serpente ne divorava un altro. Nel 1584, per esorcizzare quest’aura maligna, Giacomo Boncompagni, figlio di papa Gregorio XIII, adottò il motto “non devorato serpente”, cioè “non ha divorato un serpente”. Grazie a questa spiegazione, il drago assunse il carattere di creatura benevola, generata per volontà divina.
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