Togliere il crocifisso dalle scuole? L'assurda idea del Ministro dell'Istruzione
Oct 10, 2019 ·
6m 10s
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5844 TOGLIERE IL CROCIFISSO DALLE SCUOLE? L'ASSURDA IDEA DEL MINISTRO DELL'ISTRUZIONE di Marco Lepore Per chi ancora non lo avesse capito, in Italia l'orizzonte educativo che deve...
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5844
TOGLIERE IL CROCIFISSO DALLE SCUOLE? L'ASSURDA IDEA DEL MINISTRO DELL'ISTRUZIONE di Marco Lepore
Per chi ancora non lo avesse capito, in Italia l'orizzonte educativo che deve avere la scuola statale lo decide il ministro di turno. Forse è sempre stato così, probabilmente, ma oggi questo è diventato esplicito come non mai. Fino a livelli allarmanti. Meno male, vien da dire, chissà che non si arrivi finalmente a comprendere dove sta l'inghippo...
Pochi giorni fa è esplosa la vicenda dello sciopero per il clima, con la presa di posizione e conseguente circolare alle scuole del ministro Fioramonti, per chiedere ai dirigenti di considerare giustificata la partecipazione degli studenti alle manifestazioni "gretine".
Subito dopo, a seguire, è riesplosa l'annosa questione del crocifisso in aula e si è scatenata ancora una volta una bagarre tra i sostenitori della scuola laica-laicista e quelli (confortati tra l'altro da diverse sentenze nazionali e internazionali) che vogliono il crocifisso esposto perché rappresenta i fondamenti della nostra storia e cultura.
Non facciamoci illusioni, nemmeno stavolta il problema sarà risolto. Fioramonti probabilmente continuerà ad affermare le proprie legittime convinzioni (e, con lui, tutti i presidi - e sono tanti - che non vogliono il crocifisso a scuola), fino al prossimo ministro. Quello uscente, ad esempio, era favorevole, e si stava muovendo affinché fosse ripristinato. Insomma, il caos.
APERTE UN'INFINITÀ DI QUESTIONI
Il problema è che questo accade non solo sul crocifisso, ma su un'infinità di questioni. Chi ne fa le spese sono innanzitutto gli studenti con le loro famiglie, e poi tutto il personale della scuola, che vive in un clima di terremoto perenne. Si può andare avanti così?
Il peccato originale è proprio nella natura stessa della scuola italiana. Facciamoci una domanda: a chi appartiene la scuola statale? E, di conseguenza, qual è (o quale deve essere) la sua identità? Non è del ministro, né del governo in carica, nemmeno (men che meno) dei sindacati, e neppure dei docenti, degli studenti o delle famiglie. I "buonisti" risponderebbero: "è della società, cioè di tutti questi!". E in un certo senso potrebbe essere vero, ma il tentativo di realizzare la scuola della concertazione (dopo il '68, coi decreti delegati, che furono pensati proprio per avviare la scuola del dialogo e della collaborazione fra tutte le parti in causa) si è rivelato ampiamente fallimentare e prevedibilmente illusorio.
La scuola di Stato, in definitiva, è drammaticamente senza identità, o, meglio, con identità fluttuanti e contraddittorie, dipendenti dal potere politico che, in Italia, è quanto di più instabile esista. Insomma: una fabbrica permanente di conflitti, di scontento, di tristezza, e di manipolazioni ideologiche.
Affermare che la scuola è fatta per educare/formare le nuove generazioni, che dovrebbe rappresentare il meglio della nostra storia e cultura, che dovrebbe essere il trampolino di lancio degli studenti per esprimere i loro talenti in funzione della realizzazione personale e del bene comune, che dovrebbe sostenersi su dinamiche virtuose di collaborazione col territorio, le imprese e le famiglie, è pura teoria. Il fallimento è sotto gli occhi di tutti.
C'è una soluzione, e si chiama libertà di educazione. In un sistema davvero libero, anche ammesso che lo Stato voglia continuare ad essere gestore diretto di scuole, il problema del crocifisso non si porrebbe. E nemmeno tanti altri.
LA SCUOLA DI STATO È DISASTROSA
Le famiglie, che da dettato costituzionale sono le principali depositarie del diritto di educare e istruire i figli, potrebbero mandare questi ultimi nella scuola che preferiscono. Lo Stato è laico (laicista) e non vuole il crocifisso, oppure cambia orientamento continuamente? Benissimo, è possibile iscrivere i figli in altre scuole, chiaramente e stabilmente connotate, a parità di condizione. Il problema è che manca proprio questa possibilità. O, meglio, è alla portata solo di chi se la può permettere economicamente. Ed è una vergogna tutta italiana.
E poiché il peccato originale di una scuola di Stato (sempre più evidentemente Stato etico) non può essere risolto, gli studenti e le famiglie dovranno obtorto collo continuare a farne le spese. Le conseguenze, però, come vediamo, sono e saranno sempre più a carico di tutti.
A meno che... ed è la controprova di quanto detto sopra: le scuole che rappresentano il meglio della nostra storia e cultura, che sono il trampolino di lancio degli studenti per esprimere i loro talenti in funzione della realizzazione personale e del bene comune, che si sostengono su dinamiche virtuose di collaborazione col territorio, le imprese e le famiglie, esistono anche in Italia, e sono fra le paritarie e parentali. Cioè fra scuole libere, non statali. Sarà un caso?
Esistono anche gli strumenti per realizzare un'effettiva parità scolastica e libertà di scelta educativa per le famiglie: il costo standard, buono scuola, finanziamenti diretti dello Stato, e altro ancora. Basterebbe volerli attuare. Perché allora si continua così? Eh già, forse fa comodo a qualcuno...
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TOGLIERE IL CROCIFISSO DALLE SCUOLE? L'ASSURDA IDEA DEL MINISTRO DELL'ISTRUZIONE di Marco Lepore
Per chi ancora non lo avesse capito, in Italia l'orizzonte educativo che deve avere la scuola statale lo decide il ministro di turno. Forse è sempre stato così, probabilmente, ma oggi questo è diventato esplicito come non mai. Fino a livelli allarmanti. Meno male, vien da dire, chissà che non si arrivi finalmente a comprendere dove sta l'inghippo...
Pochi giorni fa è esplosa la vicenda dello sciopero per il clima, con la presa di posizione e conseguente circolare alle scuole del ministro Fioramonti, per chiedere ai dirigenti di considerare giustificata la partecipazione degli studenti alle manifestazioni "gretine".
Subito dopo, a seguire, è riesplosa l'annosa questione del crocifisso in aula e si è scatenata ancora una volta una bagarre tra i sostenitori della scuola laica-laicista e quelli (confortati tra l'altro da diverse sentenze nazionali e internazionali) che vogliono il crocifisso esposto perché rappresenta i fondamenti della nostra storia e cultura.
Non facciamoci illusioni, nemmeno stavolta il problema sarà risolto. Fioramonti probabilmente continuerà ad affermare le proprie legittime convinzioni (e, con lui, tutti i presidi - e sono tanti - che non vogliono il crocifisso a scuola), fino al prossimo ministro. Quello uscente, ad esempio, era favorevole, e si stava muovendo affinché fosse ripristinato. Insomma, il caos.
APERTE UN'INFINITÀ DI QUESTIONI
Il problema è che questo accade non solo sul crocifisso, ma su un'infinità di questioni. Chi ne fa le spese sono innanzitutto gli studenti con le loro famiglie, e poi tutto il personale della scuola, che vive in un clima di terremoto perenne. Si può andare avanti così?
Il peccato originale è proprio nella natura stessa della scuola italiana. Facciamoci una domanda: a chi appartiene la scuola statale? E, di conseguenza, qual è (o quale deve essere) la sua identità? Non è del ministro, né del governo in carica, nemmeno (men che meno) dei sindacati, e neppure dei docenti, degli studenti o delle famiglie. I "buonisti" risponderebbero: "è della società, cioè di tutti questi!". E in un certo senso potrebbe essere vero, ma il tentativo di realizzare la scuola della concertazione (dopo il '68, coi decreti delegati, che furono pensati proprio per avviare la scuola del dialogo e della collaborazione fra tutte le parti in causa) si è rivelato ampiamente fallimentare e prevedibilmente illusorio.
La scuola di Stato, in definitiva, è drammaticamente senza identità, o, meglio, con identità fluttuanti e contraddittorie, dipendenti dal potere politico che, in Italia, è quanto di più instabile esista. Insomma: una fabbrica permanente di conflitti, di scontento, di tristezza, e di manipolazioni ideologiche.
Affermare che la scuola è fatta per educare/formare le nuove generazioni, che dovrebbe rappresentare il meglio della nostra storia e cultura, che dovrebbe essere il trampolino di lancio degli studenti per esprimere i loro talenti in funzione della realizzazione personale e del bene comune, che dovrebbe sostenersi su dinamiche virtuose di collaborazione col territorio, le imprese e le famiglie, è pura teoria. Il fallimento è sotto gli occhi di tutti.
C'è una soluzione, e si chiama libertà di educazione. In un sistema davvero libero, anche ammesso che lo Stato voglia continuare ad essere gestore diretto di scuole, il problema del crocifisso non si porrebbe. E nemmeno tanti altri.
LA SCUOLA DI STATO È DISASTROSA
Le famiglie, che da dettato costituzionale sono le principali depositarie del diritto di educare e istruire i figli, potrebbero mandare questi ultimi nella scuola che preferiscono. Lo Stato è laico (laicista) e non vuole il crocifisso, oppure cambia orientamento continuamente? Benissimo, è possibile iscrivere i figli in altre scuole, chiaramente e stabilmente connotate, a parità di condizione. Il problema è che manca proprio questa possibilità. O, meglio, è alla portata solo di chi se la può permettere economicamente. Ed è una vergogna tutta italiana.
E poiché il peccato originale di una scuola di Stato (sempre più evidentemente Stato etico) non può essere risolto, gli studenti e le famiglie dovranno obtorto collo continuare a farne le spese. Le conseguenze, però, come vediamo, sono e saranno sempre più a carico di tutti.
A meno che... ed è la controprova di quanto detto sopra: le scuole che rappresentano il meglio della nostra storia e cultura, che sono il trampolino di lancio degli studenti per esprimere i loro talenti in funzione della realizzazione personale e del bene comune, che si sostengono su dinamiche virtuose di collaborazione col territorio, le imprese e le famiglie, esistono anche in Italia, e sono fra le paritarie e parentali. Cioè fra scuole libere, non statali. Sarà un caso?
Esistono anche gli strumenti per realizzare un'effettiva parità scolastica e libertà di scelta educativa per le famiglie: il costo standard, buono scuola, finanziamenti diretti dello Stato, e altro ancora. Basterebbe volerli attuare. Perché allora si continua così? Eh già, forse fa comodo a qualcuno...
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