Tiziana Bonomo "Ivo Saglietti. Lo sguardo nomade"
Jan 2, 2024 ·
16m 39s
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Description
Tiziana Bonomo "Ivo Saglietti. Lo sguardo nomade" Museo Nazionale del Risorgimento, Torino Mostra aperta fino al 28 gennaio 2024. Lo sguardo nomade, voluta dall’Associazione La Porta di Vetro presieduta da...
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Tiziana Bonomo
"Ivo Saglietti. Lo sguardo nomade"
Museo Nazionale del Risorgimento, Torino
Mostra aperta fino al 28 gennaio 2024.
Lo sguardo nomade, voluta dall’Associazione La Porta di Vetro presieduta da Michele Ruggiero è curata da Tiziana Bonomo/ArtPhotò.
Un omaggio al fotografo scomparso lo scorso 2 dicembre all’età di 75 anni e al suo ”sguardo nomade”, capace di raccontare in oltre quarant’anni di carriera la Storia e le storie della nostra epoca.
Il percorso espositivo riunisce 53 fotografie in bianco e nero, realizzate tra gli anni ’80 e il 2018, selezionate dallo stesso Ivo Saglietti con la curatrice Tiziana Bonomo. Alle immagini si affiancano i testi del fotografo, di Paolo Rumiz, Tiziana Bonomo e Federico Montaldo tratti dai libri Rivoluzioni e Lo sguardo inquieto.
Sottolinea la curatrice: “Ivo Saglietti, un fotografo che porta con sé il coraggio di chi fa reportage e la dolcezza di uno sguardo in perenne stupore, di uno spirito libero da condizionamenti, di poche parole ma che racconta molto con la sua fotografia. Difficilmente risolve i suoi progetti in pochi giorni: gli piace farli durare a lungo, approfondirli”.
Lo stesso fotografo diceva infatti: “La lentezza è un fondamento della fotografia. O almeno lo è della mia. Nella mia visione non vi è una buona fotografia se non ho il tempo di soffermarmi sui luoghi, osservare la realtà che mi circonda. Quando arrivo sul luogo del mio lavoro, il primo giorno raramente estraggo la macchina fotografica. Avanzo, torno indietro, passeggio, giro intorno, osservo, prendo appunti. Quando la lingua lo consente cerco di scambiare qualche parola con le persone. Tutto con grande lentezza, lasciandomi penetrare dalle sensazioni, cercando di entrare in sintonia con i luoghi e con le persone”.
Da qui nasce quello sguardo ”nomade” e profondo, capace di raccontare – di fronte a drammi, crisi, conflitti – “il lato umano, quello più intimo, più quotidiano”.
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare
www.ilpostodelleparole.it
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"Ivo Saglietti. Lo sguardo nomade"
Museo Nazionale del Risorgimento, Torino
Mostra aperta fino al 28 gennaio 2024.
Lo sguardo nomade, voluta dall’Associazione La Porta di Vetro presieduta da Michele Ruggiero è curata da Tiziana Bonomo/ArtPhotò.
Un omaggio al fotografo scomparso lo scorso 2 dicembre all’età di 75 anni e al suo ”sguardo nomade”, capace di raccontare in oltre quarant’anni di carriera la Storia e le storie della nostra epoca.
Il percorso espositivo riunisce 53 fotografie in bianco e nero, realizzate tra gli anni ’80 e il 2018, selezionate dallo stesso Ivo Saglietti con la curatrice Tiziana Bonomo. Alle immagini si affiancano i testi del fotografo, di Paolo Rumiz, Tiziana Bonomo e Federico Montaldo tratti dai libri Rivoluzioni e Lo sguardo inquieto.
Sottolinea la curatrice: “Ivo Saglietti, un fotografo che porta con sé il coraggio di chi fa reportage e la dolcezza di uno sguardo in perenne stupore, di uno spirito libero da condizionamenti, di poche parole ma che racconta molto con la sua fotografia. Difficilmente risolve i suoi progetti in pochi giorni: gli piace farli durare a lungo, approfondirli”.
Lo stesso fotografo diceva infatti: “La lentezza è un fondamento della fotografia. O almeno lo è della mia. Nella mia visione non vi è una buona fotografia se non ho il tempo di soffermarmi sui luoghi, osservare la realtà che mi circonda. Quando arrivo sul luogo del mio lavoro, il primo giorno raramente estraggo la macchina fotografica. Avanzo, torno indietro, passeggio, giro intorno, osservo, prendo appunti. Quando la lingua lo consente cerco di scambiare qualche parola con le persone. Tutto con grande lentezza, lasciandomi penetrare dalle sensazioni, cercando di entrare in sintonia con i luoghi e con le persone”.
Da qui nasce quello sguardo ”nomade” e profondo, capace di raccontare – di fronte a drammi, crisi, conflitti – “il lato umano, quello più intimo, più quotidiano”.
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