Michael Skinner

Aug 1, 2020 · 33m 16s
Michael Skinner
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Questa settimana, nella nostra diretta di giovedì, abbiamo assistito, grazie a Luca, a una splendida diretta su Michael Skinner, uno dei migliori esempi di maghi professionisti, attentissimo al rapporto con...

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Questa settimana, nella nostra diretta di giovedì, abbiamo assistito, grazie a Luca, a una splendida diretta su Michael Skinner, uno dei migliori esempi di maghi professionisti, attentissimo al rapporto con il pubblico, i cosiddetti “workers”.
Michael nasce nel 1941 a Rochester, New York, da una famiglia agiata con discendenze inglesi, irlandesi, olandesi e tedesche. Vive con la sorella Mary Allen. Suo padre era capo dipartimento della Kodak, per la produzione di pellicole cinematografiche e fotografiche. Si aspettava ovviamente un futuro simile per il figlio, ma non gli mise mai pressione al riguardo.
Purtroppo, l’infanzia non sarà un periodo roseo per lui, a causa delle sue orecchie a sventola e del suo comportamento molto solitario e timido. Tuttavia, si prenderà la sua grande rivincita quando, all’età di 17 anni, scopre la magia, grazie alla biografia di John Scarne “The Amazing World of John Scarne”. Così, senza neanche saper bene se la strada facesse per lui, ordinò tramite catalogo postale “The Expert at the Card Table”. Ciò gli diede una carica così forte che si allenava dalle 8 alle 10 ore al giorno. Abbiamo quindi citato un passo del libro “L’Esperienza nella magia” di Eugene Burger, dove facendo riferimento alla suddivisione della giornata come una torta, si parla di magia affermando che per diventare dei grandi bisogna dedicargli ovviamente la fetta più grande di tutte. Michael così, cominciò a spendere il suo stipendio come “pinsetter” (addetto nelle sale da bowling al riposizionamento dei birilli) in magia. Aveva anche una teoria di “marketing” a riguardo e non spendeva tutto subito, in modo da aver stimoli costanti e non sperperare ogni suo avere. Intanto performava ogni settimana con i familiari e i parenti, dato che, come famiglia agiata, avevano spesso ospiti. Continuò a studiare da autodidatta finché, ad una convention a Batavia, New York, conobbe il suo maestro Eddie Fetcher, un omone dalle spalle grosse e dalle braccia muscolose, ma che Skinner descrive come elegante ogni volta che prendeva un mazzo di carte in mano. Per 4 anni, durante tutti i weekend, andava quindi alle lezioni a casa di Eddie a Buffalo (circa 112 km da casa sua). Dopo lo studio, Eddie lo portò a performare nei night club e nei locali. Qui Michael l’ambito a cui è interessato, il close-up. Dopo due anni di college, lavora per 5 anni nella Xerox Corporation, nella produzione per stampanti. Ogni giorno, portandosi un mazzo di carte, riusciva a dedicare 20 minuti ogni due ore allo studio della nostra arte. Nel 1967 si licenzia, compra un’auto e realizza il suo sogno di andare a Los Angeles per visitare il Magic Castle e incontrare Vernon. Lo descrive come “il moderno Merlino, che ha elevato il close-up a forma d’arte, meravigliosamente umile, compassionevole, clemente e comprensivo”. Quella stessa sera incontra anche Ron Wilson che gli offrirà ospitalità per i due anni successivi.
Successivamente Ron, racconterà un bellissimo aneddoto sulla grande dedizione di Michael, che Luca ha brillantemente citato. Abbiamo citato anche altri grandiosi aneddoti, riguardanti la convivenza tra Michael e David Roth (facilmente trovabile cercando su youtube “Roth Remembers”), la partenza da casa e il dialogo con la madre e l’incontro con Slydini.
In molti aneddoti si vede quanto Micahel avesse una grande ossessione per la tecnica e per gli effetti. Guardando alcune sue performance su youtube e, ovviamente, i suoi DVD “Close-Up Workers”, si nota infatti come siano presenti molti effetti con tanta tecnica, che Michael padroneggiava abilmente (ma non impercettibilmente, se dobbiamo essere critici, ma ciò passava forse di secondo piano una volta costituito un ottimo rapporto con gli spettatori). Riguardo agli effetti, invece, Luca ha raccontato un’incredibile esperienza di Michael al Magic Castle. Infatti, egli affermava di padroneggiare circa 2000 effetti che aveva in repertorio e di aggiungerne circa dai 50 ai 75 all’anno. Così, un collega lo aveva sfidato di esibirsi fino a quando avesse ripetuto almeno un gioco. Si esibì una settimana intera, 4 volte al giorno in spettacoli di circa 20 minuti che comprendevano circa 7-8 effetti senza mai ripetere un gioco. Continuò anche la seconda settimana, ma non concluse la sfida perché un membro del personale gli chiese di desistere dato che, accorsa la voce a molti prestigiatori, essi si accalcavano per vederlo all’opera senza lasciare posto al pubblico.
La svolta della sua carriera avvenne nel 1975 quando, dopo aver preso un manager, egli lo introdusse al proprietario del casinò “Golden Nugget” di Las Vegas, Steve Wynn. Dopo che Michael si esibì per lui per circa un’ora, Steve gli offrì il lavoro che lo avrebbe accompagnato per il resto della sua vita. Michael infatti lavorò come “resident magician” al casinò per 20 anni. Nel suo libro racconta che quando si avvicinava ai tavoli non voleva sentirsi una minaccia e la reazione del pubblico (solitamente una risata) dopo un effetto riuscito, apriva la loro mente alla magia che avrebbero vissuto e li avrebbe fatti rilassare.
Alla fine della live, Luca ha anche parlato di Allen Okawa, un amico di Michael e di come lo ricordi.
Libri:
“Intimate Magic” (1982) di Jeff Busby
“Classic Sampler” (1996) di Michael Skinner
Letture Consigliate:
“Come trattare gli altri e farseli amici” di Dale Carnegie (prima edizione 1936, ripreso da Bompiani nel 1986)
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Author Talking Magic
Organization Talking Magic
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