Mamma a 40 anni - E' la stampa, bellezza. Anche quando fa schifo.
May 29, 2021 ·
2m 50s
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Description
E’ la stampa, bellezza. Anche quando fa schifo Sono in ritardo su tutti i fronti. Gestione domestica, burocrazia imperante, firme, fogli ovunque, scadenze da fine epoca tutti i giorni. E...
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E’ la stampa, bellezza. Anche quando fa schifo
Sono in ritardo su tutti i fronti. Gestione domestica, burocrazia imperante, firme, fogli ovunque, scadenze da fine epoca tutti i giorni. E sono in ritardo pure per il podcast. Nelle prime settimane dopo il parto ne facevo un punto d’onore: trovare il tempo per buttare giù i pensieri, in modo che non svanissero veloci e per tenere memoria. E, più o meno, devo dire che ci sono riuscita. Questa settimana è dura mettersi a scrivere, infatti ho tergiversato volutamente, anche quando avrei avuto tempo per buttare giù due righe, perché c’è stata la tragedia che abbiamo tutti in mente. Quell’incidente penoso e schifoso, lasciatemelo dire, alla funivia Stresa-Mottarone. In 20 minuti dal lago alla montagna, recita il sito della funivia. Cristo santissimo. Morti, dolore, sparso a pioggia, un bambino orfano. Tante e tanti avranno avuto modo di sentirsi vicini, davvero, alle vittime di questo dramma. Chiunque abbia un figlio o una figlia conosce l’entusiasmo di quelle giornate, quando si parte per una gita. In Italia poi ogni angolo vale il viaggio, ogni panorama ha il suo modo di toccarti e restarti nell’anima. Ecco. Mi ritrovo nella voglia di uscire con la famiglia, dopo molto tempo chiusi per lockdown e quarantene scolastiche; mi ritrovo nell’attimo in cui cerco di proteggere i miei figli in un qualche modo assurdo, impensabile. A volte mi pare di trasalire se capto che mio figlio sta per attraversare la strada senza guardare. E adesso sono qui a pensare a quei genitori, a quegli adulti, che hanno fatto da scudo ai figli.
Sento salire la nausea, la rabbia, un sentimento odioso nei confronti di gesti che vengono descritti come “manomissioni” alla struttura della funivia. Eppure di questa faccenda non ho avuto cuore di parlare ai miei figli, sicuramente perché è una vicenda che fa male pensandola come mamma o come genitore, ma anche in veste di giornalista, ciò che mi identifica nella vita professionale. Ho proprio evitato di guardare articoli e servizi in modo approfondito, come a proteggere me e pure loro, in qualche modo, da qualcosa di davvero troppo penoso. Purtroppo da una cosa di questo tipo non c’è modo di imparare proprio nulla, si può prendere solo dolore, pensando a quante cose facciamo volontariamente in modo fallace, senza scuse, a volte e quasi sempre nei confronti di chi non ha possibilità, strumenti o sensibilità per difendersi abbastanza. Ecco, i miei pensieri di questa settimana, che forse non hanno nulla a che vedere con una esperienza di maternità, ma che sono tangenti e determinano in parte il modo di rapportarmi ai miei figli in questi giorni.
Questo è Mamma a 40 anni, io sono Agnese, e ci sentiamo, spero, la prossima settimana.
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Sono in ritardo su tutti i fronti. Gestione domestica, burocrazia imperante, firme, fogli ovunque, scadenze da fine epoca tutti i giorni. E sono in ritardo pure per il podcast. Nelle prime settimane dopo il parto ne facevo un punto d’onore: trovare il tempo per buttare giù i pensieri, in modo che non svanissero veloci e per tenere memoria. E, più o meno, devo dire che ci sono riuscita. Questa settimana è dura mettersi a scrivere, infatti ho tergiversato volutamente, anche quando avrei avuto tempo per buttare giù due righe, perché c’è stata la tragedia che abbiamo tutti in mente. Quell’incidente penoso e schifoso, lasciatemelo dire, alla funivia Stresa-Mottarone. In 20 minuti dal lago alla montagna, recita il sito della funivia. Cristo santissimo. Morti, dolore, sparso a pioggia, un bambino orfano. Tante e tanti avranno avuto modo di sentirsi vicini, davvero, alle vittime di questo dramma. Chiunque abbia un figlio o una figlia conosce l’entusiasmo di quelle giornate, quando si parte per una gita. In Italia poi ogni angolo vale il viaggio, ogni panorama ha il suo modo di toccarti e restarti nell’anima. Ecco. Mi ritrovo nella voglia di uscire con la famiglia, dopo molto tempo chiusi per lockdown e quarantene scolastiche; mi ritrovo nell’attimo in cui cerco di proteggere i miei figli in un qualche modo assurdo, impensabile. A volte mi pare di trasalire se capto che mio figlio sta per attraversare la strada senza guardare. E adesso sono qui a pensare a quei genitori, a quegli adulti, che hanno fatto da scudo ai figli.
Sento salire la nausea, la rabbia, un sentimento odioso nei confronti di gesti che vengono descritti come “manomissioni” alla struttura della funivia. Eppure di questa faccenda non ho avuto cuore di parlare ai miei figli, sicuramente perché è una vicenda che fa male pensandola come mamma o come genitore, ma anche in veste di giornalista, ciò che mi identifica nella vita professionale. Ho proprio evitato di guardare articoli e servizi in modo approfondito, come a proteggere me e pure loro, in qualche modo, da qualcosa di davvero troppo penoso. Purtroppo da una cosa di questo tipo non c’è modo di imparare proprio nulla, si può prendere solo dolore, pensando a quante cose facciamo volontariamente in modo fallace, senza scuse, a volte e quasi sempre nei confronti di chi non ha possibilità, strumenti o sensibilità per difendersi abbastanza. Ecco, i miei pensieri di questa settimana, che forse non hanno nulla a che vedere con una esperienza di maternità, ma che sono tangenti e determinano in parte il modo di rapportarmi ai miei figli in questi giorni.
Questo è Mamma a 40 anni, io sono Agnese, e ci sentiamo, spero, la prossima settimana.
Information
Author | Agnese Fedeli |
Organization | Agnese Fedeli |
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