L'altra Europa: la Russia vieta la propaganda gay

Feb 22, 2013 · 8m 14s
L'altra Europa: la Russia vieta la propaganda gay
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2635 L'ALTRA EUROPA: LA RUSSIA VIETA LA PROPAGANDA GAY di Tommaso Scandroglio La Duma, il Parlamento russo, l'ha fatta grossa. Venerdì scorso ha infatti approvato una legge...

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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2635

L'ALTRA EUROPA: LA RUSSIA VIETA LA PROPAGANDA GAY di Tommaso Scandroglio
La Duma, il Parlamento russo, l'ha fatta grossa. Venerdì scorso ha infatti approvato una legge che vieta la propaganda omosessuale a danno dei minori.
Apriti cielo: tutti i maggiori media hanno detto peste e corna di questa nuova norma che per diventare definitiva dovrà essere esaminata altre due volte dalla Camera Bassa, ricevere l'approvazione dal Consiglio Federale e infine essere firmata dal presidente Vladimir Putin.
La legge, che prevede sanzioni pecuniarie tra i 125 e i 12.500 euro e che si applicherà a tutto il territorio nazionale, ricalca alcuni provvedimenti amministrativi simili già in vigore a San Pietroburgo, Kaliningrad e in altre metropoli russe.
Ma cosa prevede di tanto scandaloso questo disegno di legge? Ecco il passaggio incriminato: saranno vietate "azioni pubbliche mirate a promuovere la sodomia, il lesbismo, la bisessualità e il transgender tra i minori". Il divieto non riguarda i singoli, ma gli enti, come le scuole, le associazioni, le fondazioni, etc.
Messe al bando dunque le lezioni scolastiche alternative pro-gay, il volantinaggio da parte di associazioni omosessuali davanti alle scuole, le pubblicità in cui due uomini si baciano trasmesse in televisione durante la fascia protetta, ed altro ancora, sempre che il loro contenuto possa essere visto, ascoltato o letto da dei bambini.
Perché la Duma ha preso questo provvedimento? Ce lo spiega Yelena Mizulina, presidente della Commissione degli Affari della famiglia che in merito all'omosessualità afferma: "La sua propaganda senza freno la troviamo ovunque". Le fa eco Dmitri Pershin, responsabile del Dipartimento giovani della Chiesa ortodossa moscovita: "La determinazione mostrata dai rappresentanti delle minoranze sessuali di continuare a manifestare davanti a istituti per l'infanzia, indica la tempestività di questa legge regionale, che dovrebbe ottenere status federale. Aiuterà a proteggere i bambini dalla manipolazione condotta da minoranze che promuovono la sodomia".
La legge perciò non è tanto contro il pensiero gay bensì a tutela dei bambini. L'intento è quello di contrastare un pressing culturale omofiliaco che si insinua fin dentro le aule scolastiche e mentre i bambini fanno merenda al pomeriggio davanti alla TV a casa loro. Una sorta di catenaccio contro una strategia furba e iniqua che mira a indottrinare l'infanzia e la fanciullezza, quando il bambino è sprovvisto di quegli strumenti critici indispensabili per vagliare con maturità le informazioni che gli provengono dagli adulti.
Un altro motivo pare che sia anche una certa preoccupazione da parte delle autorità di favorire la famiglia naturale fondata sul matrimonio, l'unico modello capace di assicurare un futuro alla nazione. Infatti Putin non molto tempo fa, pungolato sul tema dell'omosessualità, tagliò corto ed affermò: "La Russia ha un problema demografico, io ho il dovere di occuparmi dei diritti delle coppie che generano prole".
Legge antidemocratica questa? Per nulla dato che è stata approvata con 388 voti a favore, un contrario e un astenuto. Legge che però contrasta con il sentito comune? Anche in questo caso la risposta è negativa.
Un recente sondaggio dell'Istituto Levada Center, condotto in 45 regioni, rende noto che il 65% dei russi è favorevole al disegno di legge del Parlamento, due terzi inoltre considera l'omosessualità una malattia – in particolare il 66% degli interpellati qualifica le relazioni omosessuali come "ripugnanti" – e approva la decisione dell'Esercito di radiare chi abbia tendenze omosessuali.
Questo esteso sentimento verso i valori tradizionali poi portò il comune di Mosca lo scorso 17 agosto a proibire il Gay Pride per 100 anni, decisione drastica presa dopo che per ben sei volte gli attivisti gay manifestarono senza autorizzazione.
Ora in casa nostra giornali come Repubblica, Il Fatto Quotidiano, l'Unità si stracciano le vesti e rimangono indignati per la decisione del governo russo. Eppure la legge è espressione come abbiamo visto di una decisione democraticamente assunta da un parlamento legittimo e largamente condivisa.
Ora il popolo, il collettivo – che nel rosso immaginario di queste testate è la stella polare di ogni iniziativa – non ha, come il cliente, sempre ragione? Possibile che la base debba essere ascoltata solo quando le idee che partorisce siano in consonanza con quelle di una certa elite rivoluzionaria e invece debbano essere cestinante quando non sono politicamente corrette? Vogliamo o non vogliamo essere democratici fino in fondo, sempre e comunque? Inoltre questi nipotini di Stalin che scrivono sulla carta stampata paradossalmente sono costretti a considerare quest'ultimo come un conservatore vecchio stampo dato che nel 1934 introdusse il reato di omosessualità, reato che fu depenalizzato solo nel 1993.
Ma si sa, il vero progressismo non guarda in faccia a nessuno, nemmeno ai propri padri. Infine una curiosità. Come si accennava, il provvedimento della Duma ricalca uno analogo adottato dalla municipalità di San Pietroburgo. Lo scorso novembre la giunta Pisapia decise di rompere il gemellaggio con questa città in segno di protesta (solo Lega e Pdl furono contrari). Viene da chiedersi perché non hanno rotto anche il gemellaggio con la città di Gerusalemme – altra città gemellata con Milano - dato che dal 2005 ai palestinesi della Striscia di Gaza e della Cisgiordania è precluso l'accesso alla moschea di al-Aqsa, che sorge nella zone est della città ed il terzo sito sacro dell'Islam.
Oltre a ciò molti altri luoghi sono interdetti ai palestinesi – compresi quelli convertiti al cristianesimo - i quali ovviamente non possono in alcun modo far propaganda religiosa. Evidentemente la libertà di religione vale nulla rispetto a quella di baciarsi in pubblico davanti a un bambino.
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