"Il bello nella guerra" Parole Sante del 3-04-22
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IL BELLO NELLA GUERRA È tremendo e difficile riuscire a parlare di bellezza dentro il grigiore buio di una guerra che sembra non riuscire a trovare una via di fuga....
show moreÈ tremendo e difficile riuscire a parlare di bellezza dentro il grigiore buio di una guerra che sembra non riuscire a trovare una via di fuga.
Ogni giorno le notizie che ci arrivano ci fanno sperare in nuovi dialoghi tra le parti - a volte estenuanti: “Chissà se oggi troveranno un accordo”. E poi ne segue la delusione tanta strada ancora da fare.
Intanto, “mentre gli elefanti combattono, a rimetterci è sempre l’erba”, dice un sapienziale proverbio africano.
È sempre così. I potenti decidono, i poveri pagano!
Pagano e piangono i bambini, le spose, le madri e i padri. Piangono gli uomini costretti ad imbracciare fucili. Piangono e trascinano la pesantezza dei loro corpi, aridi di senso, disidratati dalle lacrime, stremati dalla sete e dalla fame, frementi di rabbia e – comunque - costretti a farsi forza, per evitare di soccombere ad un pericolo sempre in agguato.
Lì, nei teatri di guerra le persone piangono senza versare lacrime, che ormai non ci sono più.
Piange il cuore disperato, negli abbracci che si vorrebbe non finissero più, quando ci si deve dividere, lui che resta e lei con i bambini che scappa.
Piangiamo anche noi!
Ma perché tutto questo?
E così, inesorabile spunta l’eterna domanda che non trova risposta:
“Dio, dove sei?”.
Oggi mi affido alla sapienza di Luigino Bruni economista cristiano, pensatore, amante di filosofia e grande conoscitore delle Scritture bibliche. Bruni rispetto a questa domanda dice “non mettiamo in mezzo Dio su questa vicenda”.
Bruni, diffida - e io con lui – da chi dice che Dio interverrà e sarà lui a porre fine a tutto questo. Ma allora perché non è intervenuto prima evitando di far morire tanti bambini e persone innocenti?
Il silenzio Dio è terribile! Ma forse è il silenzio di un “nostro dio”, costruito e modellato da noi e non il Dio che è “uscito dalle nubi” per tentare di salvare il salvabile dell’umanità, diventando uomo lui stesso.
Dio è già in croce! È stato eliminato dagli uomini. Si è già consegnato alla cattiveria omicida degli uomini una volta sola e per sempre.
Più di così non poteva fare. Siamo noi esseri umani che dobbiamo - con le nostre forze e le nostre energie, con la nostra intelligenza - fermare questa atrocità.
Non pensiamo che sia Dio a fermarla questa guerra, l’avrebbe evitata sin dal suo nascere, no?
La preghiera oggi deve essere un po' più sofisticata, oggi dobbiamo pregare l’uomo, più che pregare Dio.
Pregare Dio, si! Ma perché ci dia la forza di resistere e agire per favorire la pace.
Ma urge poi pregare gli uomini che ritornino uomini quelli che non sono paragonabili neanche alle bestie che quando combattono almeno hanno un motivo legato alla sopravvivenza. Qui non c’è tutto questo, quindi non si possono neanche definire delle bestie. Sono semplicemente esseri de-umanizzati!
Vedete, nella Bibbia più che pregare Dio, si trova che è Dio che prega l’uomo.
Lo prega di diventare umano.
Lui si è consegnato per far capire meglio alla de-umanizzata umanità, qual è la strada da seguire.
Strada – ahimè – non perseguita o deformata da una scorretta idea di Dio.
Oggi è il tempo della preghiera di Dio verso di noi, verso l’uomo.
Dio invita e dice (salmi) “convertiti e torna ad essere uomo”. La preghiera è quella di Dio verso l’uomo. Che lo invita ad essere ciò per il quale è stato creato: umano!
La responsabilità delle vicende umane è dell’uomo, Dio non c’entra. Dio può solo stringere le mani e illuminare mente e cuore, il resto è responsabilità dell’uomo.
“Dio, dove sei?”.
Cosa sta succedendo? Cosa sarà il futuro…
La sapienza biblica ci viene in aiuto
Sentiamo cosa dice Luigino Bruni come risposta alla domanda “come sarà il futuro dei battezzati, di chi crede in Dio, quindi della Chiesa?”
La grande storia è il frutto dell’insieme delle piccole storie.
Che ne è allora della nostra possibilità di fare qualcosa di fronte a tanta disumanizzazione?
A noi piace riuscire ad accorgersi anche dei piccoli fiori che nascono tra le rocce, nei terreni infertili, che altro non sono che la forza della vita e del bene che non può non sbocciare.
Anche dentro le pieghe oscure del tempo segnato da tanto orrore, da indescrivibili brutalità inflitte da uomini ad altri uomini, beh, anche da qui esce il bello.
Ma ci aiuti nella nostra riflessione, anche la bellezza della musica….
“Gloria sei dir gesungen” (Bach) Munchener Bach-Orchester - (1:49)
Gloria cantiamo a te
con lingue umane e angeliche
con arpe e con cembali.
Di dodici perle sono i portali
nella tua città siamo in compagnia
degli angeli in alto intorno al tuo trono.
Nessun occhio ha mai visto,
nessun orecchio ha mai inteso
tanta gioia.
per questo siamo felici,
Io, io!
Eternamente in dulci jubilo.
Il bello è quell’esercito di giovani, uomini, donne, che hanno aperto il cuore, dedicando tempo e energie.
Condividono i beni, da quelli di prima necessità, alle case e appartamenti, dai pullman e auto che corrono lì a salvare persone per portarle al sicuro.
All’esercito delle religiose e religiosi che hanno aperto le loro case e cucinano anche per quanti vivono nei bunker, nelle metropolitane, nei vari nascondigli, più o meno sicuri.
I sorrisi dentro l’orrore della guerra, hanno un nome: il nome è “carità”.
Quando parliamo di carità non dobbiamo pensare all’elemosina, meno che meno al tornaconto.
Non nascondo che rabbrividisco sempre di fronte operazioni dalla parvenza caritatevole, ma che in realtà mascherano biechi interessi economici. Tutto questo (scusate il termine) mi schifa. Giù le mani dai disagi per meri tornaconti!!!
Diffido molto anche da certe operazioni, sempre spinte comunque da lodevoli e onorevoli motivazioni, ma che mascherano l’operazione (come la chiamo io) di diventare lo “svuota scantinati”.
La carità per essere bella, non deve essere “pelosa” ma “condivisione!
La bellezza della carità sta nella sua essenza di gratuità.
Bello è quando dai senza aspettarti nulla in cambio, è allora che a ricambiarti sarà quella che noi chiamiamo Provvidenza.
Ed è vero l’assioma biblico che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”!
Si dona e si riceve molto di più.
Il bello dentro una guerra, ha i colori della gratuità, della solidarietà libera e fatta per amore. È - e diventa – la risposta ad ogni forma di sopraffazione. Dai piccoli ai grandi conflitti, non c’è arma più potente e disarmante che la bellezza, il sorriso, la stretta di mano, l’abbraccio e il bacio.
Se non volete che parli di Gesù, posso dire che ce l’ha insegnato anche il Mahatma Ghandi. Mani nude, disarmate che disarmano.
Il bello dentro la guerra sono i cuori liberi che accolgono, spezzano il pane, distraggono e alleviano sofferenza. Sono i cuori di chi riesce a trasformare la speranza in realtà!
Cominciamo – o riprendiamo – da oggi, dalle piccole situazioni dove la vita ci riserva di essere, con chi ci è vicino e affine e soprattutto, con chi ci è straniero: sarà una grande arricchimento scoprire la ricchezza racchiusa nelle loro storie e nella loro vita, nella loro cultura, …
Questo è il mondo degli umani! Questo è il mondo bello dentro al quale ci piace vivere.
Tutto non sarà più come prima, ci dicevamo e continuiamo a dirci.
Il mondo è cambiato. Cambierà. E l’eterna domanda resta. “Dio dove sei?”
Non solo è con noi, ma è “noi”!
Come sarà il mondo dopo questa guerra e questa pandemia?
Sarà come lo desideriamo noi.
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Author | Fabrizio Bagnara |
Organization | Fabrizio Bagnara |
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