Erdoğan esagerato: un dittatore rilancia sempre nuove pretese

Jan 31, 2023 · 28m 16s
Erdoğan esagerato: un dittatore rilancia sempre nuove pretese
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https://ogzero.org/autore/murat-cinar/ Quanto Erdoğan deve a utili idioti, incertezze degli europei e divisioni del resto del mondo che lui dipinge come aggressori ai confini della ipermilitarizzata nazione dal satrapo governata attraverso...

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Quanto Erdoğan deve a utili idioti, incertezze degli europei e divisioni del resto del mondo che lui dipinge come aggressori ai confini della ipermilitarizzata nazione dal satrapo governata attraverso corruzione, rapina nel bilancio dello stato, controllo della magistratura e dell’informazione? Sostanzialmente è questo il grosso quesito che ci siamo posti, intervistando Murat Cinar, giornalista di origine turca e analista in particolare di quella società di fronte all’ennesima giravolta del ventennio autocratico del sultano anatolico.

Un Corano che brucia a Stoccolma produce una tempesta di F-35 a Bruxelles
Un utile idiota neonazista può produrre il solito “qualsiasi pretesto” per avanzare richieste ridicole da parte del presidente turco in costante campagna elettorale. La democratura deve sempre coniugare politica esterna a sostegno di quella interna per mantenere il potere da rinfocolare all’interno e avere il sostegno per alimentare le pretese oltre confine, dove gli forniscono le armi per eternare il suo sistema di potere mafioso: islamofobia, censura, intrusione negli affari nazionali.

Erdoğan coglie la palla al balzo, rialzando sempre la posta
Il primo regalo al satrapo turco lo fece l’UE sospendendo 15 anni fa la pratica turca, poté cominciare a fare la vittima esportando manodopera a basso costo, ma con rimesse sostanziose nelle casse da svuotare dalle clientele assoldate dall’Akp, e aumentando i rapporti commerciali con la Comunità europea; il capolavoro è stato il marchingegno inventato sulla mancanza di coraggio di Bruxelles nella soluzione del problema dei migranti e che non ha visto di meglio che un accordo ipocrita con il mercante levantino per trattenere migranti siriani che lui stesso ha contributo a creare, per i quali si fa pagare e si rivende elettoralmente, cercando di dislocarli in un territorio curdo-siriano, per il quale si lancia in una guerra che gli ripaga la campagna elettorale e fornisce commesse all’industria bellica.

La minaccia su Kobane è un marchio di fabbrica
Sempre con un atteggiamento binario: Erdoğan aderisce a organismi occidentali, ma poi è pilastro degli Accordi di Astana con un ruolo di potenza intermedia; non ha ancora invaso – come da programma della campagna elettorale – il Rojava, pur avendolo minacciato un sacco di volte, ma stavolta forse non ha ricevuto il semaforo verde dai potenti veri. Forse a causa della guerra in Ucraina? Ma questo forse si configura nell’altra strategia che prevede una dissolvenza: il fade-out che chiudeva sull’accusa di terrorista rivolta ad Assad prima del semigolpe si riapre con l’auspicato incontro con l’amico Assad, che schiaccerà le legittime richieste curde di Confederalismo democratico per il Nord della Siria.
Ogni giorno ci sono sondaggi sulla presenza dei “fratelli siriani” in Turchia e il voto andrà a chi li caccia il più in fretta possibile, come chiede il partito nazionalista della Vittoria.

Conseguenze economiche delle guerre assorbite dallo spirito guerrafondaio
Camuffare la crisi economica, elargire pensioni ai quarantenni e aumentare le minime più del doppio rispetto a Macron (uno schiaffo agli “europei”), assistenzialismo, rottamazione delle cartelle fiscali, scudi fiscali… come distrazione di massa e per l’aumento del debito pubblico ci si penserà una volta confermati sulla Poltrona di Sultano.
Non si discutono gli interventi militari in Caucaso, nel Mediterraneo orientale e occidentale, perché 20 anni fa il movimento pacifista (contro la guerra in Iraq) è stato distrutto e non si è mai più ripreso. E questo nasce dal ritorno dell’investimento sulla educazione e sulla scuola militarizzata fin dalla più tenera età. Difficile in tutto il mondo riuscire ad analizzare la condizione economica mettendola in relazione con la spesa militare. Ma basta un dato: i migranti turchi che attraversavano il confine tra Mexico e Usa fino al 2022 erano 2-3mila ogni anno, lo scorso anno il dato fornito dagli americani è di 32mila persone! I minori invece fuggono verso l’Italia, sia con voli (i ricchi), sia attraverso la rotta balcanica (i miseri), sia nei vani dei tir. I capitalisti che esportano soldi invece usano le barche a vela: un flusso inarrestabile.

Anche gli scioperi sono “regolati”, o meglio impediti, proibiti… il presidente può annullare gli scioperi; eh, il presidenzialismo!!?! Eppure a Kocaeli hanno fatto sciopero, andando allo scontro… e perdendolo, perché la Turchia è come una piccola Cina, dove si continua a lavorare e produrre e con un’elevata professionalità.

Murat mantiene accesa una minima speranza che l'occupazione del potere lasci spiragli per il Tavolo dei sei, ma è davvero flebile
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Author OGzero - Orizzonti geopolitici
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