Elezioni Usa in Virginia vincono i repubblicani per aver difeso la libertà educativa dei genitori
Nov 9, 2021 ·
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6779 ELEZIONI IN VIRGINIA: VINCONO I REPUBBLICANI PER AVER DIFESO LA LIBERTA' EDUCATIVA DEI GENITORI di Luca Volontè "Non penso che i genitori dovrebbero dire alle scuole...
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6779
ELEZIONI IN VIRGINIA: VINCONO I REPUBBLICANI PER AVER DIFESO LA LIBERTA' EDUCATIVA DEI GENITORI di Luca Volontè
"Non penso che i genitori dovrebbero dire alle scuole cosa dovrebbero insegnare", questo era stato il messaggio ai genitori delle scuole della Virginia dall'ex governatore democratico Terry McAuliffe, all'apertura della campagna elettorale quando chiedeva una riconferma al ruolo Governatore del 2021.
Invece è stato sconfitto, proprio e grazie alla forza dimostrata dalle associazioni di genitori che da mesi stavano combattendo contro le amministrazioni scolastiche statali, alle quali chiedevano di interrompere l'indottrinamento LGBTI impartito ai propri figli. Proprio la coriacea difesa della libertà di educazione e dei diritti dei genitori in campo educativo, sono stati i due elementi che hanno determinato la vittoria del candidato Repubblicano Glenn Youngkin ed alla sua elezione a Governatore dello stato.
Una vittoria ampia che porterà ad una maggioranza anche nel parlamento dello Stato, ed ha già consentito l'elezione del vice governatore e del procuratore generale, dopo un decennio di governo e maggioranza democratica della Virginia. L'aspetto più sorprendente, esemplare ed entusiasmante della campagna elettorale in Virginia, è stato il ruolo che l'educazione ed i genitori hanno giocato nel far vincere il partito repubblicano.
E' la prima volta che la libertà di educazione e le elezioni dei consigli scolastici locali diventano l'oggetto principale dei dibattici politico-elettorali, la prima volta che libere forme di associazioni di genitori possono determinare risultati politici importanti. In un articolo sul 'Wall Street Journal' dello scorso 3 novembre, due dei maggiori esperti di politica educativa americani, Max Eden e Brad Wilcox, hanno spiegato come la vittoria del repubblicano Youngkin renda il partito Repubblicano un "partito dei genitori".
L'insistenza della sinistra culturale e del partito Democratico nel promuovere l'ideologia LGBTI nelle scuole di ogni ordine e grado ha alimentato le proteste dei genitori e, di conseguenza, l'ondata repubblicana. Un dato oggettivamente a favore della trasformazione dei Repubblicani in partito dei genitori viene dalle indagini demografiche: la maggioranza dei repubblicani dai 18 ai 55 anni sono genitori (61%), mentre solo una minoranza dei democratici lo sono (45%). Nei commenti al voto in Virginia della 'Reuters' e del 'The Guardian', emerge tutto il livore dei perdenti e le accuse di 'strumentalizzazione' che i Repubblicani farebbero della libertà educativa per poter vincere le prossime elezioni di metà termine del novembre 2022.
E' così? La guerra culturale e la rieducazione dei ragazzi nelle scuole, promossa dai Governatori Democratici e dalla Amministrazione Biden va a tutto vantaggio del partito Repubblicano, come dice il New York Times, ma è la presa di coscienza dei diritti dei genitori in campo educativo che fa la vera differenza. L'educazione è uno dei principali campi di battaglia della politica americana, possiamo dire mondiale, perché oppone la macchina istituzionale di sinistra e dei partiti socialisti e democratici ai genitori, alla libertà educativa dei figli e, in ultima analisi, alla democrazia.
La trasformazione sociale radicale non può più rimanere sottaciuta, l'esempio americano ci dice che i genitori hanno un fondamentale ruolo per contrastarla e possono determinare l'esito elettorale e politico. La grande lezione delle elezioni di martedì 2 novembre in Virginia è che i genitori americani si sono svegliati, hanno preso atto dei pericoli gravissimi che correvano i propri figli e hanno deciso di difendere, non solo il principio, ma anche l'esigibilità del diritto alla libertà educativa. [...]
Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Virginia repubblicana e gli altri voti contro l'estremismo" spiega che in Virginia ha vinto il candidato repubblicano Glenn Youngkin, causando per i Democratici una sconfitta bruciante, a causa del loro estremismo ideologico.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 4 novembre 2021:
Nelle elezioni per i nuovi governatori, negli Stati Uniti, in Virginia ha vinto il candidato repubblicano Glenn Youngkin, mentre nel New Jersey il democratico Phil Murphy. Ma non può considerarsi come un pareggio: i Democratici hanno subito una sconfitta bruciante e devono iniziare a preoccuparsi per le elezioni di medio termine, che si terranno fra un anno esatto, per il rinnovo del Congresso.
I risultati della Virginia hanno sorpreso tutti. Il candidato del "partito dell'asinello" era dato per favorito in uno Stato che fin dal 2014 è governato dai Dems e che ha eletto Joe Biden, nel 2020, con un margine di vantaggio di oltre il 10% dei voti. Come candidato, Terry McAuliffe aveva dalla sua soldi ed esperienza. Già governatore, è stato appoggiato nella sua campagna elettorale dagli interventi del presidente, della vicepresidente Kamala Harris e dell'ex presidente Barack Obama. Contro di lui, le primarie dei Repubblicani erano state vinte da Glenn Youngkin, noto per essere un ottimo giocatore di basket, ma assolutamente un neofita della politica. La novità e la gioventù di un uomo di successo, prima sportivo poi negli affari (al punto che ha potuto auto-finanziarsi la campagna) hanno sicuramente giocato a favore del conservatore. Youngkin è stato abbastanza abile da risultare sia indipendente da Trump che vicino, idealmente, all'ex presidente. E quest'ultimo lo ha sostenuto al momento buono, invitando i suoi supporters a "inondare i seggi" per votarlo. I Democratici, che hanno giocato in lungo e in largo la carta dello spauracchio Trump, hanno perso, sono stati battuti sul piano della concretezza da un elettorato che ormai non si fa più convincere dall'argomento della "resistenza" anti-trumpiana.
L'elezione in Virginia è importante perché la libertà scolastica è stata determinante. La campagna si è svolta soprattutto sul dibattito su chi debba decidere dell'educazione dei figli. Youngkin ha puntato su due argomenti molto forti: i genitori hanno diritto di parola sulla scelta dei libri e dei programmi scolastici, specialmente se riguardano la sfera sessuale. In questi mesi il governo federale sta tentando di criminalizzare i genitori, arrivando ad equiparare le mamme e i papà che si oppongono all'educazione sessuale e ai programmi gender a gruppi violenti e incaricando Dipartimento di Giustizia ed Fbi di indagare. Questa manovra, caldeggiata dai sindacati degli insegnanti, sta creando un conflitto molto profondo, che riguarda tutte le famiglie. In campagna elettorale, il candidato democratico ha detto una cosa molto grave: "Non penso che i genitori possano dire alle scuole cosa queste debbano insegnare". La campagna repubblicana non ha fatto altro che far risentire al pubblico questa frase.
Sempre riguardo alla scuola, la campagna di Youngkin si è concentrata soprattutto contro i programmi basati sulla Critical Race Theory, un anti-razzismo ideologico che rinnega le basi stesse della legittimità degli Stati Uniti, giudicandoli intrinsecamente razzisti. La Critical Race Theory non è insegnata nelle scuole della Virginia, ma il pericolo è che, nel prossimo futuro, entri come fonte di ispirazione dei prossimi programmi. McAuliffe ha risposto in modo ambiguo a questa sfida, prima negando il pericolo, poi di fatto facendo suo l'antirazzismo ideologico. In uno dei suoi ultimi discorsi, strizzando l'occhio alle minoranze e all'estrema sinistra, ha lamentato che il 50% degli studenti sono di colore, mentre l'80% degli insegnanti sono bianchi. In questo modo, ha fatto capire all'elettorato moderato di considerare come un problema il colore della pelle. Quindi ha dato ragione, indirettamente a Youngkin: la Critical Race Theory sarebbe potuta arrivare nelle scuole, se i Democratici avessero vinto le elezioni.
Youngkin ha vinto anche sostenendo il diritto alla vita, in uno Stato in cui vige una legge abortista estrema: aborto legale fino al terzo trimestre se mette in pericolo la salute, anche mentale, della donna. Le associazioni per la vita hanno sostenuto il candidato repubblicano, dopo che si è dichiarato pro-life, anche se non è stato del tutto chiaro nei suoi commenti sulla nuova legge anti-abortista del Texas (oggetto di dibattito nazionale). Dall'altra parte, McAuliffe ha agitato la paura delle femministe, paventando che un governo repubblicano avrebbe vietato l'aborto in Virginia. E in questo modo sono stati paradossalmente più i Democratici dei Repubblicani stessi a creare polarizzazione sull'aborto e a spingere i pro-life a scegliere definitivamente Youngkin.
I Democratici non hanno ancora elaborato il lutto della sconfitta subita nello Stato del Sud. La spiegazione dominante, nei tweet dei Vip e negli editoriali più militanti (anche nel sito della Tv Msnbc) è che i virginiani siano razzisti. E ritorna il fantasma della Guerra Civile: la Virginia era alla testa della Confederazione, Richmond era la capitale sudista e virginiano era pure il generale Lee che guidò l'esercito dei "ribelli". Ma la carta del razzismo, buona per spiegare ogni sconfitta inaspettata, non regge molto di fronte all'elezione della vice-governatrice repubblicana: Winsome Sears, afro-americana, veterana dei marines. O è razzista contro se stessa, o qualcosa non torna nell'alibi degli sconfitti.
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ELEZIONI IN VIRGINIA: VINCONO I REPUBBLICANI PER AVER DIFESO LA LIBERTA' EDUCATIVA DEI GENITORI di Luca Volontè
"Non penso che i genitori dovrebbero dire alle scuole cosa dovrebbero insegnare", questo era stato il messaggio ai genitori delle scuole della Virginia dall'ex governatore democratico Terry McAuliffe, all'apertura della campagna elettorale quando chiedeva una riconferma al ruolo Governatore del 2021.
Invece è stato sconfitto, proprio e grazie alla forza dimostrata dalle associazioni di genitori che da mesi stavano combattendo contro le amministrazioni scolastiche statali, alle quali chiedevano di interrompere l'indottrinamento LGBTI impartito ai propri figli. Proprio la coriacea difesa della libertà di educazione e dei diritti dei genitori in campo educativo, sono stati i due elementi che hanno determinato la vittoria del candidato Repubblicano Glenn Youngkin ed alla sua elezione a Governatore dello stato.
Una vittoria ampia che porterà ad una maggioranza anche nel parlamento dello Stato, ed ha già consentito l'elezione del vice governatore e del procuratore generale, dopo un decennio di governo e maggioranza democratica della Virginia. L'aspetto più sorprendente, esemplare ed entusiasmante della campagna elettorale in Virginia, è stato il ruolo che l'educazione ed i genitori hanno giocato nel far vincere il partito repubblicano.
E' la prima volta che la libertà di educazione e le elezioni dei consigli scolastici locali diventano l'oggetto principale dei dibattici politico-elettorali, la prima volta che libere forme di associazioni di genitori possono determinare risultati politici importanti. In un articolo sul 'Wall Street Journal' dello scorso 3 novembre, due dei maggiori esperti di politica educativa americani, Max Eden e Brad Wilcox, hanno spiegato come la vittoria del repubblicano Youngkin renda il partito Repubblicano un "partito dei genitori".
L'insistenza della sinistra culturale e del partito Democratico nel promuovere l'ideologia LGBTI nelle scuole di ogni ordine e grado ha alimentato le proteste dei genitori e, di conseguenza, l'ondata repubblicana. Un dato oggettivamente a favore della trasformazione dei Repubblicani in partito dei genitori viene dalle indagini demografiche: la maggioranza dei repubblicani dai 18 ai 55 anni sono genitori (61%), mentre solo una minoranza dei democratici lo sono (45%). Nei commenti al voto in Virginia della 'Reuters' e del 'The Guardian', emerge tutto il livore dei perdenti e le accuse di 'strumentalizzazione' che i Repubblicani farebbero della libertà educativa per poter vincere le prossime elezioni di metà termine del novembre 2022.
E' così? La guerra culturale e la rieducazione dei ragazzi nelle scuole, promossa dai Governatori Democratici e dalla Amministrazione Biden va a tutto vantaggio del partito Repubblicano, come dice il New York Times, ma è la presa di coscienza dei diritti dei genitori in campo educativo che fa la vera differenza. L'educazione è uno dei principali campi di battaglia della politica americana, possiamo dire mondiale, perché oppone la macchina istituzionale di sinistra e dei partiti socialisti e democratici ai genitori, alla libertà educativa dei figli e, in ultima analisi, alla democrazia.
La trasformazione sociale radicale non può più rimanere sottaciuta, l'esempio americano ci dice che i genitori hanno un fondamentale ruolo per contrastarla e possono determinare l'esito elettorale e politico. La grande lezione delle elezioni di martedì 2 novembre in Virginia è che i genitori americani si sono svegliati, hanno preso atto dei pericoli gravissimi che correvano i propri figli e hanno deciso di difendere, non solo il principio, ma anche l'esigibilità del diritto alla libertà educativa. [...]
Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Virginia repubblicana e gli altri voti contro l'estremismo" spiega che in Virginia ha vinto il candidato repubblicano Glenn Youngkin, causando per i Democratici una sconfitta bruciante, a causa del loro estremismo ideologico.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 4 novembre 2021:
Nelle elezioni per i nuovi governatori, negli Stati Uniti, in Virginia ha vinto il candidato repubblicano Glenn Youngkin, mentre nel New Jersey il democratico Phil Murphy. Ma non può considerarsi come un pareggio: i Democratici hanno subito una sconfitta bruciante e devono iniziare a preoccuparsi per le elezioni di medio termine, che si terranno fra un anno esatto, per il rinnovo del Congresso.
I risultati della Virginia hanno sorpreso tutti. Il candidato del "partito dell'asinello" era dato per favorito in uno Stato che fin dal 2014 è governato dai Dems e che ha eletto Joe Biden, nel 2020, con un margine di vantaggio di oltre il 10% dei voti. Come candidato, Terry McAuliffe aveva dalla sua soldi ed esperienza. Già governatore, è stato appoggiato nella sua campagna elettorale dagli interventi del presidente, della vicepresidente Kamala Harris e dell'ex presidente Barack Obama. Contro di lui, le primarie dei Repubblicani erano state vinte da Glenn Youngkin, noto per essere un ottimo giocatore di basket, ma assolutamente un neofita della politica. La novità e la gioventù di un uomo di successo, prima sportivo poi negli affari (al punto che ha potuto auto-finanziarsi la campagna) hanno sicuramente giocato a favore del conservatore. Youngkin è stato abbastanza abile da risultare sia indipendente da Trump che vicino, idealmente, all'ex presidente. E quest'ultimo lo ha sostenuto al momento buono, invitando i suoi supporters a "inondare i seggi" per votarlo. I Democratici, che hanno giocato in lungo e in largo la carta dello spauracchio Trump, hanno perso, sono stati battuti sul piano della concretezza da un elettorato che ormai non si fa più convincere dall'argomento della "resistenza" anti-trumpiana.
L'elezione in Virginia è importante perché la libertà scolastica è stata determinante. La campagna si è svolta soprattutto sul dibattito su chi debba decidere dell'educazione dei figli. Youngkin ha puntato su due argomenti molto forti: i genitori hanno diritto di parola sulla scelta dei libri e dei programmi scolastici, specialmente se riguardano la sfera sessuale. In questi mesi il governo federale sta tentando di criminalizzare i genitori, arrivando ad equiparare le mamme e i papà che si oppongono all'educazione sessuale e ai programmi gender a gruppi violenti e incaricando Dipartimento di Giustizia ed Fbi di indagare. Questa manovra, caldeggiata dai sindacati degli insegnanti, sta creando un conflitto molto profondo, che riguarda tutte le famiglie. In campagna elettorale, il candidato democratico ha detto una cosa molto grave: "Non penso che i genitori possano dire alle scuole cosa queste debbano insegnare". La campagna repubblicana non ha fatto altro che far risentire al pubblico questa frase.
Sempre riguardo alla scuola, la campagna di Youngkin si è concentrata soprattutto contro i programmi basati sulla Critical Race Theory, un anti-razzismo ideologico che rinnega le basi stesse della legittimità degli Stati Uniti, giudicandoli intrinsecamente razzisti. La Critical Race Theory non è insegnata nelle scuole della Virginia, ma il pericolo è che, nel prossimo futuro, entri come fonte di ispirazione dei prossimi programmi. McAuliffe ha risposto in modo ambiguo a questa sfida, prima negando il pericolo, poi di fatto facendo suo l'antirazzismo ideologico. In uno dei suoi ultimi discorsi, strizzando l'occhio alle minoranze e all'estrema sinistra, ha lamentato che il 50% degli studenti sono di colore, mentre l'80% degli insegnanti sono bianchi. In questo modo, ha fatto capire all'elettorato moderato di considerare come un problema il colore della pelle. Quindi ha dato ragione, indirettamente a Youngkin: la Critical Race Theory sarebbe potuta arrivare nelle scuole, se i Democratici avessero vinto le elezioni.
Youngkin ha vinto anche sostenendo il diritto alla vita, in uno Stato in cui vige una legge abortista estrema: aborto legale fino al terzo trimestre se mette in pericolo la salute, anche mentale, della donna. Le associazioni per la vita hanno sostenuto il candidato repubblicano, dopo che si è dichiarato pro-life, anche se non è stato del tutto chiaro nei suoi commenti sulla nuova legge anti-abortista del Texas (oggetto di dibattito nazionale). Dall'altra parte, McAuliffe ha agitato la paura delle femministe, paventando che un governo repubblicano avrebbe vietato l'aborto in Virginia. E in questo modo sono stati paradossalmente più i Democratici dei Repubblicani stessi a creare polarizzazione sull'aborto e a spingere i pro-life a scegliere definitivamente Youngkin.
I Democratici non hanno ancora elaborato il lutto della sconfitta subita nello Stato del Sud. La spiegazione dominante, nei tweet dei Vip e negli editoriali più militanti (anche nel sito della Tv Msnbc) è che i virginiani siano razzisti. E ritorna il fantasma della Guerra Civile: la Virginia era alla testa della Confederazione, Richmond era la capitale sudista e virginiano era pure il generale Lee che guidò l'esercito dei "ribelli". Ma la carta del razzismo, buona per spiegare ogni sconfitta inaspettata, non regge molto di fronte all'elezione della vice-governatrice repubblicana: Winsome Sears, afro-americana, veterana dei marines. O è razzista contro se stessa, o qualcosa non torna nell'alibi degli sconfitti.
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