Ciò che sta a cuore a Dio. Commento a Mc 8,27-35 | 24ª Domenica 240915

Sep 18, 2024 · 7m 11s
Ciò che sta a cuore a Dio. Commento a Mc 8,27-35 | 24ª Domenica 240915
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Domenica 15 settembre 2024, causa indisposizione, non ho potuto celebrare la Messa della 24ª Domenica. Condivido alcune considerazioni su cui avevo in animo di imbastire l’omelia. Mi concentro sullo scambio...

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Domenica 15 settembre 2024, causa indisposizione, non ho potuto celebrare la Messa della 24ª Domenica. Condivido alcune considerazioni su cui avevo in animo di imbastire l’omelia. Mi concentro sullo scambio di battute tra Simon Pietro e Gesù Cristo in Mc 8,27-35.

0:00 Titoli di testa
0:11 Commento Mc 8,27-35
7:12 Titoli di coda 

Su YouTube 👉 https://youtu.be/zoK0NtIcTYg 👈
Pietro ha appena dichiarato: «Tu sei il Cristo». E Gesù ordina loro severamente di non parlare di Lui ad alcuno. In estrema sintesi, la motivazione di questa proibizione — che i teologi denominano “segreto messianico” — è questa. L’aspettativa di Pietro, come quella dei discepoli e della gente comune, era che il Cristo, il Messia, dovesse trionfare e intronizzarsi su Israele. Invece Gesù «cominciò a insegnare [apertamente ai soli discepoli] che il Figlio dell'uomo — nome messianico — doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere».
Pietro si sente in dovere di correggere quest’insegnamento “politicamente scorretto”: «Lo prese in disparte e SI MISE a RIMPROVERARLO (ἤρξατο ἐπιτιμᾶν αὐτῷ)». 
La risposta di Gesù è immediata, decisa ed energica. Pietro gli ha parlato in privato «Lo prese in disparte, προσλαβόμενος». E Gesù lo riprende di fronte a tutti gli altri «voltatosi e guardando i suoi discepoli ἐπιστραφεὶς καὶ ἰδὼν τοὺς μαθητὰς αὐτοῦ »: RIMPROVERÒ PIETRO (ἐπετίμησεν Πέτρῳ; si noti che qui Mc mette in bocca al Maestro verso il discepolo lo stesso verbo ἐπιτιμᾶν, rimproverare, che poco prima il discepolo aveva verso il Maestro) e disse:
«Va' dietro a me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Nel seguito, analizzo brevemente il rimprovero di Gesù a Pietro.
Anzitutto fisso la mia attenzione sull’apostrofe SATANA! (σατανᾶ). Si potrebbe interpretare bonariamente come un’iperbole, un’esagerazione, un epiteto inteso a riscuotere Pietro dal suo errore. Ma propendo per reputare che nella sua umanità Gesù si senta davvero tentato dalle parole di Pietro, tentato di tradire il disegno salvifico di Dio Padre sul suo Cristo — che Gesù stesso ha appena rivelato («doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere» — tentato di tradire il disegno salvifico di Dio Padre sul suo Cristo, per un progetto meno drammatico, umanamente e politicamente più accettabile. Nei confronti di Gesù, Pietro qui fa davvero le veci di satana, in forma non dissimile da come il diavolo lo aveva tentato nella quarantena del deserto.
Ma attenzione anche alle differenze! Nel deserto, Gesù apostrofa Satana così: «VATTENE, SATANA! ὕπαγε, σατανᾶ» (Mt 4,10). E qui invece rimprovera Pietro così: «VA' DIETRO A ME, SATANA! ὕπαγε ὀπίσω μου, σατανᾶ» (Mc 8,33). Dal confronto, tra i due testi emerge quanto infelici fossero traduzioni come quella liturgica italiana del 1974: «Lungi da me, satana!». Gesù non intende allontanare da sé il discepolo, che nel parallelo di Matteo aveva posto a capo della sua Chiesa: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa» (Mt 16,18). Qui come là si usa lo stesso verbo in forma imperativa ὕπαγε (Va via!) e lo stesso vocativo σατανᾶ (satana!), ma la vera differenza la fa quel ὀπίσω μου (dietro a me), che NON comanda un ALLONTANAMENTO, ma esige un ALLINEAMENTO del pensiero del discepolo su quello del Maestro. L’espressione equivale, forse con una energia più marcata, a un «Seguimi!». Infatti Gesù più avanti insegna: «Se qualcuno vuol VENIRE DIETRO A ME ὀπίσω μου ἀκολουθεῖν, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e MI SEGUA ἀκολουθείτω μοι»; dove il DIETRO A ME compare come rafforzativo del verbo SEGUIRE ἀκολουθεῖν.
Ancora una nota circa la motivazione che Gesù dà al rimprovero di Pietro: «Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini, οὐ φρονεῖς τὰ τοῦ θεοῦ ἀλλὰ τὰ τῶν ἀνθρώπων». Il verbo φρονέω ricorre più volte nel Nuovo Testamento (così come i sostantivi φρήν, φρόνησις, φρόνημα). La traduzione «pensare secondo Dio» o viceversa «pensare secondo gli uomini», pur accettabile, non rende appieno l’originale greco. L’organo cui qui si fa riferimento non è semplicemente “la mente che pensa”, ma anche “il cuore inteso in senso biblico (Lebh לֵב), cuore che vuole, che progetta”. Una traduzione libera, ma — a mio parere non inadeguata — potrebbe essere: «Tu, Pietro, non hai a cuore ciò che sta a cuore a Dio, ma ciò che sta a cuore agli uomini», un Messia trionfatore del male, che instauri già da ora un regno messianico. Pietro è il tentatore; Gesù è tentato; tutti siamo tentati di fuggire dalla Croce, ma il disegno salvifico di Dio Padre per il suo Figlio e per tutti i suoi figli non può bypassare il mistero pasquale di morte e risurrezione.
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Author SmartPray
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