Alessandro Vanoli "Primavera"
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Alessandro Vanoli "Primavera" La stagione inquieta Il Mulino Editore www.mulino.it In bilico tra il gelo dell’inverno e il caldo dell’estate, periodo di profumi, di piogge e di vento, di sconforto...
show more"Primavera"
La stagione inquieta
Il Mulino Editore
www.mulino.it
In bilico tra il gelo dell’inverno e il caldo dell’estate, periodo di profumi, di piogge e di vento, di sconforto e di speranza, la primavera è per sua natura inquieta. Raccontarla significa narrare di feste dedicate alla vita che rinasce e di luce che ritorna: dai greci agli ebrei, sino alla Pasqua dei cristiani. Ma anche di eserciti e di mercanti – che per secoli hanno atteso che i mari si facessero calmi per ripartire –, di rivoluzioni, di diritti e conquiste. La primavera è però prima di tutto ciclo terrestre, equinozio, risvegliarsi di sensi e di corpi, di fiori, erbe, insetti, uccelli, in un’ansia di desiderio dove tutto sembra rimandare in realtà a qualcosa di più antico e profondo: forse alle origini del mondo, a quella natura primordiale alla quale ci lega la nostra stessa biologia. La primavera racconta una sorta di struggente nostalgia, di quando, alle origini, noi e il mondo eravamo una cosa sola, legati dallo stesso ritmo e dallo stesso ordine delle cose.
Così comincia "Primavera"
In principio.
I cieli e la terra scossi dai gemiti di un’alba di tempesta. Un’aria calda, bagliori grigi all’orizzonte, un’eco di tuono. Cominciò forse con un rumore di pioggia: lenta e irregolare, poi il suono si fece fragore e il fragoreboato. E in un istante, tutto fu acqua: scorreva, gocciava, respirava, scrosciava
tra le rocce di torrenti appena nati. Una pioggia fitta come una risata. E con la pioggia venne la vita. E la vita si protese verso il cielo con ogni stelo, ramo o foglia. E scavò nel fango, immergendo radici affamate nel buio della terra. Poi il fragore poco alla volta si spense, lasciando un nuovo silenzio carico di voci, mentre vapori di nebbia salivano densi dalla terra e una luce dorata si schiudeva tra squarci di nuvole nere. Quel giorno la primavera ebbe i tuoi occhi. Flora, Demetra, Proserpina, qualunque sia il tuo nome. Si aprirono stupiti e sorridenti dal profondo inestricabile di un bosco appena sorto. Quel giorno la primavera ebbe il tuo corpo. Lunghi capelli castani intrecciati di foglie; seni bianchi umidi ancora dell’ultima pioggia; braccia e gambe dischiuse nei colori di larghi fiori profumati.
Alessandro Vanoli è esperto di storia mediterranea. Tra i suoi libri per il Mulino: «Andare per l’Italia araba» (2014), «Quando guidavano le stelle» (2015), «La Sicilia musulmana» (2016), «L’ignoto davanti a noi (2017)», «La via della seta» (con F. Cardini, 2017) e in questa stessa serie «Inverno» (2018).
IL POSTO DELLE PAROLE
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