24. Ostacoli immediati degli atti umani il timore e la passione

Mar 21, 2023 · 6m 55s
24. Ostacoli immediati degli atti umani il timore e la passione
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Podcast n° 24. Ostacoli immediati degli atti umani: il timore e la passione Bentrovati al nostro appuntamento settimanale con la teologia morale. L’ultima volta abbiamo analizzato il processo psicologico dell’atto...

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Podcast n° 24. Ostacoli immediati degli atti umani: il timore e la passione
Bentrovati al nostro appuntamento settimanale con la teologia morale. L’ultima volta abbiamo analizzato il processo psicologico dell’atto e ci eravamo lasciati dicendo che possono esservi degli elementi che sopprimono o diminuiscono la volontarietà dell’atto. Oggi parleremo più specificamente di due tipologie di ostacoli immediati degli atti umani: il timore e la passione. Cominciamo dal primo.
IL TIMORE - Il timore è il turbamento interiore prodotto dalla minaccia d'un male imminente. Investe direttamente la volontà per impedire o disturbare il suo movimento. Il timore può essere leggero o grave; se leggero, diminuisce la libertà, ma non la sopprime; se grave, toglie l'uso della ragione, sopprimendo del tutto la libertà.
Per ciò che riguarda il timore (metus), la reazione cioè della facoltà appetitiva irascibile, consistente nell’inquietudine causata da un male imminente che difficilmente si può evitare, la Teologia morale suol distinguere:
Rispetto alla causa: si distingue tra Metus ab intrinseco e ab exstrinseco principio causatus. Il primo viene causato da un elemento interno (per es. timore della morte quando si è malati), il secondo da un elemento esteriore (per es. il timore della morte in caso di naufragio). Il metus ab extrinseco può derivare da causa necessaria (per es. incendio, una bestia feroce) o da causa libera (per es. dai genitori, dai superiori). Questo timore a sua volta può essere metus iustus, se è giustificato (per es. la minaccia dell’autorità dello Stato) o metus iniustus, se non si ha diritto ad indurre questo timore (per es. la minaccia di un ladro).
Secondo la gravità, il timore si distingue in: metus gravis (di fronte a un male che difficilmente può essere evitato) e metus levis (di fronte a un male piccolo o grande ma facilmente evitabile).Il metus si dice gravis o absolute gravis, se il male è oggettivamente grave per ognuno e si può evitare solo difficilmente. È relative gravis, quando il male o è in se stesso insignificante o di una certa gravità solo per rispetto alla persona che ne è minacciata, o quando il male, in sé grave, è inverosimile e temuto come probabile soggettivamente dalla persona, per es. per il suo stato di ansietà, per la sua immaginazione.Il metus reverentialis, il timore di contrastare il desiderio di persone da cui si dipende (per es. genitori, superiori) e degli inconvenienti che ne derivano, può essere metus gravis o levis. Spesso è metus levis.
Secondo la relazione all’azione morale si distingue:Il metus antecedens è causa dell’azione, che avviene ex metu, propter metum. Il metus concomitans accompagna esteriormente l’azione ma non ne è la causa. L’azione avviene solo cum metu.Il metus antecedens non sopprime la libertà, ma la diminuisce secondo il grado del timore. Solo se questo sopprime completamente la coscienza e rende impossibile l’uso della ragione, ogni libertà e ogni imputabilità vengono eliminate. Il timore quindi ordinariamente non sopprime né il merito né il peccato. Il metus concomitans non ostacola la libertà, suscita anzi una maggiore energia di volontà, quando nonostante il timore l’azione viene compiuta.
LA PASSIONE - In senso morale la passione è concupiscenza o attrazione verso un bene sensibile. Come il timore, la passione esercita la sua influenza direttamente sulla volontà, ma per attirarla invece che distoglierla, a differenza del timore. Per giudicarla dal punto di vista della volontarietà è bene distinguere una passione antecedente e una passione conseguente.
  1. La passione antecedente. La passione che precede l'atto di volontà accresce l'intensità della volontà, ma ne diminuisce la libertà; la volontà è, infatti, aiutata nel suo atto dalla passione, ma a scapito della libertà. (S. Alfonso: es. i moti sensuali non possono essere considerati peccati, né mortali, né veniali).

  1. La passione conseguente. La passione che segue l'atto di volontà accresce ugualmente l'intensità della volontà, ma senza diminuire la libertà; si aggiunge al movimento proprio della volontà, ma per effetto stesso della libertà.

Un esempio molto bello che fa il Mausbach, basandosi sulla Summa di S. Tommaso, è quello della gioia spirituale la quale “erompe nella volontà stessa, non appena essa ha afferrato e capito qualche cosa in maniera completa. Questo sentimento, questo amore, come è ovvio, non costituisce nessun ostacolo per la libertà, anzi è regolatore del suo orientamento interiore verso il bene e il male; la gioia è infatti l’eco dell’anima, che ha trovato ciò che ama”.
Sarebbe sorprendente, continua Jolivet, che una passione liberamente provocata, in antecedenza consentita, diminuisse la volontarietà. Accade talvolta che una passione sviluppata liberamente divenga in seguito odiosa alla volontà; in questo caso si è prodotta una specie di inversione: la passione, che era conseguente in rapporto ai primi atti di volontà, è diventata antecedente in rapporto a quelli seguenti. E ciò serve a spiegare insieme la gravità di certi vizi inveterati e le scuse addotte per coprirne altri.
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