2. Prologo

Apr 6, 2022 · 11m 57s
2. Prologo
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1. Per poter spiegare e far comprendere questa notte oscura attraverso la quale l’anima passa per giungere alla divina luce dell’unione perfetta dell’amore di Dio, qual è possibile in questa...

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1. Per poter spiegare e far comprendere questa notte oscura attraverso la quale l’anima passa per giungere alla divina luce dell’unione perfetta dell’amore di Dio, qual è possibile in questa vita, occorreva altra maggior luce di scienza ed esperienza della mia; poiché tante e tanto profonde sono le tenebre ed i travagli, sia spirituali sia temporali, attraverso cui ordinariamente sogliono passare le anime felici per poter giungere a quest’alto stato di perfezione, che né basta scienza umana per saperlo intendere, né esperienza per saperlo dire: poiché solo colui che l’attraversa saprà sentirlo, ma non dirlo.

2. E pertanto, per dir qualcosa di questa notte oscura, non mi fiderò né dell’esperienza né della scienza, poiché l’una e l’altra possono venir meno ed ingannare; ma, non tralasciando d’aiutarmi con entrambe, per quanto possibile, debbo valermi — per tutto ciò che, con il favore divino, dovrò dire, almeno per ciò che è più importante ed oscuro ad intendersi — della divina Scrittura, guidandoci con la quale non potremo errare, poiché chi parla in essa è lo Spirito Santo. E se io in qualcosa errerò, non intendendo bene ciò che dirò, sia con la Scrittura che senza, non è mia intenzione discostarmi dal sano senso e dalla dottrina della santa madre la Chiesa cattolica, poiché, in tal caso, totalmente mi assoggetto e sottometto non solo al suo ordine, ma a chiunque ne giudicasse con miglior ragione.

3. Il motivo che mi ha mosso non è la possibilità che vedo in me per cosa tanto ardua, bensì la fiducia che ho nel Signore che mi aiuti a dire qualcosa, per la grande necessità che ne hanno molte anime. Esse infatti, iniziando il cammino della virtù, e volendo nostro Signore porle in questa notte oscura affinché attraverso essa passino alla divina unione, non progrediscono; a volte non volendo entrare in essa o non lasciandovisi condurre; a volte perché non si comprendono e perché mancano loro guide idonee ed accorte che le conducano fino alla cima. Così è penoso vedere molte anime alle quali Dio dà talento e favori per progredire e che, se volessero farsi animo, giungerebbero a quest’alto stato, e invece rimangono in un basso modo di rapporto con Dio, perché non vogliono o non sanno sciogliersi da quegli inizi, o non si indirizzano né si insegna loro a sciogliersene. E se anche, infine, nostro Signore le favorisca tanto da farle procedere senza questi o altri modi, vi giungeranno molto più tardi, con maggior travaglio e con minor merito, non essendosi sottomesse a Dio lasciandosi porre liberamente nel puro e sicuro cammino dell’unione. Poiché, sebbene sia vero che Dio le conduce — e può condurle senza esse —, tuttavia non si lasciano condurre; così progrediscono meno, resistendo a chi le conduce, e non meritano tanto, perché non applicano la volontà e con ciò stesso soffrono di più. Poiché vi sono anime che, invece di lasciare che Dio le aiuti, piuttosto l’impediscono con il loro indiscreto operare o riluttare, divenendo simili ai bambini che battono i piedi e piangono quando la madre vuol prenderli in braccio, ostinandosi a camminare da sé, e cosí non possono muoversi o, se procedono, lo fanno solo al passo di bambino.

4. Affinché, dunque, sia i principianti che i proficienti sappiano lasciarsi condurre da Dio, quando egli voglia farli progredire, con il suo aiuto daremo dottrina ed avvisi, affinché sappiano intendere o, almeno, lasciarsi condurre da Dio. Infatti alcuni padri spirituali, non avendo conoscenza né esperienza di queste vie, sono soliti più intralciare e danneggiare tali anime che non aiutarle nel cammino, divenendo simili ai costruttori di Babilonia, che, avendo da usare un materiale adatto, ne davano ed usavano di molto diversi, non conoscendo la lingua, cosicché non si costruiva nulla (Gn. 11, 7-9). È perciò cosa dura e penosa in tali casi che un’anima non si comprenda né trovi chi la comprenda; potrà infatti accadere che Dio giunga ad un’anima attraverso un altissimo cammino di oscura contemplazione e aridità e che ad essa paia di perdersi e che, stando così, piena di oscurità e travagli, angustie e tentazioni, incappi in chi le dica, come i consolatori di Giobbe (2, 11-13), che si tratta di melanconia, o sconforto, o carattere, o che potrà trattarsi di qualche sua occulta malizia, per la quale Dio l’ha abbandonata; e così son soliti giudicare che quell’anima dev’essere stata molto cattiva se le accadono tali cose.

5. E vi sarà anche chi le dirà che sta tornando indietro, in quanto non trova come prima gusto né consolazione nelle cose di Dio. E così costoro raddoppiano il travaglio della povera anima; accadrà infatti che la pena maggiore che essa prova sia quella della conoscenza delle proprie miserie, sembrandole di veder chiaro più della luce del giorno di star piena di mali e di peccati, poiché Dio le dà quella luce di conoscenza in quella notte di contemplazione, come poi diremo; e quando incontri qualcuno conforme al suo parere, che le dica che ciò che le accade è per sua colpa, la pena e l’angustia di quest’anima crescono senza limite fino a giungere per lo più ad uno stato peggiore della morte. E non contenti di ciò, siccome questi confessori ritengono che questo stato sia conseguenza di peccati, inducono queste anime a rivangare le loro vite ed a far molte confessioni generali ed a crocifiggerle di nuovo; non intendendo che forse quello non è tempo né di questo né di altro, ma solo di lasciarle nella purificazione nella quale Dio le tiene, consolandole ed incoraggiandole a volere ciò finché Dio lo voglia; poiché fino ad allora, per quanto esse facciano o dicano, non c’è nessun rimedio.

6. Di ciò dovrò poi trattare, con il favore divino, come dunque l’anima deve comportarsi, ed il confessore con essa, e quali segni avrà per riconoscere se quella è la purificazione dell’anima e, se lo è, se del senso o dello spirito, il che è la notte oscura di cui parliamo, e come si potrà riconoscere se si tratta di melanconia o d’altra imperfezione riguardante il senso o lo spirito. Perché alcune anime potranno pensare, esse o i loro confessori, che Dio le conduca per questo cammino della notte oscura della purificazione spirituale e invece si tratterà forse di alcune delle accennate imperfezioni; infatti vi sono pure molte anime che pensano di non pregare e invece lo fanno molto, ed altre che pensano di pregare molto e pregano invece poco più che niente.

7. È una pena che alcune si travaglino ed affatichino molto, e tornino indietro, ponendo il frutto del progredire in ciò che non fa progredire, bensì ostacola, mentre invece altre, con riposo e quiete, vanno progredendo molto. Altre ancora, con i medesimi doni e grazie che Dio dà loro affinché progrediscano, s’impacciano ed ostacolano e non vanno avanti. E molte altre cose accadono in questo cammino a coloro che lo seguono, e godimenti e pene e speranze e dolori: dei quali alcuni procedono dallo spirito di perfezione, altri da quello di imperfezione. Con il favore divino cercheremo dunque di dir qualcosa, affinché ciascuna anima che lo legga procuri di vedere il cammino seguito e quello che le conviene seguire se intende giungere alla cima di questo Monte.

8. E in quanto questa dottrina tratta della notte oscura attraverso la quale l’anima deve andare a Dio, il lettore non si meravigli se le parrà un poco oscura. Il che ritengo accadrà all’inizio della sua lettura; ma, andando avanti, verrà intendendo meglio l’inizio, poiché con un punto si viene spiegando l’altro. E se poi leggerà una seconda volta, comprendendo meglio, il tutto le apparirà più chiaro e la dottrina più sana. E se alcune persone non si troveranno bene con questa dottrina, dipenderà dal mio poco sapere e dal mio basso stile, poiché la materia per sé è buona e molto necessaria. Mi sembra però che, se anche scrivessi più compiutamente e perfettamente di ciò di cui tratto, non ne trarrebbero vantaggio se non i meno, perché qui non si scriveranno cose morali e saporose per tutti quegli spirituali che si dilettano d’andare a Dio attraverso cose dolci e saporose, bensì una dottrina sostanziosa e solida, buona per gli uni e per gli altri, purché cerchino di giungere alla nudità di spirito di cui qui si scrive.

9. Né del resto il mio intento principale è rivolgermi a tutti, ma ad alcune persone della nostra santa religione dell’ordine primitivo del Monte Carmelo, frati e monache, che me l’hanno chiesto ed ai quali Iddio faccia il dono di porli sul sentiero di questo Monte; ed essendo costoro già ben spogli delle cose temporali di questo mondo, intenderanno meglio la dottrina della nudità dello spirito.
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Author L'Oratorio di Exsurge
Organization Exsurge Christianitas!
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